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Spartacus in Cassazione: i Casalesi alla sbarra. Parla il magistrato Cafiero De Raho
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di Nello Trocchia

Spartacus in Cassazione: i Casalesi alla sbarra. Parla il magistrato Cafiero De Raho

Il giudizio universale per il clan dei Casalesi arriva in Cassazione. Il processo Spartacus, l’atto di accusa contro la mafia casertana, approda in Cassazione per il sigillo conclusivo dopo le condanne di primo grado, confermate in appello . Il più grande processo contro il clan casertano vivrà, in questi giorni, il suo ultimo atto. Il procuratore generale Mario Fraticelli ha chiesto la conferma degli ergastoli, 16 tra cui i capi storici Francesco Schiavone e Francesco Bidognetti, e delle condanne inflitte nei primi gradi di giudizio. La sentenza è prevista il prossimo 15 gennaio. Per quella data, infatti, il presidente del collegio giudicante, Edoardo Fazzioli, ha fissato l'udienza in cui i difensori dei 24 imputati ricorrenti concluderanno le loro arringhe. Dopo di queste, quindi, i giudici si riuniranno in camera di consiglio, dalla quale usciranno con la loro sentenza, con la quale confermeranno o meno le condanne inflitte dalla corte d'assise d'appello di Napoli il 19 giugno 2008. Sono passati 16 anni da quando i primi pubblici ministeri iniziarono ad indagare sulla mafia casertana. “ Noi non sapevamo nulla di quella camorra. Grazie al collaboratore di giustizia Carmine Schiavone a partire dal maggio 1993 iniziammo a capire chi erano i Casalesi, organizzazione prima di allora completamente ignorata”. Fa un salto indietro Federico Cafiero De Raho, coordinatore della direzione distrettuale antimafia di Napoli e tra i primi a indagare sul clan casertano. De Raho ha messo le mani negli affari della mafia più potente e sconosciuta, senza i riflettori puntati e la luce della scena, in silenzio come un competente e serio servitore dello stato. Ci racconta le prime indagini, la lungimiranza del clan, i rapporti stretti con il tessuto economico e bancario, l’interlocuzione con la politica. “ Le prime dichiarazioni di Schiavone disegnavano un’articolazione del clan quale struttura imprenditoriale, economica, camorristica che a noi sembrava eccessiva”. I magistrati, insomma, non credevano alle prime dichiarazioni in merito alla struttura del clan perché in Campania non esistevano gruppi criminali analoghi. “ Le indagini successive confermarono il quadro riferito, anzi, andarono oltre, dimostrando che quella organizzazione aveva delle articolazioni non solo nell’impresa, ma dei punti di riferimento nella pubblica amministrazione e nella politica”. Dal controllo del calcestruzzo, con la costituzione del consorzio Cedic, alle truffe della comunità europea, con la macerazione della frutta, dal traffico illecito dei rifiuti ai rapporti con il mondo delle imprese e la politica. Questo e altro è il clan dei Casalesi.  “Iniziammo a sviluppare le indagini e il dato di partenza era rappresentato dall’organizzazione camorristica diretta da Antonio Bardellino, ma gli aspetti di quell’organizzazione la facevano immaginare come una delle tante bande che operavano in campania. Giudiziariamente non si accertò l’effettiva capacità del clan. Lo si capì dopo. Il clan prima dei Bardellino e poi dei Casalesi aveva il dominio assoluto del territorio in cui espletava attività economiche attraverso proprie imprese”.


 Ascolta la prima parte dell’intervista ( le prime indagini, la struttura del clan)


L’organigramma del clan è composta dai capi storici Francesco Schiavone e Francesco Bisognetti, detenuti, e dai latitanti Antonio Iovine e Michele Zagaria. “ I capi storici menzionati con l’eventuale sentenza della cassazione finirebbero per rappresentare la direzione strategica che tramonta lasciando il posto a nuovi elementi apicali. Dalle indagini già emergono nuovi esponenti di spicco”. Anche le inchieste sul clan dei Casalesi dimostrano ogni giorno l’importanza di due strumenti: le intercettazioni e i pentiti: “ Nelle indagini di criminalità organizzata non vi sono strumenti diversi dalle intercettazioni ambientali( e telefoniche) e dai collaboratori di giustizia. Sono questi gli unici strumenti, le uniche fonti, l’omertà rende impossibile l’acquisizione di elementi di prova dalle vittime di reato che di solito non denunciano. Registriamo una maggiore collaborazione, negli ultimi mesi, delle persone in un numero assolutamente residuale, ma molto significativa rispetto al panorama di assoluta omertà che vigeva fino a pochi anni fa”. Se i Casalesi sono la mafia campana più potente è certo che fondamentale è stato il rapporto con la politica e la pubblica amministrazione: “ Basti vedere il numero dei comuni sciolti e le inchieste sulla società Eco4”.
Ascolta la seconda parte dell’intervista( i vertici del clan, rapporti con la politica, gli interessi fuori regione)

Seconda parte dell'intervista ( nuovi vertici del clan, rapporti con la politica, interessi fuori regione).

La camorra non è solo pallottole e morti, ma anche politica e affari. Ma quando si indaga sui potentati economici e politici, il giudizio di molti cambia e la magistratura diventa eversiva e comunista. Peccato sia la stessa che, dopo anni, sta per portare alla sbarra i vertici del clan.

 

Il libro della sentenza: ‘Questa corte condanna” di Marcello Anselmo e Maurizio Braucci, edizioni Ancora del Mediterraneo.


La scheda dell’Agi: “La prima sezione penale della Cassazione pronuncera' il 15 gennaio prossimo la sentenza del processo 'Spartacus'. Per quella data, infatti, il presidente del collegio giudicante, Edoardo Fazzioli, ha fissato l'udienza in cui i difensori dei 24 imputati ricorrenti concluderanno le loro arringhe. Dopo di queste, quindi, i giudici si riuniranno in camera di consiglio, dalla quale usciranno con la loro sentenza, con la quale confermeranno o meno le condanne inflitte dalla corte d'assise d'appello di Napoli il 19 giugno 2008. Tra queste, ben 16 ergastoli, comminati a Francesco Bidognetti Giuseppe Caterino, Cipriano D'Alessandro, Raffaele e Giuseppe Diana, Sebastiano Panaro, Luigi Venosa, Vincenzo e Michele Zagaria, Mario Caterino, Francesco Schiavone, detto 'Sandokan', Walter Schiavone, Antonio Iovine, Alfredo Zara Francesco Schiavone, detto 'Cicciariello' ed Enrico Martinelli.Il pg di Cassazione, Mario Fraticelli, ha chiesto il rigetto dei loro ricorsi, cosi' come di quelli presentati da Antonio Basco (condannato a 21 anni), Nicola Pezzella (15 anni), Carmine Schiavone (10 anni e 6 mesi), Guido Mercurio (9 anni).Per il pg, inoltre, devono essere dichiarati inammissibili i ricorsi di Alberto Di Tella (condannato a 4 anni), Vincenzo Della Corte (3 anni e 3 mesi) e di Luigi Diana (condannato a 16 anni).

 


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