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Crisi: Tensione in Sardegna all’Alcoa. Duemila lavoratori a rischio
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di Alberto Baldazzi

Crisi: Tensione in Sardegna all’Alcoa. Duemila lavoratori a rischio
Il governo continua a ripetere la crisi è alle spalle, intanto si moltiplicano le fabbriche che chiudono e il disagio sociale avanza. La multinazionale americana dell’alluminio vuole chiudere due impianti, a  Portovesme, nel Sulcis Iglesiente, e a Fusina (Venezia) per un contenzioso con l’Unione europea sul prezzo  dell'elettricità.
Immediata la reazione degli operai, che in 250 hanno creato blocchi a Marghera e che a Portovesme hanno occupato e “sequestrato” l’impianto. Per qualche ora è girata la notizia  del sequestro dei dirigenti, per un video su internet che riprendeva operai incappucciati e irriconoscibili. Abbiamo sentito, all’interno della fabbrica occupata, il delegato del sindacale Roberto Ballocco che, come potete ascoltare nell’intervista, nega episodi e atteggiamenti violenti. Niente sequestri di persona, dunque ma una tensione estrema per il rischio della perdita diretta di 1000 posti di lavoro, più altrettanti nell’indotto. Anche il governo è stato chiamato in causa per una mediazione. Alcuni giorni fa il Ministro Scajola aveva assicurato le maestranze, ma la multinazionale aveva tirato diritto. La decisione della chiusura è attenuata dall’aggettivo “temporanea”, ma gli operai non si fidano e sanno inoltre che tecnicamente non si può chiudere “temporaneamente” un impianto che produce alluminio.  Nelle ultime ore sembra che la Alcoa abbia deciso di rinviare di 15 giorni lo spegnimento degli impianti. Il panorama delle crisi industriali è sempre più tetro


Ascolta l’intervista a Roberto Ballocco, delegato RSU dell’Alcoa di Portovesme

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