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Articolo 21 - IDEE IN MOVIMENTO
Dopo congresso FNSI, la Cgil propone stati generali autoconvocati
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di Fulvio Fammoni*

Dopo congresso FNSI, la Cgil propone stati generali autoconvocati

Dopo il positivo congresso della Fnsi, l’iniziativa sui temi dell’informazione può riprendere con rinnovato vigore a partire da due parole chiave: libertà e lavoro. Abbiamo fatto molto (sindacati e associazioni che danno vita al Comitato) in questi anni sul tema della libertà di informazione, con risultati importanti: dal blocco della legge contro le intercettazioni, alle iniziative sull’editoria, dalla mobilitazione per internet a quella per le piccole tv locali, dal più riuscito sciopero della Rai al referendum sul direttore generale. Contemporaneamente questo movimento si è saldato con la mobilitazione contro i tagli alla cultura, allo spettacolo, alla conoscenza e da tempo le iniziative sono più che comuni, sono divenute la stessa cosa. Un movimento vasto e duraturo; alternativo alla concezione che la conoscenza, l’informazione, la cultura sono un di più o devono essere controllate, indirizzate. Un cittadino formato e informato è più autonomo ed evidentemente è questo quello che non si vuole.
L’iniziativa contro i tagli deve dunque proseguire anzitutto su cultura ed editoria, le due più immediate emergenze ma non basta. Non condivido le tesi di chi afferma che siamo solo contro, sono state molte e precise le proposte avanzate. Ma forse un limite è riscontrabile: lo scarso collegamento fra i diversi temi per una grande idea complessiva del futuro. Questo collegamento è ineludibile.
Ad esempio è noto che propongo da tempo l’autoconvocazione degli stati generali dell’editoria per avanzare proposte di riforma del settore. Ne confermo la necessità, anche se si riuscisse a rimuovere i nuovi tagli fatti col “milleproroghe”, ma una riforma dell’editoria non può che avere sullo sfondo una idea del futuro del sistema di comunicazione e delle sue regole. Per riuscirci ognuno di noi deve rinunciare a qualche particolarità o specificità, ma è questo quello che chiedono le centinaia di migliaia di persone che hanno riempito piazza del Popolo e piazza Navona.
Per farlo (e non lo dico da sindacalista) occorre rilanciare come elemento centrale di riforma il lavoro, la sua condizione, il suo ruolo, il suo valore sociale. Parliamo di settori, quelli della comunicazione, in cui è presente una delle più alte concentrazioni di precariato e di sfruttamento, elementi che danneggiano le persone e ostacolano le riforme. Un lavoro inteso come puro fattore della produzione e una impresa svincolata da obblighi sociali sono l’opposto della necessità di libertà e pluralismo. Per questo i temi costituzionali del diritto del lavoro sono stati e devono essere ancor più snodo centrale della nostra iniziativa.
Infine l’apertura all’Europa e al mondo. Il Comitato per la libertà e il diritto all’informazione è stato il fulcro di una fondamentale risoluzione del Parlamento europeo e proprio noi che siamo un paese su questi temi a costante rischio non possiamo non vedere e denunciare il virus della censura e dei conflitti di interesse tenda ad estendersi. Come dimostra il caso ungherese.

*responsabile Informazione segreteria Cgil

tratto da Rassegna sindacale


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