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L’indignazione della "chiesa carne"
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di Roberto Basile

L’indignazione della "chiesa carne"

“Il vero problema è l’alternativa”. E’ difficile parlare con qualcuno in Vaticano e dintorni in queste ore e non sentirsi dire queste parole. Avendo apertamente appoggiato il premier fino a poche ore fa, con tanto di inatteso incontro Berlusconi - Segretario di Stato alla vigilia del recente voto di fiducia, si tratta di una frase anche comprensibile. Quell’occasione conviviale, presso l’ambasciata d’Italia, è stata un passo sorprendente per molti, soprattutto per quelli adusi alle prudenze vaticane. Diciamo che esistono due livelli: lo scheletro e la carne. Nella chiesa-struttura, cioè lo scheletro, prevale l’imbarazzo accompagnato dalla prudenza, invece nella chiesa carne, quindi le parrocchie, i movimenti, le organizzazioni caritative, prevale l’indignazione. Secondo i boatos, sempre difficilmente verificabili, c’è solo un uomo nella “tecnostruttura” che ha sollecitato una presa posizione netta.
Ma a fronte delle idee di questo giovane prelato meridionale, molti altri avrebbero suggerito di dire qualcosa, ma non più di tanto. Questa la linea della Segreteria di Stato (il silenzio dell’Osservatore in edicola da poche ore è uno dei famosi “silenzi eloquenti”),  questa la linea del Cardinale-segretario, cioè Bagnasco. Molti vescovi però avrebbero pressato i vertici per dire almeno quel che Avvenire e Sir hanno detto. E cioè che occorre chiarezza subito. Vista secondo un certo punto di vista, non tocca alla Chiesa dare  benserviti, soprattutto se a sollecitarli è chi a ogni due per uno grida all’ingerenza. Vista da un altro punto di vista, la Chiesa che chiede all’Europa di riscoprire le sue radici cristiane può accettare che rimangano laggiù, sotto terra?


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