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L'Iran e la polizia del telefonino
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di Redazione

L'Iran e la polizia del telefonino

"Se passeggi mano nella mano quanto ti costa? 17 frustate. Se vado ad un party e ballo musica occidentale sono 30. Se bevi birra altre 17... I giovani iraniani calcolano i costi dei weekend non in soldi ma in frustate". Così il giornalista iraniano Ahmed Rafat descrive, nel corso della seconda giornata di Assemblea Nazionale di Articolo21, le tante assurdità del regime di Ahmadinejad. "Stroncate tutte le possibilità di comunicazione con l'esterno, visti non rinnovati ai giornalisti, autorizzazioni sospese ai giornalisti stranieri che vivono in Iran..."

"Neda - ricorda Rafat - è stata uccisa perchè mentre era col suo professore durante una manifestazione ha alzato il braccio per fare una foto col telefonino. Perchè si è formato una vera e propria forma di "polizia del telefonino": ti chiedono il telefono mentre sei per strada, controllano la memoria. Se c'è qualcosa di compromettente ti arrestano, se è poco compromettente ti cancellano il contenuto. Ma non hanno fatto i conti con i giovani, con le loro tecnologie e la loro capacità di utilizzarle. Internet, sebbene quando la connessione non viene completamente impedita, è lenta e difficile. I social network come facebook i cui sviluppatori si sono messi a disposizione facendo ore di straordinario gratuitamente per aiutare il movimento nella sua causa". Dal dibattito con Rafat, coordinato da Duilio Giammaria e da un giornalista di Reporters sans Frontieres è arrivato un appello accorato ai media e alla politica affinchè si illumini a giorno la vicenda iraniana e la protesta dell'opposizione. L'appello è  stato immediatamente raccolto dai presenti. Da esponenti politici come Leoluca Orlando e Giuseppe Giulietti. Da giornalisti come Corradino Mineo (che ha già dato grande spazio su Rainews24 alla situazione iraniana) a Roberto Natale che, per conto della Fnsi si farà promotore di una specifica campagna di sensibilizzazione rivolta ai giornali.


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