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Sette morti a Genova travolti dall’alluvione
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di Dina Galano*

Sette morti a Genova travolti dall’alluvione

Sette vittime è il bilancio, ancora provvisorio, del violento nubifragio che ha colpito Genova. Cinque persone, di cui due bambini, sono rimaste sommerse dall’ondata d’acqua nell’androne di un condominio dove avevano invano cercato rifugio. Il più piccolo a perdere la vita aveva appena un anno. Al momento si cerca un altro residente che risulta disperso. I corpi che sono stati recuperati si trovavano nel quartiere Quezzi, in via Ferreggiano, dove la pioggia ha assunto in poche ore l’irruenza di un fiume in piena. Esondato il torrente Ferreggiano, si attende la stessa sorte per il Chiaravagna e per il Bisagno che potrebbe sommergere alcuni quartieri più popolosi della città, come la zona Marassi e quella della Foce. «Nella zona della riviera di Ponente - ha indicato l’Arpal - si prevede un drastico innalzamento dei livelli di tutti i torrenti tirrenici e padani con alto rischio di fuoriuscita dagli alvei».
 
L’allarme inondazione resta ufficialmente prorogato fino alle ore 12 di domani. Dalle prime ore della mattinata la pioggia è caduta copiosamente e le previsioni metereologiche indicano che per tutta la giornata di oggi l’intensità delle precipitazioni non darà tregua. Alla Liguria, dove l’Agenzia regionale per la prevenzione ambientale (Arpal) ha decretato l’allerta 2 fino alle 12 di domani, ma anche a Piemonte, Valle d’Aosta e Sardegna. Genova, intanto, è inabissata. E inizia a franare. «Salite ai piani alti» è il comandamento ordinato dalle autorità ai cittadini. E ancora, dalla Protezione civile: «Tenersi lontani da corsi d’acqua, ponti, passerelle, aree dissestate, scantinati e sottopassi». Soprattutto, dalla Regione, «evitare il più possibile di girare con la macchina, se non per motivi di stretta necessità». Impossibile garantire la viabilità in città, le strade del centro storico come quelle di alcuni quartieri sono chiuse o impraticabili.
 
Le scuole interdette certamente fino a lunedì per danni alle strutture e l’inagibilità derivata dall’allagamento. Linee ferroviarie e autostrada bloccate. Ed è blackout in molte zone del capoluogo, rimaste al buio e senza garanzie di ripristino dell’elettricità. Le ripercussioni degli oltre 350 millimetri di pioggia caduti dalla mezzanotte alle 13 di ieri nel bacino del torrente Ferreggiano sono incommensurabili. Ma il sindaco della sesta città d’Italia le ha descritte così: «È una situazione drammatica, siamo come in guerra. Bisogna portarsi in salvo», ha dichiarato Marta Vincenzi. «È da due giorni che diciamo di non rischiare e i vigili del fuoco hanno salvato decine di persone in situazioni di pericolo.
 
O noi ci mettiamo in testa che “allerta 2” vuol dire questo, a differenza di quanto succedeva fino ad un po’ di tempo fa, oppure rischieremo sempre». Un appello a tutta la classe dirigente italiana è arrivato dal presidente nazionale dei geologi, Gian Vito Graziano, affinché riconosca «il bisogno urgente di pianificare con la natura e non contro di essa». Il suo collega ligure, Giovanni Scottoni, ha ricordato che «si torna a parlare di alluvione su Genova con interessamento di alcune zone che già nel 1970 furono sconquassate da quel luttuoso evento. Ci furono ben 25 morti». Da allora, gli interventi di messa in sicurezza sono mancati e in molti non attendono di superare il momento di solidarietà alle vittime per avanzare critiche. «Queste tragedie sono e saranno sempre più frequenti», ha spiegato Andrea Agapito, responsabile Acque del Wwf Italia.
 
«A Genova i corsi d’acqua sono stati cementificati, canalizzati e “tombati”», ha denunciato. Tra i punti critici «il Ferreggiano, che è stato deviato artificialmente nel torrente Sturla dove, tra le altre cose, i piloni che sorreggono la Facoltà universitaria di Farmacia si trovano nel bel mezzo dell’alveo». Secondo l’associazione, poi, li quadro è aggravato dal fatto che «nella finanziaria 2012 non c’è alcuna traccia dei 500 milioni per la prevenzione del dissesto idrogeologico promessi da presidente del Consiglio e dal ministro dell’Economia». Da Greenpeace, invece, è giunta la sottolineatura della violenza dei fenomeni metereologici delle ultime settimane, «eventi sono sempre più frequenti e intensi e che, come ha ricordato il presidente Napolitano, sono la conseguenza dei cambiamenti climatici prodotti dall’uomo».
 
Anche in circostanze «dolorose», ha indicato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace, «ci sono responsabilità che la politica e l’industria, in particolare quella energetica, devono assumersi per garantire un futuro dove a farla da padrone non sia il caos climatico». Da tutte le forze politiche si sono alzate parole di condanna per l’incuria in cui è stato lasciato il territorio. «L’Italia che cade a pezzi è un disastro di Stato perché è il risultato di anni di cementificazioni selvagge e tagli di fondi per la difesa del suolo», è stato il commento del presidente dei Verdi Angelo Bonelli, che ha chiesto l’immediata adozione di un Piano straordinario contro il dissesto idrogeologico. Pierluigi Bersani, invece, ha scelto di far iniziare la manifestazione di oggi del Pd in piazza San Giovanni a Roma lanciando «una grande sottoscrizione in appoggio alle popolazioni colpite».
 
E mentre il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, si è lanciato contro i soldi mal spesi e i privilegi della “casta”, colpisce l’intervento del ministro della Difesa Ignazio La Russa che, dalle celebrazioni per la festa delle Forze armate, ha parlato di «vittime della fatalità, ma non solo». «C’è qualcosa che deve essere fronteggiato con maggior cura - ha esplicitato il ministro - e che negli ultimi decenni non è stato purtroppo fatto con tutte le risorse necessarie». Un mea culpa, tardivo, che rischia di restare sommerso insieme alla città ligure.

* dal Quotidiano "Terra"


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