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Se il mattone si incrina anche in Cina
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di Chen Xinxin*
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A ottobre a Pechino si è registrato un calo del 40% delle vendite di abitazioni nuove rispetto allo stesso mese del 2010: gli acquirenti sono stati “appena” 12.760 su una popolazione di circa 20 milioni di abitanti. Poco meno di 102mila case già costruite, secondo dati ufficiali, sono passate di proprietà nei primi dieci mesi dell’anno, facendo registrare un calo del 35,8% annuo. Il governo, che nel XII piano quinquennale ha previsto la consegna di 35 milioni di immobili entro il 2015 nell’ambito di progetti per l’edilizia popolare, non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro. «Le misure restrittive non cambieranno. Il nostro obiettivo – ha detto il premier Wen Jiabao – è riportare i prezzi a livelli ragionevoli». E, nel mezzo de raffreddamento del mercato, le autorità hanno anche fatto sapere di aver deciso di revocare le licenze a 477 agenzie immobiliari. Secondo la stampa governativa, entro la fine dell’anno saranno tremila le agenzie immobiliari costrette a chiudere, con la conseguente perdita del lavoro per 50mila persone.
A ottobre Standard&Poor’s aveva previsto per la Cina un calo del 10% dei prezzi del mattone nell’arco di 12 mesi, facendo previsioni sugli effetti delle restrizioni imposte dal governo. Stando ai dati diffusi dal governo, su 70 città – tra agosto e settembre – in 24 località i prezzi sono saliti, in 29 sono rimasti stabili e in 17 sono scesi. Ma un rapporto indipendente della Soufun Holdings parla di un calo generale dei prezzi per la prima volta in 12 mesi. E il mese scorso a Shanghai si sono registrate proteste di neoproprietari infuriati per il deprezzarsi dei loro investimenti.
da www.ilmondodiannibale.it
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