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L’articolo18 non impedisce di licenziare...
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di Domenico D’Amati

L’articolo18 non impedisce di licenziare...

Ieri sera Luisella Costamagna, riferendosi alle misure preannunciate da Tremonti, ha parlato, durante la trasmissione "In onda", del diritto di licenziare. Anche questa brava giornalista e' stata dunque raggiunta dalla disinformazione che puntualmente viene diffusa quando e' in gioco l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Questa norma, si dice, impedisce all'imprenditore di licenziare, ovvero di esercitare un'elementare facoltà organizzativa, indispensabile per la normale gestione dell'impresa. Non e' vero. Oggi, come nei 41 anni trascorsi dall'entrata in vigore dello Statuto, l'imprenditore può licenziare un suo dipendente se risulta superfluo e non più utilizzabile per ragioni organizzative, se non e' più idoneo al suo lavoro, se non fa il suo dovere, se viola le regole della disciplina aziendale e persino se tiene, al di fuori del rapporto di lavoro, comportamenti scorretti tali da minare la fiducia dell'azienda. Se i cittadini potessero esercitare simili facoltà nei confronti di chi li governa, ben pochi dei nostri dirigenti politici sarebbero in servizio. Quel che da' fastidio, dell'articolo 18, e' che esso prevede il diritto del lavoratore licenziato ingiustamente o senza motivo, di essere reintegrato dal giudice nel posto di lavoro. Ma questo e' un diritto che il nostro ordinamento riconosce a chiunque abbia subito un'inadempienza contrattuale, attribuendogli la facoltà di ottenere dal giudice non solo il risarcimento del danno, ma anche la condanna dell'altra parte all'adempimento. Il lavoratore ingiustamente licenziato, secondo i fautori della modifica dell'articolo 18, dovrebbe avere diritto soltanto ad una limitata indennità pecuniaria. Si monetizzerebbe in tal modo un diritto fondamentale e si darebbe il via a licenziamenti arbitrari e discriminatori. E' facile prevedere che le prime vittime di questa innovazione sarebbero i lavoratori non più giovani, il cui costo sarebbe scaricato sulla collettività. Ma a tutti e' chiaro che l'arma del licenziamento consentirebbe pressioni politiche ed antisindacali, tali da restringere la libertà del cittadino lavoratore. Su questa materia l'opinione pubblica ha diritto ad un dibattito informato, che rivisiti le ragioni storiche dell'articolo 18, tutt'altro che venute meno.

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