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Articolo 21 - Editoriali
G8 nel caos: troppo piccoli per stare tra i grandi
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di Pino Finocchiaro

E' un paese dimezzato quello che ospita il summit dei grandi del mondo nella martoriata terra dell'Aquila. E' un paese che pensa di nascondere la propria inconsistenza nel panorama diplomatico mondiale schierando truppe speciali sugli Appennini e agguerriti, neanche troppo, tutori dell'ordine intorno alla sopravvissuta scuola degli ispettori della Guardia di Finanza, a Coppito, ai piedi dell'arroccato centro storico dell'Aquila.

E' un paese dimezzato nella sua credibilità di grande del mondo perché ha tagliato del 56 per cento i suoi già micragnosi aiuti alla cooperazione internazionale. Tant'è, il bilancio della Cooperazione Internazionale della Farnesina, gestito da un diplomatico di prima linea ben noto come Elisabetta Belloni - che per anni ha diretto l'unità di crisi - amministra un fondo notevolmente inferiore a quello che riescono a mettere insieme le organizzazioni non governative con i soli fondi raccolti dalle donazioni di privati.

Perché gli Italiani hanno un cuore grande mentre il loro premier ha il cuore altrove.

Silvio Berlusconi,  non ha potuto nascondere un certo imbarazzo quando nell'intervista a Bob Geldof è stato costretto ad ammettere: "E' vero non abbiamo rispettato gli impegni - ha detto il premier nell'intervista pubblicata su La Stampa - Nel fare la legge finanziaria, il Parlamento ha deciso di limitare le spese. Ci è dispiaciuto ridurre anche gli aiuti all'Africa, e su questo abbiamo aperto un dibattito. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti si è impegnato a tornare in linea con i nostri impegni entro tre anni».

Quando Bob Geldof lo ha incalzato dicendogli: "«Il G8 è in programma fra tre giorni, non tre anni: come presidente di questo vertice, cosa si impegna a fare?». Berlusconi non ha avuto di meglio da rispondere: «Guardi, quanto è accaduto è il contrario di ciò che sto facendo personalmente: quest'anno ho finanziato un orfanotrofio in Thailandia e un ospedale per bambini in Brasile. Comprendo la sua preoccupazione e apprezzo molto il lavoro che fa per i più poveri, ma abbiamo avuto ostacoli oggettivi». E quando un consigliere di Tremonti ha spiegato: «Abbiamo iniziato a ripianare i ritardi nei pagamenti verso la Banca Mondiale e le altre organizzazioni finanziarie internazionali. Entro il 2010 raggiungeremo la quota dello 0,33% del Pil destinato agli aiuti, e arriveremo allo 0,51% nel 2015». Geldof lo ha  interrotto: «Mi scusi, sono consapevole di questo. Grazie per la spiegazione». E si è rivolto al presidente del Consiglio: «Non ci credo. Per riuscire a realizzare questo piano dovreste fare un lavoro incredibile. E poi non abbiamo più bisogno di piani: ora servono azioni. Sono stufo dei piani, bisogna agire. Dobbiamo avere più aiuti pubblici allo sviluppo. Quando tagliate gli aiuti, levate il cibo dalla bocca dei bambini affamati; togliete letteralmente gli aghi dalle vene dei malati".

Insomma, altro che veline, escort e cocotte, gli occhi del mondo illuminano un'Italia un po' fanfarona che non rispetta gli impegni internazionali e che cerca di nascondere con misure di sicurezza al limite del tollerabile e certamente del credibile il fatto che non ha una politica internazionale, non sa aiutare lo sviluppo dei paesi emergenti, non è in grado di intervenire minimamente nei fattori globali di sviluppo.

Il Guardian, dalla Gran Bretagna ha lanciato il segnale d'allarme. Le videoconferenze tra gli "sherpa" - i plenipotenziari che concordano i testi dei documenti che poi verranno siglati dai loro leader - sono state organizzate dalla diplomazia statunitense, non dal paese ospitante. E' la prima volta nella storia dei summit dei grandi del mondo. Se pensavamo di essere un paese a sovranità limitata, adesso non abbiamo più dubbi.

"Il G8 è un club, con la sua quota partecipativa da pagare. L'Italia non lo sta facendo" ha detto al Guardian un diplomatico europeo coinvolto nell'organizzazione del summit.

Il Guardian cita altre fonti secondo cui i partner europei sarebbero propensi a escludere l'Italia dai prossimi G8 cedendo il nostro posto alla Spagna che ha un reddito pro capite e un prodotto interno lordo più alti.

1. Al di là del naturale sconforto per una simile eventualità, il problema non è se torneremo a sedere al tavolo del G8 ma se saremo degni di farlo. E' francamente imbarazzante un premier che non è riescito a tagliare i voli con i jet di stato per il suo personale menestrello ma che ha tagliato senza pudore le sedi consolari in città chiave come Detroit - dove pare l'Italia investirà non tanto i soldi ma la faccia andando a dirigere la Chrysler - e ridotto ad elemosina gli aiuti strategici allo sviluppo. Fondi, tra l'altro che non vanno perduti ma che spesso vengono restituiti con gli interessi e che sostengono l'economia italiana attraverso l'acquisto di macchinari, tecnologie e conoscenza "made in Italy". Insomma investimenti che sostengono anche il nostro sviluppo non solo quello dei paesi beneficiari.

"Le organizzazioni internazionali denunciano un buco di 28 miliardi nel 2008 rispetto alle promesse del Vertice di Gleneagles nel 2005: mancano 20 miliardi di dollari per l'Africa. Ci auguriamo che gli otto grandi della terra prendano impegni sostanziali e inequivocabili per la lotta alla povertà. In particolare, auspichiamo l'adozione di un sistema di monitoraggio per la trasparenza degli aiuti che valga per tutti i paesi del G8, e che serva a controllare e tracciare non solo il volume delle spese ma anche il modo in cui queste vengono effettuate". Ha spiegato Luca De Fraia di Action Aid Italia richiamando Berlusconi alle sue responsabilità di governo ed ha aggiunto "la povertà nel mondo è tornata a crescere e non la si combatte a parole."

Parole che da sole non ridaranno la dignità perduta a questo sinistrato paese dove il premier ha smarrito il senso dello Stato e persino il comune buon senso. Troppo piccoli per sedere tra i grandi.

pinofinocchiaro@iol.it
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