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Così la destra sabota il taglio dei parlamentari
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di Federico Orlando*

Così la destra sabota il taglio dei parlamentari

Sono rimasto sconcertato anch'io dal sondaggio del solito Pagnoncelli a Ballarò, dal quale risulterebbe che gli italiani, alla domanda quale sia il problema numero 1 del paese (crisi finanziaria, mancanza di sviluppo e di lavoro, numero dei parlamentari, ecc.) avrebbero risposto: dimezzare il numero dei parlamentari. Sono anch'io un incazzato, come si dice indignados in italiano, e ce l'ho con la casta politica. Ma la risposta al sondaggio mi dà l'impressione di vivere in un paese di drogati più che di incazzati. Sono padre di due figli in età di lavoro, ma senza lavoro entrambi, e so bene quale sia il problema numero 1 delle famiglie. Possibile che i nostri compatrioti, che hanno creduto di salvarsi col fascismo, con la partitocrazia,col referendum antipartitocratico,  col berlusconismo, si debbano rifugiare nell'ennesimo falso problema, condito di violenze di piazza? Luca Di Vita, Pescara

    Caro Di Vita, le racconterò quel che è accaduto mercoledì al Senato (in commissione affari costituzionali) per impedire che la riduzione dei parlamentari andasse subito al voto dell' Aula. Ma prima mi permetta un rapido riferimento alle cose che lei scrive. Senza rivangare fascismo,  qualunquismo, partitocrazia, berlusconismo da basso impero, debbo ricordarle che il filo conduttore della contestazione è sempre la lontananza di molti politici dalle aspettative di molti elettori. Naturalmente, anche queste aspettative a volte sono pure illusioni. Vedere la “casta” con riferimento ai soli deputati e senatori significa non voler capire la classe  politica, da sola (dunque, senza banche, imprese, università, professioni, corporazioni, ecc.), comprende decine di migliaia di consiglieri, assessori, presidenti, governatori, ecc, Dimezzando “i deputati e i senatori”, il bilancio trarrebbe un vantaggio annuo di 128 milioni. Solo per azzerare il deficit, non parliamo del debito, gli stessi Pdl favorevoli al condono tombale hanno parlato di 400 miliardi. Con quel taglio, dunque, risparmieremmo un granello della montagna che incombe su tutti noi.
    Ciò premesso, ecco i fatti. Tre anni fa, il senatore Luigi Zanda del Pd presenta una pdl che porta i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. In totale, 600 parlamentari rispetto ai quasi mille attuali. Con questa riforma, subito ricalcata in proposte di un senatore Pdl e di uno leghista, l'Italia  diventerebbe il secondo paese dopo la Germania – come dice il senatore Enzo Bianco – nel rapporto numerico ottimale tra elettori ed eletti. Ma da un anno e mezzo la commissione affari costituzionali, che sta formulando un testo unificato, viene bloccata: con la scusa, teoricamente non gratuita, di inserire il taglio dei parlamentari nella riforma generale dello stato (poteri del parlamento, poteri del governo, bicameralismo differenziato, senato federale, legge elettorale). La cosiddetta riforma Calderoli. Per approvarla, non basterebbero nemmeno i residui 18 mesi della legislatura. Così lo scorso 26 luglio Bianco chiede alla commissione lo stralcio del taglio e la corsia preferenziale in aula. Vengono nominati relatori lo stesso Bianco e il pdl Boscetto, che predispongono un testo intermedio tra quello più severo di Zanda e quelli più blandi degli altri: e cioè 450 deputati e 250 senatori. Totale, 700.  Mercoledì, la commissione è in grado di vararlo per l'aula, che potrebbe discuterlo da lunedì. Ma, smentendo lo stesso relatore della sua parte Boscetto, il senatore Quagliariello chiede che tutto rientri nella riforma globale Calderoli (“Vi dò la mia parola d'onore che voteremo, in quell'ambito, la riduzione dei parlamentari”). Gli replica Bianco, che ieri  ha annunciato le sue dimissioni da relatore, ricordandogli da buon siciliano Pirandello e la sua celebre “Così è se vi pare”: la commedia della doppia verità, quella che si dichiara e quella che si vuole realizzare. La verità vera è che il governo blocca lo stralcio per frenare la rivolta dei suoi parlamentari: che, di fronte allo “spettro” di non essere ricandidati a causa del taglio, blocca tutto, temendo fughe dal Pdl e dalla Lega. Insomma, il governo, per mantenere se stesso, colpisce le speranze degli italiani. Speranze, ripeto, eccessive circa il presunto risparmio di spesa, ma giustificate dall'immobilismo della casse politica. Non di tutta, come la vicenda racconta.   

*lettera inviata a Europa a cui segue la risposta di Federico Orlando


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