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B&W Christmas, Sassari contro il razzismo
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di Ottavio Olita

B&W Christmas, Sassari contro il razzismo

“Alla barbarie umana di quella specie di caccia all’uomo proposta dai leghisti con la loro idea di pulizia etnica ai danni degli immigrati denominata in modo ignobile ‘White Christmas’ noi rispondiamo con ‘Black & White Christmas’, il Natale dell’inclusione e dell’integrazione”. La proposta, che sta già trovando varie forme di attuazione, è del sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, dal 2005 a capo di una giunta di centrosinistra, 54 anni, medico cardiologo.
 “Certo non ci sarebbe stato bisogno di questa provocazione – prosegue Ganau – se non avessimo sentito come i leghisti intendono interpretare il ‘Bianco Natale’. Abbiamo deciso di dare un segnale forte coinvolgendo ulteriormente in iniziative pubbliche tante comunità di immigrati che vivono nella nostra città e che noi consideriamo valore aggiunto, altro che disvalore!”.
 In un’Italia snaturata da messaggi che non avremmo mai pensato di ascoltare diventa importante dare segnali di dissociazione. In particolare in un periodo come quello del Natale che da sempre, nel nostro Paese, aggrega laici e cattolici, di qualunque orientamento politico, alla ricerca di nuovi livelli di solidarietà. Invece siamo costretti ad ascoltare, ad interpretare, ad essere invitati a giustificare affermazioni farneticanti, incolte, vere e proprie bestemmie contro le quali le reazioni e l’indignazione sono sempre più deboli. Ora, finché le fa il sindaco di un qualunque piccolo comune lombardo (ad esempio Coccaglio), è una questione; quando le fa un ministro della Repubblica come Calderoli, nei confronti del cardinale Tettamanzi, arcivescovo di Milano, capo della Chiesa lombarda, la misura è ben diversa. E i cattolici che ancora si riconoscono nel centrodestra - ma avrebbe più senso definirlo destra-estrema destra -, farebbero bene a riflettere su quali e quanti esponenti di quello schieramento hanno preso le distanze dal ministro che appropriatamente è definito della ‘semplificazione’.
 Diventa quindi importante, in questa situazione, opporsi, nella pratica quotidiana, a questa continua semina d’odio. E a Sassari gli amministratori comunali non hanno atteso le sortite leghiste per farlo.
 “Abbiamo cominciato il 5 dicembre, in occasione dell’avvio ufficiale dei festeggiamenti per il Natale, con l’accensione delle luminarie cittadine – dice ancora Gianfranco Ganau -. I protagonisti principali sono stati dei percussionisti africani che hanno suonato con altri musicisti di varie etnie. Proseguiremo con molte altre iniziative ed ognuna avrà come tema l’inclusione”
 
Intendete dare cadenza regolare, ogni Natale, a questa iniziativa, oppure avete voluto scegliere questo periodo per inviare un segnale forte contro chi parla solo di divisione ed esclusione?

“No, no. Per noi questo modo di interpretare l’integrazione è la regola, non la risposta emotiva ad un’emergenza. Già da mesi abbiamo attuato un ponte con il Senegal, il Paese dal quale proviene la comunità più numerosa di immigrati per proporre un fitto interscambio di attività”.

Lo avete fatto con il coinvolgimento dello Stato?

“No. Abbiamo scelto la strada del rapporto diretto con la capitale Dakar. I due comuni si sono messi in contatto ed hanno messo in atto interventi validi come riferimento per tutti gli uomini e le donne del Senegal che lasceranno il loro Paese per trasferirsi da noi. Ora siamo fortemente sollecitati a recarci lì per valutare insieme in qual modo migliorare i progetti”.

Quali sono le altre comunità numericamente più significative presenti sul territorio di Sassari?

“Sono nigeriani, marocchini, rom. Per questi ultimi abbiamo allestito un campo attrezzato. La politica della nostra amministrazione va nella direzione dell’accoglienza e della solidarietà, ecco perché abbiamo reagito con determinazione alla follia del ‘White Christmas’ promosso dai leghisti”.

Gianfranco Ganau e la sua giunta sono proiettati verso il futuro, verso quel mondo in cui sulle carte d’identità sarà scritto soltanto “appartenente alla razza umana”, in cui i confini, se ancora ci saranno, avranno solo una funzione geografica e non politica, contro cui nessuna stupida e miope politica di chiusura vincerà. Certo sarebbe più semplice se rappresentanti istituzionali non andassero nella direzione esattamente opposta. Ma questi sono i tempi. Tempi nei quali un Presidente del Consiglio può permettersi di andare ad un consesso internazionale della sua parte politica e sparare a zero contro quelle istituzioni che dovrebbe rappresentare. Raccogliendo, anche in questo caso, poca indignazione e tanto giustificazionismo. Attenti, perché il baratro è solo poco più in là.!


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