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Un premio che vuol essere una sollecitazione alla politica
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di Don Antonio Sciortino
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Il riconoscimento a Laura Boldrini vuol essere anche una sollecitazione alla politica perché si attrezzi a governare le immense sfide della globalizzazione e dell’immigrazione. Almeno con intelligenza e saggezza. Senza cedere alle sirene della xenofobia e del razzismo, che enfatizzano solo le paure. Certo, sarebbe troppo chiedere la stessa passione umanitaria e civile della Boldrini che, con grande dignità, nell’estate 2009, ha contrastato gli attacchi isterici dei politici che l’accusavano d’essere sovversiva o di “non contare un fico secco”. Senza mai entrare nel merito delle questioni. La sua colpa? Aver osato criticare la politica dei respingimenti, senza alcuna attenzione umanitaria verso gli immigrati. Nemmeno verso chi poteva aver diritto all’asilo.
Come è scritto nella motivazione del premio, l’augurio è che questa scelta riporti all’attenzione dell’opinione pubblica un problema, che non si può ignorare nascondendolo, ma affrontandolo come dovrebbe fare un Paese civile che, nei secoli, è stato culla del diritto. Facendo, cioè, prevalere la via dei valori e dei diritti. Nella legalità e nell’accoglienza.
*Direttore di Famiglia Cristiana
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