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E' il momento di chiudere il Vaticano?
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di Adriano Donaggio

E' il momento di chiudere il Vaticano?

Forse è venuto il momento di chiudere il Vaticano. Se di fronte al degrado morale a cui stiamo assistendo in questi giorni c’ è molta gente che non si scandalizza è perché ormai i costumi morali, ciò che la gente considera come valore in cui credere (il successo, i soldi, il rapporto personale calcolato in base all’ interesse e al guadagno personale), questi costumi, questi valori sono cambiati e se sono cambiati  è anche perché questo tipo Chiesa ha fallito la sua missione.
Governata da vecchi ha avuto un comportamento vecchio. Il card. Bertone, con il suo sorriso (si può dire così?) privo di sostanza, ne è l’esempio. Una vita passata a tenere buoni rapporti con il potere senza accorgersi che la televisione commerciale imponeva nuovi valori da cui lui e la Chiesa erano tagliati fuori. Loro a parlare di embrioni, pillole, preservativi, cene da conduttori televisivi, il Papa che all’aeroporto incontra Silvio Berlusconi, gli va incontro senza esitazioni e dice “che gioia vederla” (chissà la gioia che avrà provato in quel momento Berlusconi). Lui che fa la comunione e Mons. Fisichella pronto a dire che era giusto. Lui che fa battute sconvenienti e Mons. Fisichella pronto a dire che bisogna contestualizzare. Già, come diceva un vecchio poeta, “la nebbia agli irti colli contestualizzando sale”. Lui che riceve la fiducia dal Parlamento e, pronti come fulmini, il Card. Bagnasco e il Card. Ruini, che lodano la stabilità. Sto diventando vecchio anch’ io. Credevo, e credo ancora, che alla Chiesa, dovesse interessare la stabilità morale, la stabilità dei valori etici.
E, di tanto, in tanto, a volte secoli dopo, a volte decenni dopo eccoli lì, a chiedere scusa. Secoli dopo a Galileo. Agli ebrei per come sono stati trattati per secoli. Dopo parecchi decenni e numerose cause giudiziarie, alle vittime della pedofilia. Un grande Papa, Paolo Giovanni II, rivolto alla moltitudine di fedeli, ebbe a dire: “Non abbiate timore di aprirvi, non negatevi all’ esperienza del Cristo”. Lo diceva rivolto a tutti, atei e fedeli. Un invito dolce, delicato, che si sentiva essere allo stesso tempo discreto e affettuoso. Un invito che vale per gli atei e per i fedeli, se i Cardinali non sono degli atei devoti, ma, come credo sono dei fedeli, vale anche per loro, a maggior ragione per loro. Una volta chiesero a Carlo Arturo Jemolo come spiegava il fatto che gli italiani stessero in Chiesa in modo così scomposto. Rispose: sono così abituati a stare in Chiesa che non si rendono più conto di essere nella Casa del Signore. Credono che la Chiesa, invece che la Casa del Signore,  sia casa loro. Non so se sia così, ma se è così è un disastro. Si parla di sacri palazzi. Sarà proprio lì la Casa del Signore? Mi sbaglierò ma secondo me è un po’ più in là.

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