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Un quadro squallido e inaccettabile per un uomo che domina da oltre sedici anni la vita pubblica italiana
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di Nicola Tranfaglia

Un quadro squallido e inaccettabile per un uomo che domina da oltre sedici anni la vita pubblica italiana

Siamo oltre le comiche finali. Le esternazioni della marocchina che si fa chiamare Ruby sono eloquenti più di quanto potessimo attendere: la ragazza parla di una richiesta di cinque milioni di euro, insiste sulle continue chiamate di Silvio sul suo telefono e dichiara che per entrare ad Arcore non c’era nessun filtro per le cene seguite da orge con decine di minorenni per il diletto del presidente del Consiglio.
Ormai le rivelazioni sui giornali sono così pesanti e continue da disegnare un quadro che è insieme squallido e inaccettabile per un uomo che domina da oltre sedici anni la vita pubblica italiana.
E insieme si pongono i problemi segnalati da molto tempo dal Copasir sui pericoli per la sicurezza e quelli che pongono all’opinione pubblica l’incapacità del capo del governo di mantenere il decoro e la dignità necessarie per  difendere la vita pubblica da una censura forte che arriva dalle parte sane dell’opinione nazionale.
Mai nel settantennio della storia repubblica era avvenuto che il capo del governo precipitasse in un’atmosfera così squallida e terribile di fronte ai cittadini fedeli alla costituzione repubblicana.
Ormai è caduta, come era naturale che avvenisse, qualunque distinzione tra laici e cattolici, tra cittadini che difendono il decoro dei parlamentari e si preoccupano della salvaguardia di una minima dignità di chi ricopre cariche pubbliche e rappresenta la nazione.
Ogni difesa è crollata e chi è stato inviato in parlamento per difendere i principi costituzionali si trova nella condizione di non poter difendere il proprio comportamento. Quando ci si macchia di reati gravi come la conccusione e soprattutto lo sfruttamento della prostituzione minorile, non esistono difese possibili.
Ha relativa importanza se al giudizio si arriverà in tempi rapidi o si dovrà aspettare il giudizio più lento del tribunale dei ministri: nell’uno o nell’altro caso, il capo del governo dovrà rendere conto di un comportamento che non è accettabile secondo la costituzione e le leggi fondamentali del paese. 
Siamo ormai al declino di un regime che da oltre quindici anni domina l’Italia e che si è tradotto nella formazione di un “populismo autoritario” che si è collocato in aperto contrasto con le regole fondamentali della vita pubblica nazionale.
L’”Avvenire”, il quotidiano dei vescovi, memore del caso Boffo che ha percorso le cronache dello scorso anno e che ha condotto alle dimissioni del direttore cattolico, oggi non fa sconti al Cavaliere e afferma con chiarezza che per Berlusconi è arrivato il momento delle dimissioni. Il Quirinale richiama il presidente del Consiglio a rispondere alle accuse dei giudici. L’opposizione, a sua volta per una volta finalmente concorde, chiede con insistenza che il presidente del Consiglio si arrenda e si decida a dare le dimissioni. 
Ora le elezioni sono vicine e Bossi che le aveva chieste qualche mese fa, non può che congratularsi con il proprio intuito politico.  L'indignazione della 'chiesa carne' - di Roberto Basile


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