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di Redazione
Andrea D’Ambra, lo stesso che ha lanciato la petizione per abolire in Italia il costo di ricarica dei cellulari, lancia una campagna per dire basta agli eletti con precedenti penali. Un grosso problema italiano che si sta esportando in Europa.
Nel Parlamento europeo uscente tra gli eurodeputati italiani abbiamo Vito Bonsignore (Ppe), Mario Borghezio (Uen), Gianni De Michelis (Pse), Aldo Patriciello (Ppe) condannati per reati gravi che vanno dalla tentata corruzione all’incendio aggravato, dalle finalità di discriminazione fino al finanziamento illecito.
Italia: un problema europeo
Anche se non nelle dimensioni italiane, anche all’estero capita che “scappi” qualche condannato. È il caso ad esempio dell’inglese Ashley Mote (Ni) condannato per frode. La differenza tra quello che accade negli altri paesi e ciò che avviene in Italia lo si nota nel comportamento dell’UK Independence Party con il quale Mote venne eletto al Parlamento europeo: non appena giunse al partito indipendentista inglese la notizia della condanna, Mote venne espulso e costretto a cambiare gruppo politico (si unì ai Non Iscritti). Un altro esempio è quello del francese Jean Marie Le Pen (NI) fondatore e leader del partito di estrema destra Front National, che ha raccolto una sfilza di condanne che vanno dall’istigazione all’odio razziale all’apologia dei crimini di guerra.
Oggi tutto ciò accade perché a livello europeo l’Atto [1] che regolamenta questa materia rimanda ai Paesi membri e, in Italia, sebbene un cittadino condannato non possa fare neanche il bidello in una scuola, non esiste ancora una legge che vieti ai condannati (neanche per reati gravi) di poter essere eletti al Parlamento (esiste una legge di iniziativa popolare, firmata da oltre 300mila cittadini ma giace da anni al Senato in attesa che il Parlamento “trovi il tempo” di approvarla). Il Comitato Affari Costituzionali del Parlamento europeo ha intrapreso lo scorso autunno una modifica dell’atto che regolamenta le elezioni europee, il cui relatore è l’Eurodeputato Inglese Andrew Duff (Alde). La bozza verte sull’età minima per elettori e candidati ma non fa alcun riferimento all’ineleggibilità dei condannati.
Ad oggi nessun eurodeputato italiano ha manifestato interesse per quest’argomento. Né i quattro italiani che compongono la Commissione Affari Costituzionali - Monica Frassoni (Gruppo Verde/Alleanza libera europea), Riccardo Ventre (Ppe), Luisa Morgantini (Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica), Mauro Zani (Pse) – seppur interpellati dopo esservi stato indirizzato dal Presidente del Parlamento Europeo, Hans-Gert Pöttering, né nessuno degli altri 78 italiani eletti al Pe. Fortunatamente i segnali positivi sono finora arrivati da eurodeputati di altre nazionalità come il Presidente della Commissione Affari Costituzionali, il tedesco Jo Leinen (Pse) e due eurodeputati dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (Alde): l’inglese Andrew Duff, il tedesco Alexander Alvaro e il socialista inglese Richard Corbett.
Ho deciso quindi di lanciare attraverso il mio blog www.andreadambra.eu un’iniziativa/petizione per chiedere che nella modifica dell’Atto [1] (Atto recante elezione dei rappresentanti del pe a suffragio universale diretto, allegato alla decisione 76/787/ceca, cee, euratom del consiglio del 20 settembre 1976) che regola le elezioni europee al vaglio del Parlamento europeo venga inserita anche l’ineleggibilità per i condannati in via definitiva (con sentenza passata in giudicato) in modo da uniformare la legislazione a livello europeo e vietare l’accesso al Parlamento europeo ai condannati.
Qui il blog di Andrea d’Ambra.
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