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Si può escludere che Giuseppe Uva abbia subito violenza sessuale?
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di Associazione ''A buon diritto''*

Si può escludere che Giuseppe Uva abbia subito violenza sessuale?

Importanti novità nel processo per la morte di Giuseppe Uva sono emerse due giorni fa, quando nel corso di un'udienza nel tribunale di Varese, sono stati presentati i risultati della relazione preliminare a opera di tre periti incaricati dalla Procura. Il compito dei periti era quello di valutare la precedente documentazione autoptica, di rilevare se fosse necessaria una riesumazione del cadavere per effettuare ulteriori accertamenti, di svolgere degli esami su tracce di colore rossastro rilevate sui pantaloni di Uva, mai analizzate prima.
Il risultato di questa relazione, seppur preliminare, è dirompente: viene infatti ribaltato l'impianto accusatorio sinora formulato dal pubblico ministero. La tesi fin qui sostenuta è stata quella di un errore medico: un medico del pronto soccorso e uno specialista psichiatra dell'ospedale di Varese avrebbero somministrato a Uva farmaci non compatibili con il suo stato alcolemico, determinandone la morte. Per il medico del pronto soccorso, nel dicembre del 2010, era già stato deciso il non luogo a procedere. In questa nuova relazione emerge chiaramente che la terapia somministrata a Uva, sia per quantità che per qualità, era perfettamente coerente rispetto alle sua condizioni e che la valutazione circa la sua efficacia era stata scrupolosa. Secondo il parere dei periti, quindi, i medici non hanno commesso alcun errore. Ma il fatto nuovo più importante che emerge da questa relazione è l'analisi dei pantaloni che Uva indossava al momento del decesso. Questo reperto era stato consegnato immediatamente dai familiari di Uva, perché subito era parso loro evidente come quelle macchie rossastre estese su tutto il cavallo e sul retro e in altre zone dei pantaloni andassero spiegate. Per tre anni e quattro mesi non è stato possibile analizzare questa prova. Adesso, finalmente, si ha la certezza che quelle macchie sono di sangue. Ma c'è di più: i periti, nella loro relazione, scrivono di altre tracce rilevate sui pantaloni, che dovranno essere campionate e analizzate. Si parla di “matrici biologiche” oltre al sangue:  “sperma, urine, feci”.
Si può escludere che Giuseppe Uva quella notte, oltre ad abusi e percosse, abbia subito violenza sessuale? Com'è stato possibile che per tre anni e quattro mesi non siano state rilevate le quattro macchie di sangue, e in particolare, una di 10x16 cm posta tra il cavallo e la zona anale dei pantaloni? Com'è stato possibile che per tre anni e 4 mesi si sia indagato, si fa per dire, esclusivamente sui momenti finali dell'odissea di Uva, quelli trascorsi nel reparto psichiatrico dell'ospedale, e non sulle lunghe ore in cui è stato trattenuto in caserma? Com'è stato possibile che per tre anni e quattro mesi il testimone oculare Alberto Biggiogero, che dal giorno successivo alla morte di Uva ha presentato un esposto dettagliatissimo su quella notte in caserma, non sia stato mai ascoltato? Qui pubblichiamo l'intera relazione dei periti della procura, in attesa che le ulteriori indagini possano portare a una verità giudiziaria finora negata.

* A Buon Diritto 


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