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Omeopatia per una TV malata
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di Reporter senza rete

Omeopatia per una TV malata

 

 

Finalmente!!. C’è (forse) la data dell’apertura della crisi: 14 di dicembre, lo stesso giorno dell’attesa  sentenza sul  legittimo impedimento. Il Quirinale non fa  miracoli, né ha mai dichiarato di volerne fare; ma almeno  mette ordine. Ventotto  giorni in cui i TG torneranno “a far politica”, chiamati in campo dagli schieramenti che metteranno  a punto strategie e compravendite di parlamentari, oltre ad accreditare  scenari futuri.
Questa sera, però, la cronaca della politica si incrocia con quella televisiva, ed il caso “Vieni via con me” riempie titoli e servizi facendo il pieno su tutte le testate. Per il Tg 3 è addirittura primo titolo. Per tutti, oltre al record d’ascolti, le reazioni di Maroni per il monologo di Saviano sui rapporti tra ‘ndrangheta e politica al Nord che hanno interessato anche la Lega. In un sistema  in cui il virtuale è tutto e la televisione regna incontrastata, nove milioni abbondanti di teleutenti fanno, giustamente,  notizia perché non richiamati da un incontro  di calcio o da un programma di intrattenimento banale,  o da una serata di Sanremo. Stiamo assistendo ad una cura omeopatica: la Tv malata curata da dosi di Tv “diversa”.
Poco importa se “Vieni via con me” sia piaciuto a tutti o a pochi; poco importa se Bersani e Fini non hanno fatto un “figurone”. Quello che conta è che lo share a superato il 30%. Una vittoria per gli autori e per la dirigenza di Rai 3, un sconfitta per Mauro Masi che, anche in questo caso, ha dimostrato di non volere un bel programma con ottimi ascolti. Ne parliamo nel commento con il politologo Giovanni Sartori a cui, per altro, il programma non è piaciuto.
La brutta notizia dell’ennesima impunità per una strage, quella di Piazza della Loggia, è riportata nei titoli da tutti i Tg, con l’eccezione di Studio Aperto e TG 4. Emilio fede perde una buona occasione, ma preferisce dedicare a Brescia un altro servizio: la città “liberata” dalla presenza degli extracomunitari sulla gru.
TG 5 e TG 1 si “appaiano” nell’ultimo titolo, con il preannuncio del matrimonio reale del Principe William in Inghilterra il prossimo anno. Notizia in netto a anticipo, forse per dar tempo di prepararsi per un eventuale invito.


 Il Commento del Professor Giovanni Sartori, Politologo

(intervista di Alberto Baldazzi)

Professor Sartori: ha seguito la vicenda di “Vieni via con me”?

“Ho visto il programma ieri sera”

Le è piaciuto?

“No”

Come giudica i grandi ascolti realizzati nella prima e nella seconda puntata?

“Intanto Fazio si era accreditato come un ottimo conduttore col suo passato programma, quindi ha un capitale passato che si riversa anche in questa nuova programmazione,  di diverso stile o genere. Però, il programma di ieri sera … probabilmente gliel’hanno imposto di farlo così …  Saviano è sempre stato interessante, anche se avrebbe potuto organizzare i materiali  un po’ meglio”.

Veniamo  al problema di sistema degli ascolti. Lei con “Homo Videns” ha aperto uno scenario di critica e di analisi della nostra società attraverso l’impatto con la televisione che ha fatto scuola.  È comunque importante che 9 milioni di persone, invece di guardare il Grande Fratello, si avvicinino ad un programma impegnato?  Questo significa che la gente “vede quello che viene proposto”?

“Ora vediamo quanto tiene questo primato: la gente era molto curiosa e la situazione politica . oltre che quella economica, rende molte persone ansiose, quindi si capisce che non poteva non essere un grosso evento. Secondo me, però, gestendolo così è stato praticamente sciupato: i due “compitini” dei due leader massimi erano proprio … Non lo si doveva gestire così. Lo si doveva gestire con attenzione, ma come un dibattito o una discussione. Bersani e Fini invece hanno solo enunciato  quali sono i “valori” della sinistra e della destra: poveri noi! Fatto così è inevitabile  ricorrere alla pura demagogia”.

Professore, la crisi della nostra società, che è evidente a tantissimi livelli, a cominciare da quello politico oltre che (da quello economico, si riflette molto nella, ed è riflessa dalla televisione. A suo giudizio, la televisione, anche nei prossimi anni,  anche in una società “un po’ meno peggiore “ di quella attuale, dovrà continuare ad avere un ruolo importante? Se sì, cosa bisogna fare perché la televisione  sia uno strumento di costruzione e non di “distrazione di massa”?

“Intanto se viene controllata da una sola persona  e più in generale  dai partiti politici non va bene. È una televisione al servizio del potere politico e, semmai, è nociva. Dico poi che si può fare una televisione pubblica, magari pagata con i proventi dello Stato. Lo Stato italiano fa pagare le concessioni dell’etere una cifra ridicola per favorire Berlusconi, ma diversamente potrebbe incassare una cifra notevole e riversarla su un ente tipo la BBC, indipendente della politica, che forse in tal modo non avrebbe ha bisogno neanche del canone”.

 


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