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Trentola Ducenta, il sindaco si riprende la casa del boss
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di Pietro Nardiello

Trentola Ducenta, il sindaco si riprende la casa del boss Mi è capitato più volte di intervenire sulle colonne di questo giornale per sottolineare come nella provincia di Napoli e, soprattutto, in quella di Caserta alle tante parole spese per combattere la camorra non seguono, poi, dei fatti concreti. Mi tocca in questo caso richiamare anche un intervento di Nicola Alfiero, pubblicato nel lontano 1994 dalla storica rivista napoletana Zazà, edita dall’editore Tullio Pironti, dove si affermava come “la lotta alla camorra rappresentava, spesso, solamente un impegno per un ritorno elettorale e non qualcosa di radicato e continuato”. A oltre quindici anni di distanza quest’affermazione risulta ancora di straordinaria attualità, questo perché proprio in quei territori non è ancora chiaro quali siano le azioni che una gran parte della classe politica ritiene giuste porre in essere per combattere la camorra. A Trentola Ducenta, in provincia di Caserta, la villa confiscata al boss del clan dei casalesi Dario De Simone, ora collaboratore di giustizia e autoaccusatosi di ben novantanove omicidi, dal 2002 è stata affidata alla Compagnia dei Felicioni della Comunità di Capodarco. Si tratta di una vera e propria “famiglia allargata”, gestita dai coniugi Armando e Fortuna Amato dove trovano accoglienza bambini che seguono un percorso formativo ed educativo ai sensi della legge nr 328 del 2000 meglio conosciuta come legge sui “Piani di Zona”. Quando l’affido è consensuale i bambini, che hanno subito violenze, soprusi incontrano regolarmente le famiglie di origine mentre insieme agli educatori, alla parrocchia e alle scuole vengono stilati dei progetti di rete con i quali questi operatori si pongono l’obiettivo di riaffidarli nuovamente a loro. Per altri, invece, il tribunale dei minori cerca nuove famiglie disponibili all’affido. Basta guardarsi intorno per capire quanta umanità trasudano, adesso, le mura di questa casa abbellite dai disegni e dalle impronte delle mani dei bambini. Una firma che sancisce il loro passaggio sotto questo tetto. Ci troviamo dinanzi a una realtà che rappresenta senza dubbio l’eccellenza tra le comunità che gestiscono, in provincia di Caserta, un bene confiscato alla camorra e restituito alla collettività ai sensi della legge nr 109 del ’96 e ristrutturata, a fronte degli oltre dieci milioni di euro giunti in Campania del PON sicurezza proprio per ristrutturare e avviare attività in queste strutture, con ventimila euro interamente finanziati dalla Comunità di Capodarco. A tutto questo, però, il neo sindaco di centro destra Michele Griffo,  che già nel 2002 provò ad impedire in tutti i modi l’avvio di questo percorso, fermandosi solamente dinanzi a una decisione del TAR, vuole mettere la parola fine perché ha comunicato ufficialmente di non voler prolungare il contratto di affido del bene che scadrà nell’aprile del prossimo anno adducendo varie motivazioni tra le quali, udite udite, quella che “l’attività anticamorra nulla ha a che vedere con l’operato dell’associazione”.  Un’affermazione a dir poco grottesca che, probabilmente, nasconde ben altre intenzioni.
Nella primavera del  2008 il candidato premier del PD Walter Veltroni iniziò proprio in questa casa il suo viaggio elettorale, Fortuna rivolgendogli un saluto di benvenuto gli chiede “Che la politica sostenga e non abbandoni queste realtà sociali, consenta di vivere serenamente questa terra offrendo un segnale di speranza e conforto ai suoi figli e ai suoi giovani”. Tutto quello, insomma. che il sindaco Griffo non vuole fare.

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