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Articolo 21 - Editoriali
Rai. Le nomine sono una cartina al tornasole che non sbaglia reazione
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di Carlo Verna *

Tra rebus e cruciverba le riviste di enigmstica propongono un giochino facile facile. Unendo punti e linee compare un' immagine.

Il timore forte, dopo la prima tornata di nomine in Rai e' che sia stato tratteggiato un pezzo di fotocopia di quel disegno pensato e definito a palazzo Grazioli, poco dopo la meta' di aprile, nell' abitazione privata di quel primo ministro, che non e' omonimo di tal Silvio Berlusconi, proprietario del gruppo televisivo, principale ( e per lunghi anni unico vero) concorrente della Rai.

Cosa farebbero i tifosi della Roma se fosse Lotito a decidere gli acquisti dei giallorossi ? E cosa penserebbero i laziali se il futuro dei biancocelesti si decidesse a casa Sensi?
Per di piu', rimanendo nella metafora calcistica, si conviene, tra le pareti domestiche dell' avversario in campo, di comprare giocatori costosi e capaci di coprire ruoli che chi gia' veste quelle maglie e' in grado di svolgere. Insomma, mentre i vertici aziendali si stracciano le vesti per la crisi economica, arrivano esterni ad esautorare le risorse umane gia' presenti.

Il pretesto per tutto in effetti e' legato ad una questione che non ha mai visto una risposta univoca. E' possibile garantire il pluralismo senza lottizzare?
Qui i pareri divergono. Io ritengo che nell'imparzialita' il pluralismo si ricomponga sempre. Percio' con l' Usigrai mi sono schierato decisamente dalla parte delle procedure selettive per l' accesso all'azienda di servizio pubblico e della promozione di autocandidature fondate sul curriculum.

Altri per convinzione, pigrizia o interesse pensano che si debba spartire per evitare esclusioni di punti di vista. Mi fermo qui, senza dissertare sulla crisi dei partiti, non piu' capaci di selezionare la classe dirigente, nemmeno la propria (il velinismo e' solo il bubbone di questo problema ).

Se un tempo, pero', la lottizzazione in Rai e' stata una cosa ingiusta per i lavoratori indipendenti, ma compatibile col sistema, oggi non e' piu' cosi'. Senza gli uomini giusti si perdono le sfide del mercato interpiattaforma e si va verso un declino inesorabile.

Siamo ad un punto di svolta. Oggi, piu' che mai, i vertici aziendali devono prima pretendere e poi dimostrare autonomia.

Li giudicheremo e li incalzeremo sulla capacita' di sottrarsi ad eterodirezioni. Occorre manifestare credibilita', prima di decidere su questioni strategiche come l'uscita o meno dalla piattaforma Sky.

Le nomine sono una cartina al tornasole che non sbaglia reazione. Se somiglieranno a quelle disegnate a Palazzo Grazioli, secondo i resoconti di tutta la stampa nazionale, dovremo mobilitarci in tutti i modi possibili. Non solo per la qualita' della democrazia a rischio (cinque delle principali sei reti nell' orbita di un uomo solo e la sesta comunque condizionata da un vertice aziendale che avrebbe attuato le sue indicazioni), ma anche per la sopravvivenza della Rai.

 

* Segretario UsigRai

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