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Impedire che il “morto” Berlusconi trascini nella sua rovina l’intero paese
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di Valter Vecellio

Impedire che il “morto” Berlusconi trascini nella sua rovina l’intero paese

Sguaiato, volgare, indecoroso…è una gamma infinita di definizioni quella che si può usare per cercare di definire quanto emerso dalla documentazione che la procura di Milano ha inviato al Parlamento per quello che è, a tutti gli effetti, “l’affaire Berlusconi”. Il presidente del Consiglio in queste ore si difende come può, cioè malissimo, peggio di sempre: prima nega; poi sostiene che nelle sue camere da letto è libero di fare quello che crede; infine ci racconta che al suo fianco da mesi ci sarebbe una misteriosa compagna che nessuno conosce e dunque non ha bisogno di ricorrere a feste e festini.
Peccato che nelle stesse ore da quello dell’ “Espresso” e da altri siti venissero diffusi brani di intercettazioni telefoniche che documentano esattamente il contrario; e se conosciamo i nostri polli è da credere che almeno ventiquattr’ore prima “Corriere della Sera” e “Repubblica” disponessero delle copie integrali dei materiali racconti dalla magistratura.
L’altro giorno un giornalista pacato e certo non accusabile di partigianeria come Ugo Magri su “La Stampa” firmava un “retroscena” che ben descrive l’atmosfera cupa e squallida in cui è precipitato Berlusconi: “…Nel passaggio più scabroso della sua quasi ventennale carriera Berlusconi sfodera perfino con gli amici la solita sfrontata sicurezza. Sostiene che l’indagine su Ruby “fa acqua da tutte le parti, manca la prova per incastrarmi”. Salvo precipitare poi nel patetico quando sempre in privato confida: “Sono un uomo terribilmente solo, tutto questo succede perché vivo in questa condizione da cinque anni, ogni tanto sento anch’io il bisogno di una festa, desidero vedere gente…Invitavo quelle ragazze per scambiare un rapporto d’affetto, con loro sono sempre stato paterno…”.
Qualcosa in più che paterno, se si deve dar credito alle impietose e crudelmente crude confidenze che l’una si scambiava con l’altra; e anche alle “battute”, per esempio, tra Nicole Minetti ed Emilio Fede. Come dice spesso Marco Pannella, è un uomo disperato, impotente e che annaspa; e che fa un disperato, impotente che annaspa? Va a puttane…Quello che sconcerta, fa pensare, è non solo quello che Berlusconi fa e ha fatto, ma il modo in cui lo fa e lo ha fatto. Un delirio di onnipotenza che sgomenta.
Se in tutta questa vicenda ci siano, e quali, aspetti e risvolti che attendono al penale, non è affar nostro stabilirlo; e lasciamo che lo faccia chi per mestiere ha questo compito. Si giudicheranno fatti e prove prodotte. Ma al di là del penale, essendo Berlusconi leader del partito di maggioranza, attualmente inquilino a palazzo Chigi e con velleità di poterne occupare un altro, il Quirinale, la questione è anche politica, e sotto questo profilo lo dobbiamo e possiamo valutare.
In altri paesi, di maggiore consolidata democrazia, etica e costumi, comportamenti ben più blandi e meno “scandalosi” di quelli che sembrano essere la cifra della corte di Arcore e dintorni, sono severissimamente sanzionati; e, aggiungiamo, giustamente. Lo si potrà chiamare e ritenere moralismo, ma nessun altro paese come l’Italia si è conquistato notorietà planetaria per via del “bunga bunga”; nessun altro paese come l’Italia è oggetto di commento salace e irrisione quando si parla del suo presidente del Consiglio; nessun altro paese come l’Italia è stato oggetto di rapporti da parte di ambasciatori ai loro ministri degli Esteri che sembravano cronache pecorecce tratte dai film di quart’ordine in voga negli anni Settanta…No, non sono affari privati, quando il protagonista di questi affari è un presidente del Consiglio, una figura istituzionale che ci rappresenta. L’Italia e gli italiani insomma, non se lo meritano davvero uno come Berlusconi.
Il quale Berlusconi sembra essere avviato a un viale del tramonto inesorabile, ineluttabile; non per un caso tra le macerie di quello che un tempo era il PdL vediamo agitarsi i Giulio Tremonti, gli Angiolino Alfano, i Roberto Formigoni: che sperano di poterne raccogliere eredità e scettro.
I “polmoni” di un regime democratico sono sempre due: il governo da una parte, l’opposizione dall’altra. C’è questo secondo polmone? Da chi è costituito, cosa offre e ci propone? Il Partito Democratico, Nichi Vendola, Antonio Di Pietro, Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini, chi e come è in grado di riempire il “vuoto” che forse prima di quanto si creda Berlusconi lascerà? I temi cruciali: giustizia, carceri, ambiente, salute, assistenza, lavoro, sviluppo…Il fallimento della politica berlusconiana è sotto gli occhi di tutti. Ma chi vuol essere e offrire un’alternativa, ha qualcosa di meglio, di altro, da offrire? Il problema alla fine, è questo. C’è insomma un morto ancora animato; e si tratta di impedire che trascini nella sua rovina il vivo, cioè l’intero paese.

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