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Giornalismo: cosa rischia un pubblicista
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di Dario Barà *

Giornalismo: cosa rischia un pubblicista

E’ stata condannata in primo grado a Enna a scontare venti giorni di carcere, pena sospesa, per favoreggiamento per aver rifiutato di rivelare al giudice la fonte di una notizia. «Mi è stato ordinato di rivelare una mia fonte riservata. Ho rifiutato e mi è stato contestato il reato di favoreggiamento nei confronti di una persona tenuta al segreto di ufficio, persona che mi avrebbe rivelato quella notizia», spiega Giulia Martorana, giornalista pubblicista corrispondente da Enna de La Sicilia e dell'agenzia Agi. A settembre del 2008, Giulia ha rivelato una vicenda di abusi sessuali compiute su due bambine, due sorelline, dando notizia della deposizione delle due sorelle durante un’ audizione protetta. Ha raccontato la vicenda senza riportare alcuna indiscrezione sulle dichiarazioni, essendo un’audizione protetta, e scrivendo che non si sapeva se le bambine avessero fornito indicazioni utili a identificare e confermare se ci fossero altre persone coinvolte oltre all’anziano ritenuto il molestatore delle due bambine.

«A parte altre considerazioni, il mio caso – ha commentato Giulia – dà lo spunto per parlare della condizione di particolare difficoltà in cui lavoriamo noi pubblicisti e delle limitazioni che subisce l’informazione in Italia più in generale. Al giornalista pubblicista non è riconosciuto il diritto di avvalersi del segreto professionale. Perciò chiunque si è trovato o si troverà nella mia stessa situazione rischia un’incriminazione e una condanna per favoreggiamento, un reato per il quale il codice prevede il carcere fino a 3 anni». Giulia conosce bene il problema perché deve difendersi dalla stessa accusa in un altro processo, insieme al suo collega del Giornale di Sicilia Josè Trovato. La notizia alla base di questo secondo processo riguarda il ritrovamento di un cadavere carbonizzato nelle campagne di Piazza Armerina nell’ottobre del 2007. «Il processo è in corso. Le udienze riprenderanno a metà dicembre.

Il giudice – spiega Josè Trovato - ha già respinto l’eccezione di costituzionalità dell’articolo 200 del codice di procedura penale, che sancisce il diritto a mantenere il segreto sulle fonti riservate di una notizia solo per i giornalisti. professionisti e non per i giornalisti pubblicisti». José Trovato, di cui Ossigeno si è già occupato quando fu minacciato di morte dalla mafia nel 2009, sottolinea anche l’assurdità giuridica che scaturisce dal fatto che in Italia «due leggi della Repubblica stabiliscono due principi opposti. La prima è la legge istitutiva dell’Ordine dei Giornalisti. Stabilisce che il giornalista ha il diritto di non rivelare le fonti riservate di una notizia. L’altra norma è l’articolo 200 del codice di procedura penale sul segreto professionale che garantisce questo diritto in modo parziale e solo per i giornalisti professionisti».

Anche a giudizio di Giulia Martorana il nodo del problema è questo: «Il fatto che al pubblicista non sia garantito in nessun caso il diritto di tenere riservate le sue fonti significa che di fatto non può fare l’attività giornalistica, perché il pubblicista che ha una notizia confidenziale e vuole fare il suo lavoro rispettando le regole deontologiche rischia un’incriminazione». La Fnsi e l'Associazione Siciliana della Stampa in una nota si sono rammaricati per la vicenda. «La sentenza del giudice monocratico del Tribunale di Enna – scrivono in una nota - ripropone con forza il problema del doppio binario della professione giornalistica e della divisione, ormai anacronistica, dei giornalisti tra professionisti e pubblicisti. Negare ai giornalisti pubblicisti le tutele deontologiche della professione mette in serio pericolo la libertà di informazione e il diritto costituzionale dei cittadini di essere correttamente informati. Il sindacato dei giornalisti sosterrà la collega Martorana in tutte le sedi per confermare e dimostrare la correttezza del suo serio comportamento e il totale rispetto delle regole e delle norme professionali e deontologiche, sollevando, tramite i propri legali, anche la questione di legittimità costituzionale di una legge che appare fuori dal tempo e dalla logica».

* www.ossigenoinformazione.it


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