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"Ora tocca a noi": in migliaia a Piazza Navona
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di redazione

"Ora tocca a noi": in migliaia a Piazza Navona La manifestazione di Sinistra Ecologia Libertà 'Ora tocca a noi', a Piazza Navona, a cui ha aderito anche l'Italia dei Valori ha portato in piazza decine di miglaia di persone. Sul palco l'attore Paolo Sassanelli ha aperto la kermesse alla quale hanno partecipato numerosi esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo: tra questi Leo Gullotta, Dario Vergassola, Massimo Wertmuller. Il premio Nobel Dario Fo ha invece mandato un videomessaggio nel quale ha sottolineato che "è un momento duro, durissimo" ma aggiungendo che "stanno crollando tutti i giochetti e i giochi pesanti che ha messo in piedi il governo". Il videomessaggio si conclude con un grazie alle persone che sono in piazza che hanno "questa rabbia, una rabbia cosciente, non sgangherata ma riflettente o meglio riflettiva come dicono i raffinati". Alla manifestazione di Sel hanno partecipato tra gli altri anche Riccardo Scamarcio e Valeria Golino, Sergio Rubini e Fiorella Mannoia.
Sul palco anche i politici: Beppe Giulietti di Articolo 21, Arturo Parisi , Massimo Zedda, sindaco di Cagliari, Antonio Di Pietro, leader Idv.

A chiudere la manifestazione il leader di Sel, Nichi Vendola. Un'ovazione di decine di migliaia di militanti e un tripudio di bandiere hanno accolto il leader di Sel, che ha aperto il suo comizio rivolgendo un messaggio "di solidarietà" a Napolitano per quanto ha dichiarato sull'unità nazionale e per le reazioni venute dalla Lega. "Le parole del capo dello Stato - ha affermato Vendola - sul fatto che non esiste un diritto democratico alla secessione perché non esiste la Padania sono parole di cui la ringraziamo signor presidente della Repubblica: ci aiutano a sentire meno aspro il dolore che proviamo".

Nel corso del comizio il leader di Sinistra Ecologia Libertà ha parlato anche della crisi. ''Tremonti è la medicina? Oppure come penso è la malattia che dobbiamo combattere?" ha scandito. Un altro passaggio ha riguardato il confronto con gli investimenti che nei paesi dell'Estremo Oriente si fanno nell'università e nell'innovazione: "Là si investe contro l'analfabetismo qui si investe per l'analfabetismo. Resterà scolpita per l'eternità la frase di Tremonti: con la cultura non si mangia. Invece con la cultura si mangia e abbiamo bisogno di cultura e di alimentare gli spiriti, il sapere critico, l'innovazione".

Riguardo poi alla manovra, con l'articolo 8 sui licenziamenti "si dà colpo alla nuca alla civiltà del lavoro. E' un'idea che cambia il patto costituente - ha rimarcato - Noi siamo qui a difendere una Repubblica fondata sul lavoro e non sulla truffa e sulle escort. Loro vogliono cancellare tutto questo, proprio loro che non hanno lavorato un giorno".
Vendola ha anche citato Diego Della Valle e la pagina di pubblicità comprata su diversi giornali. "Per questo ha speso in un giorno quello che noi come partito dobbiamo spendere per campare un anno. Ecco, c'è anche la rivolta dei ricchi...", ha affermato il governatore della Puglia. Che ha però messo in guardia: "Attenzione ai trabocchetti della lotta alla casta, la casta non è la politica, che casomai può ridursi a sentinella della casta, la casta vera è quella delle lobby di coloro che si sono arricchiti grazie all'evasione fiscale".

Quindi, a conclusione del suo infuocato comizio, ha lanciato un appello a non rinchiudersi "nelle mummificazioni e nelle liturgie del passato" e delle singole identità. "Non dobbiamo avere paura di chi è diverso da noi, ma dobbiamo mantenere aperto il cantiere dell'alternativa" ha esortato Vendola sottolineando, però, che il culmine di questo percorso "sono le primarie. Non sarà un concorso di bellezza, le primarie sono una scelta culturale prima che politica, sono una discussione in mezzo al popolo su come si esce dalla crisi e su come si ricostruisce il Paese".

 Un particolare riferimento il leader di Sel lo ha riservato alla necessità di rinnovare anche il lessico della politica perché "è il linguaggio a costruire la realtà" e da questo punto di vista "dobbiamo recuperare la civiltà del dire e l'eleganza della passione politica, mentre il berlusconismo è stato anche l'era dell'involgarimento del lessico, una sorta di viagra plebeo che ha inquinato i luoghi della contesa pubblica". Un berlusconismo la cui agonia "si sta trasformando nell'agonia del Paese, con un danno incalcolabile alle famiglie e alla vita delle persone. Anche gli ex elettori del centrodestra li vediamo rabbiosi perché si sentono maciullati nella carne dalle scelte di questo governo".


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