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Articolo 21 - Editoriali
L'enciclica del Papa e quel fastidioso coro di sacrestani...
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di Simone Luciani

Quanto tempo dovrà trascorrere perché non saremo più costretti ad assistere, nel parlamento della nostra Repubblica, ai pellegrinaggi verbali nei confronti di qualunque parola che viene dal Vaticano? Molto. Probabilmente un tempo sufficiente perché, assuefatti, la smetteremo di farci questa domanda. L’ultima occasione di sfoggio di fedeltà alla Chiesa di Roma è stata la pubblicazione dell’enciclica Caritas in Veritate.
Non vogliamo qui analizzare i contenuti di un testo sicuramente complesso. Invece, un gioco (o meglio, una pratica dalla quale si rischia di uscire con la voglia di addormentarsi e risvegliarsi fra qualche decennio) che si può fare è quello di dare un’occhiata alle agenzie, per “godersi” la solita gara fra chi, tra i nostri parlamentari, gli amministratori, gli eletti del nostro stato laico sfoderi il complimento più bello al documento del Papa. Per inciso: non abbiate dubbi, siamo assolutamente certi che la sfilata di persone che oggi ha dato fiato alle trombe abbia letto e approfondito tutte e 127 le pagine dell’enciclica…
La preghiera di ringraziamento è inaugurata dall’ex-socialista ed ex-laico Maurizio Sacconi (ormai calato nel ruolo di riparatore ‘bioetico’ dei rapporti col Vaticano, dopo gli eccessi xenofobo-libertini del duo Maroni-Berlusconi): “L'Enciclica e' così perfettamente simmetrica e organica da non consentire ad alcuno di estrapolare letture particolari piegandole alla contingenza politica'. Infatti, appena una riga dopo dice: “Lo stesso Libro Bianco del Governo […] si trova non casualmente in buona sincronia (sincronia????ndr) con questo documento”. Segue, a stretto giro di posta, il suo collega Tremonti: “Un documento molto, molto importante”. Due volte molto. Per il Papa questo e altro. E ancora, il primo cittadino di Roma Gianni Alemanno: “Questa enciclica ci invita tutti, a ogni livello locale, nazionale ed internazionale, a impegnarci nella promozione di un autentico sviluppo umano integrale ispirato ai valori della carità e della verità.” In cosa sarebbe altrimenti impegnato l’ex missino Alemanno se non ci fosse stato questo “invito” del papa? Si sente incoraggiato a fare di più anche il collega di partito e ministro Andrea Ronchi. Per non parlare dell’immancabile (nel minestrone di dichiarazioni in ogni luogo mediatico, citofoni compresi) Maurizio Gasparri: “Una illuminata ed illuminante fonte di ispirazione della vita sociale ed una guida indispensabile della nostra azione politica". Come non immaginare Gasparri che, prima di una riunione ristretta con Quagliariello e Capezzone sulle strategie del PDL, sfoglia quattro o cinque pagine dell’enciclica, alza gli occhi al cielo e sente l’illuminazione scendere su di lui? E poi ancora parole su parole, frasi su frasi, litanie su litanie. Dalla fondamentalista Isabella Bertolini alla fu femminista Margherita Boniver, perfino alla pasionaria leghista Rosy Mauro. E l’opposizione? No, non può stare a guardare anche stavolta. Così, ecco un Sergio D’Antoni affermare commosso: "Un messaggio di speranza, un monito esemplare che deve spronare a rilanciare lo sviluppo partendo dai principi fondamentali dell'etica, della solidarietà e della sussidiarietà." Chissà, se non gliel’avesse detto Ratzinger il buon D’Antoni sarebbe ripartito dall’immoralità, per rilanciare lo sviluppo. Di ben maggiore spessore le dichiarazioni di Rosy Bindi: "La nuova importante enciclica di Benedetto XVI e' un testo impegnativo, che invita tutti a fare un esame di coscienza. A riflettere sui limiti di un modello di globalizzazione che ha mortificato il fattore umano.” Forse si è accorta solo oggi, grazie al Papa, che c’è la crisi. Perfino il comunista Pino Sgobio non riesce a resistere all’irrefrenabile tentazione della dichiarazione: “la verità è che il governo gli appelli del pontefice sul lavoro, la sicurezza, l'economia dal volto umano, il rispetto della dignità delle persone li ha già disattesi e traditi da tempo.” Staglielo anche a suggerire, che devono essere più fedeli al Vaticano…
Manca qualcuno? Ma ovviamente sì. Potevamo fare a meno, su un tema come questo, dell’unico, vero leader che ha, in parlamento, il copyright sull’aggettivo “cristiano”? E dunque eccolo, il nostro Pierferdinando Casini: “Auspico che il Parlamento italiano, nel rispetto dell`autonomia delle istituzioni pubbliche, analizzi con serietà questo straordinario documento.” La dichiarazione arriva solo nel tardo pomeriggio. In velocità il nostro Pier si è fatto battere da tanti, ma la potenza del colpo ha sbaragliato tutti i rivali: una Commissione Parlamentare sull’Ermeneutica dei Documenti Papali.   

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