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Gli applausi a Espenhahn e i silenzi della Marcegaglia
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di Giuseppe Giulietti

Gli applausi a Espenhahn e i silenzi della Marcegaglia Vogliamo ringraziare  i familiari delle vittime ed Antonio Bocuzzi non solo per la bella e civile lettera che ci hanno scritto, ma anche per la dingità con la quale hanno reagito a quest'ultima insolenza. " Un tempo sarebbero  stati incriminati per apologia di reato..", così Felice Casson, il coraggioso magistrato che si occupò delle morti sul lavoro a Marghera, ora senatore del Pd, ha commentato gli oltraggiosi appalusi che la platea di Confindustria ha riservato all'amministratore delegato della Thyssen, condannato a nove anni, in primo grado, dai giudici di Torino.
Nessuno nega ad un condannato il diritto di difendersi, ma perchè gli è stata data la parola?
Perchè la platea gli ha tributato l'omaggio che si riserva ad una vittima? Vittima di che?
La signora Marcegaglia, sempre così pronta a puntare il dito contro la presunta " arretrattezza” dei sindacari che non le obbediscono, perchè non ha detto nulla? Perchè non ha fatto finta di prendere le distanze? Perchè ha lisciato il pelo della sua platea?
No, non ci sono giustificazioni, ormai i forti vogliono essere ancora più forti, non sopportano regola alcuna, vogliono godere di impunità e di immunità, se ne fottono persino del rispetto umano, della pietas dovuta ai familiari, neppure questo sono più capaci di fare, persino le forme sono state stracciate, il senso del limite si è perso, forse anche quello della vergogna.
Non osiamo pensare cosa sarebbe accaduto a parti invertite, quanti  editoriali avremmo dovuto leggere, quante considerazioni sui " fischi plebei", sul populismo sindacale, sulla demagogia antindustriale, e via discorrendo, di bestialità in bestialità.
Già siamo diventati uno strano paese dove i conformisti sarebbero coloro che difendono la legalità repubblicana, la Costituzione, i contratti di lavoro, la solidarietà, gli anticonformisti sarebbero invece quelli che chiamano i giudici un "cancro", che stanno sempre dalla parte di chi vince, che ridono alle battute di un vecchio satrapo  sguaiato, che battono le mani ad un signore condannato per il rogo della Thyssen, quasi fosse un eroe civile.
E' proprio il caso di dire con il poeta che c'è davvero qualcosa  di nuovo nell'aria, anzi di antico, di antichissimo ci permettiamo di aggiungere,  e si tratta della tutela del privilegio, delle rendire consolidate, costi quel che costi.
Per quano ci riguarda stiamo dalla parte dei familiari della Thyssen e di tutti quelli che come loro hanno subito l'oltraggio della perdita di un familiare e il dileggio di una platea di industriali che applaude un socio condannato.
Ci auguriamo, senza sperarci troppo, che la signora Marcegaglia  o chi per lei abbia almeno dato un'occhiata alla lettera che abbiamo pubblicato e  voglia, anche solo in forma privata, scusarsi con  i suoi interlocuori.
Dal canto nostro raddoppieremo le energie per contrastare quella che il presidente Napolitano ha definito la tragica catena delle morti sul lavoro, una catena che, nonostante gli applausi della vergogna, non è dovuta solo e soltanto " ad una tragica fatalità", ma spesso, troppo spesso, affonda le sue radici in comportamenti dolosi e cinici.

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