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Articolo 21 - INTERNI
Il Cavaliere inesistente
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di Adriano Donaggio

Il Cavaliere inesistente Stranezze delle libere associazioni. Quando sento parlare di Berlusconi, mi viene in mente Calvino. Un suo romanzo in particolare. Il Cavaliere inesistente. Non tanto per quel riferimento a Carlomagno che “compare sotto le rosse mura di Parigi, mentre i cavalieri impettiti, bollivano nelle armature e “non è detto che qualcuno in quell’ immobile fila di cavalieri già non avesse perso i sensi o non si fosse assopito, ma l’ armatura  li reggeva impettiti in sella” (Bondi? La Russa? qualcun’ un altro? Liberi scherzi della fantasia che si allontana dalla realtà).  
Povero Carlomagno. Anche lui “su un cavallo che sembrava più grande del naturale (un predellino ante litteram?)”, ebbene Carlomagno: “regna e guerreggia, guerreggia e regna, dài e dài, pareva un po’ invecchiato dell’ ultima volta che l’ avevano visto quei guerrieri”.  Siamo franchi anche se è ricoperto di pennacchi, questa scorza piegata dalle guerre, quest’ uomo sulla strada del tramonto, che i suoi uomini vedono appassire, un po’ di tenerezza la muove.
Ma non è per Carlomagno che Berlusconi  fa venire in mente, per questo gioco delle libere associazioni, Calvino. E’ per la sua macchina mediatica, la sua capacità di creare argomentazioni, discorsi, parole, slogan, editti. Una frase e un intero mondo è cancellato. Quei magistrati che danneggiano il Paese, in un momento così critico, poi. Sono faziosi, fanno accuse ridicole, spendono soldi pubblici sul nulla. Detta così, la condanna è già pronunciata. I colpevoli sono i magistrati, cosa stiamo a discutere? E poi, siamo franchi, ma si può guardare dal buco della serratura?  Vi rendete conto che gente così potrebbe guardare dentro il vostro buco della serratura? Pensate sia giusto? Sia detto per inciso, e cambiando argomento,  un omino che passa per la strada si chiede: se un poliziotto spia uno che sta per rubare o un altro che sta per commettere un reato, è un guardone?
Ad ascoltare certe argomentazioni viene in mente  Agilulfo, il protagonista de Il Cavaliere inesistente. Il Paladino del bene che ha l’ armatura più bella, lucida, smagliante,  ineccepibile, Neanche sfiorata dalla polvere, lui che pure è  sempre in movimento, è il genio dell’ efficienza e dell’ azione. C’ è solo un piccolo problema: dentro quel paladino che tutti ammirano, che fa innamorare persino le suore, non c’ è niente, non un corpo, non una storia vissuta, non una realtà umana. Una fiction d’ acciaio, senza una smagliatura. Brillante luccichio che tutto sovrasta, ma dentro non c’ è un io, la complessità dei fatti reali, la loro problematicità, e perché no, anche la loro ambiguità. Genialità della retorica, degli autentici professionisti della comunicazione, anche se poi, scoperto il gioco, l’ armatura del cavaliere inesistente crollerà e, un pezzo qua, un pezzo là, verrà trovata spersa in un povero bosco.
Le parole, a volte,  si trasformano in corazza d’ acciaio. Il  problema è che dentro la corazza non ci sono più i fatti. Si dice: più di 2500 udienze, dunque c’ è una persecuzione. Ma in realtà molte di queste moltissime udienze non sono forse saltate per le richieste della difesa? A causa delle leggi fatte approvare in parlamento e bocciate dalla Consulta o che hanno portato a una prescrizione prima imprevedibile?
Sarà certamente perseguitato dalla magistratura, avrà certamente ragione,  ma non è forse grave che un Presidente  del Consiglio abbia portato a fare il Ministro della Giustizia una persona poi condannata per gravi reati penali (sentenza passata in giudicato)? Anche allora aveva ragione? Chi ha commesso errori politici che a me personalmente paiono gravi, può lanciarsi in affermazioni indiscutibili.
Mi dice un amico: Ti rendi conto di come ci troviamo rigirate le cose: lui è indignato, Dice che hanno dilapidato 200 milioni per le indagini che lo riguardano. Nessuno fa osservare che se i fatti denunciati fossero veri (i PM hanno molte colpe, ma hanno anche il diritto di poter dimostrare le loro accuse, sarà poi la Corse, se gliene verrà data la possibilità, a giudicare) è lui, con le sue azioni, che ci è costato 200 milioni di indagini. Fin che le sentenze non saranno emesse il costo delle indagini non può essere ascritto all’ accusa.
Lui è geniale perché le sue argomentazioni brillano per coerenza, sembrano luccicare come l’ acciaio, ma ha accettato  un contradditorio? telefonate, parole ai fans, comizi, ma un  confronto su accuse così gravi  con uno spazio e una pluralità di voci quali l’ argomento, gli argomenti richiederebbero, c’ è stato? Sono un confronto le poche battute scambiate con i giornalisti che se azzardano qualche domanda non gradita non ricevono risposte ma stroncature. Ma nel merito c’ è stato un vero, approfondito confronto?
Non parliamo poi di Escort. Lasciamo perdere, Se ci sono reati lo diranno i giudici, la realtà è quella che è.
A volte lo spettatore stanco della solita televisione si abbandona al racconto di Calvino, alla storia del Cavaliere invisibile:  “Io che racconto questa storia sono Suor Teodora di San Colombano. Scrivo in convento. Ecco che mi tocca rappresentare la più gran follia dei mortali, la passione amorosa. Non dico che non ne abbia sentito parlare: anzi in monastero, per tenerci in guardia dalle tentazioni, alle volte ci si mette a discorrerne e questo avviene soprattutto ogni volta che una di noi per inesperienza resta incinta, oppure, rapita da qualche potente senza timor di Dio, torna e ci racconta quel che le han fatto. Noi monache fuor che funzioni religiose, tridui, novene, lavori dei campi, trebbiature, fustigazione dei servi, incesti, incendi, impiccagioni, invasioni d’ eserciti, saccheggi, stupri, pestilenze, noi non si è visto niente. Cosa può sapere del mondo una povera suora?”. Chissà se a volte anche la televisione vive in convento?

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