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I limiti della saggezza giapponese
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di Ai Nagasawa

I limiti della saggezza giapponese

“Con l’innalzamento del livello di radioattività a Fukushima, le autorità giapponesi potrebbero aver erroneamente indotto le persone a credere che la situazione della centrale fosse improvvisamente peggiorata e fosse ormai grave quanto Chernobyl, il peggior incidente nucleare della storia. (Financial Times 13 aprile 2011)” Ma perché il governo giapponese utilizza un tipo di comunicazione che potrebbe suscitare dubbi e confusione?  

Nelle ultime due settimane (già da prima, secondo alcuni) sono emerse “perplessità” sulle informazioni fornite dalle autorità giapponesi. Il 21 marzo segna l’inizio di una serie di comportamenti dubbi. Con una lettera ufficiale da parte del prof. Niino, direttore della Società Meteorologica giapponese e destinata ai soli iscritti (la firma risale in realtà al 18 aprile), si raccomanda, per non causare ulteriore panico tra la popolazione, di non divulgare la previsione sul movimento dei materiali radioattivi fuoriusciti dalla centrale e dispersi nell’aria. Con l’uscita dell’articolo sul quotidiano Asahi Shinbun, che indicava questa lettera come una probabile censura alla libertà di ricerca e di studio (e anche di parola), e con i messaggi girati su Twitter al riguardo, tanti giapponesi hanno iniziato a capire come il Governo controlli l'informazione e che di conseguenza l'informazione non è libera.

Il prof. Yamagata, preside della facoltà di Scienza all’Università di Tokyo, dice che “La libertà di ricerca e di studio devono essere garantite ma... quando ho letto l’avviso, ho avuto paura. Sappiamo che è sbagliato alimentare la paura della popolazione divulgando informazioni inappropriate.” Anche se il direttore della Società meteorologica precisa con una seconda lettera del 12 aprile, di aver scritto la prima solo per sollecitare il non utilizzo dei modelli sviluppati ad hoc per calcolare il movimento dei materiali radioattivi che in quel momento si stavano diffondendo attraverso internet.   Il problema si presentava in concomitanza con il ritardo della previsione ufficiale sulla dispersione dei materiali radioattivi nell’aria. La previsione offertaci dalla Commissione di Sicurezza Nucleare Giapponese utilizzando il sistema chiamato “SPEEDI” (System for Prediction of Environment Emergency Dose Information – Sistema di previsione di emergenza ambientale) è datata 23 aprile, più di 10 giorni  dopo il primo incidente.

Dopo il secondo incidente alla centrale, non potendo più usufruire di SPEEDI a causa di un guasto alla strumentazione del sistema di misurazione dei materiali radioattivi, (diretta conseguenza della violenta scossa) gli americani, scavalcando i giapponesi,  hanno fornito una  loro previsione a riguardo. Il fatto è proprio questo, che non è stata una previsione delle autorità giapponesi a causare l’aumento delle ansie e della confusione nella popolazione ma quella di una nazione straniera che ci indicava anche come salvaguardarci dalla radioattività, soprattutto tra le persone che si trovavano intorno alla centrale oppure a Tokyo. La lettera della Società Metereologica giapponese indicava SPEEDI come unico e autentico sistema garantito dalle autorità. Ma se l’unica credibile fonte che abbiamo non riesce a fornirci informazioni in tempi rapidi, come può il Governo approntare un piano di evacuazione adeguato?  Dai primi avvisi di evacuazione (12 marzo) entro un raggio di 20 km dalla centrale di Daiichi, fino al sollecito di evacuazione spontanea (quindi non obbligatoria) dalle zone a 30 km in data 25 marzo, il governo e la Tepco debbono essere ritenuti responsabili di non aver offerto indicazioni precise alla popolazione su come evacuare queste zone e soprattutto su dove, questa massa di disperati, avrebbe dovuto dirigersi. Nello stesso momento le autorità americane suggerivano di ampliare la zona di evacuazione ad una distanza di 80 km. Le popolazioni locali vivevano e vivono tutt’ora con l' ansia e la paura per i danni alla salute causati dai materiali fuoriusciti dalla centrale. 

Il 12 aprile il governo ha deciso l’evacuazione programmata entro un mese per alcune zone che si trovano ad oltre 20km di distanza dalla centrale, zone nelle quali sono stati registrati dati che suggeriscono la possibilità di raggiungere e superare la quota di 20 mSv di dose cumulativa di radiazioni in un anno, prendendo in considerazione il valore fornito dal AIEA. Tuttavia le autorità non riescono a garantire nulla di preciso per i piani di evacuazione. Nelle zone interessate si trovano diversi allevatori di ovini e bovini, secondo i dati forniti dalla provincia di Fukushima, nel raggio di 20 km dalla centrale si contano 3 mila capi, tra i 20 e i 30 km, circa 10 mila. Alcuni sono stati abbandonati al loro destino, quindi moriranno di fame e di sete, altri, “fortunati”, vengono alimentati dai loro padroni che trovano il coraggio di rientrare nelle zone proibite per prendersi cura del  loro bestiame. Anche questo non è un problema di poco conto.

Finalmente la Tepco ha iniziato a pianificare il risarcimento dei danni causati dall’incidente della centrale di Fukushima Daiichi,  ne beneficeranno all'incirca 50 mila famiglie. Il 15 aprile la società ha confermato la distribuzione di indennizzi parziali. Ogni famiglia riceverà per il momento, 1 milione di yen (circa 8.300 euro) mentre i singles 750 mila yen (circa 6.200 euro). Ne avranno diritto gli evacuati dalle zone a 20 km dalla centrale di Fukushima Daiichi e quelli a 10 km dalla centrale di Fukushima Daini, e comprenderà sia le persone che non hanno ancora abbandonato la propria abitazione nella zona distante 20/30 km dalla centrale di Daiichi sia quelle dell’evacuazione pianificata.  I soldi saranno reperiti anche dai tagli agli stipendi dei dirigenti del Tepco e dal fondo di 1 bilione di yen (circa 8 mld e 30 milioni di euro)  destinato agli investimenti all’estero dei prossimi 10 anni. Allo stesso tempo la Tepco è costretta ad aumentare la produzione nelle centrali termoelettriche, aumento che si riflette sulla spesa per l'acquisto dei carburanti che ne garantiscano il funzionamento, 600 miliardi di yen (circa 5 mld di euro) all’anno più i costi dello smaltimento dei 4 reattori del Fukushiam Daiichi che ammonteranno a 1 bilione di yen. Resta aperta la questione del danno reputazionale agli agricoltori e agli allevatori di carne e di pesce.  Anche l'ala democratica del governo sta attraversando un momento difficile. Ha perso credibilità agli occhi della gente ( non solo giapponese) sia per i ritardi nell' affrontare un disastro naturale, sia per la sconfitta alle elezioni prefetturali e municipali. Il 7 aprile scorso il Capo di gabinetto Edano ha fatto visita alla sede dell’opposizione, l'LDP (partito liberaldemocratico) con la speranza di dar vita ad una grande coalizione con la quale affrontare insieme l'emergenza nipponica. Il netto rifiuto da parte dei dirigenti dell' LDP accompagnata da severissime critiche ai danni del premier Kan ha  di fatto reso impossibile la realizzazione di tale coalizione. Il premier ha quindi avviato un progetto che miri ad ottimizzare i meccanismi di funzionamento dell’Organizzazione per la ricostruzione. Questo mette a capo delle operazioni il premier Kan che chiede la partecipazione del vice presidente del LPD Oshima e di altri capi di partito. Non soffia un vento favorevole per il premier, nel suo stesso partito cresce l'insoddisfazione riguardo le sue capacità di gestione.  Insomma, qualcosa si muove lentamente ma i dubbi restano. A Tokyo le persone che convivono con questi dubbi sopportando il caldo dei treni, causato dalla mancanza d’aria condizionata spenta per favorire il risparmio energetico, si staranno certamente chiedendo, con una saggezza tutta giapponese, quale governo merita tanta fiducia dal suo popolo da chieder loro di sopportare tutto questo.


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