Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
INNSE, gli operai del Carro Ponte: "Grazie a tutta la stampa. Avete recuperato 14 mesi di silenzio"
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di redazione

“Quello che non avete fatto in quattordici mesi l’avete fatto adesso, in otto giorni di informazione precisa e puntuale. Vi ringraziamo di cuore. Senza di voi giornalisti, senza i compagni di fabbrica che ci hanno vegliato giorno e notte, senza i tanti amici che hanno partecipato al presidio ai cancelli della fabbrica, non avremmo mai raggiunto questa vittoria”.
Massimo Merlo, collaudatore, è uno dei cinque operai che hanno trascorso una settimana in totale isolamento sul carro ponte della INNSE, a dodici metri d’altezza,
in condizioni infernali per il calore e i disagi derivanti dal non poter comunicare neppure con i familiari. Dopo qualche ora di sonno nel proprio letto, ora sta tornando al presidio, per festeggiare ancora, come stanotte, la vittoria che ha ridato un futuro alla INNSE e ai suoi quarantanove lavoratori.
Accoglie con stupore la notizia del conferimento del premio speciale “Giuntella Articolo 21” (“sì, mi ricordo, quello del TG1…”) perché dice “Avete fatto tutto voi, è grazie alla stampa se il silenzio non ha continuato a circondare la nostra lotta.  Decisiva da parte nostra, più che l’azione dimostrativa sul carro ponte che ha mobilitato giornali, radio e tv, è stata la scelta di impedire lo smantellamento dei  macchinari…”; anzi precisa. “.. dei mezzi di produzione… se ci portavano via quelli eravamo finiti!”
“Dunque esiste ancora, gli ribattiamo, la distinzione fra chi detiene la proprietà dei mezzi di produzione e chi no?” “Certo, è decisiva” insiste Massimo Merlo: una bella lezione anche per i giornalisti ricordare che la libertà di stampa e il dovere della completezza non sono valori astratti ma passano attraverso quel dettaglio decisivo che è appunto la proprietà dei mezzi di produzione dell’informazione: le rotative, le telecamere, gli studi, le sale di montaggio, i ponti di trasmissione… Ce ne eravamo quasi dimenticati, convinti che si trattasse di paleomarxismo ormai superato, caduto in disuso, di cui vergognarsi. E invece… “i mezzi di produzione” esistono ancora e sono decisivi!
Verrebbe da tracciare subito, per stare alla cronaca di questi giorni,  la distinzione fra i giornali, le radio e le TV che hanno seguito la vicenda della INNSE e quelli che hanno eseguito l’ordine di black out venuto da molto in alto… E non è inutile neanche ricordare che il servizio pubblico (la Rai) non ha e non dovrebbe avere padroni: i suoi “mezzi di produzione” sono ancora di proprietà pubblica, cioè di tutti i cittadini, se non andiamo errati… Anzi, anche i giornalisti e tutto il personale Rai sono (ancora?) “dipendenti” stipendiati dai cittadini chiamati a servire solo pluralismo e completezza in una stagione un po’ troppo disinvolta, con un informazione troppo addolcita (come ricorda oggi Michele Serra), festosa, allegra e un po’ evanescente ( se non fosse per il TG3 dello scomodo Di Bella che non caso ha vinto con gli operai della INNSE il premio speciale Giuntella)
“Ci vorrà almeno un mese alla nuova proprietà per mettere a posto le cose con il Comune e la Regione” prevede Merlo, riferendosi alle decisioni urbanistiche che dovranno restituire alla produzione industriale aree che fino a pochi giorni fa sembravano destinate a diventare un succulento boccone per la speculazione edilizia. Che stia per ricominciare proprio dalla INNSE un’inversione di tendenza, con il recupero delle potenzialità industriali ancora presenti nella metropoli e nel suo hinterland? “Speriamo di tornare in fabbrica, pienamente produttivi, all’inizio di ottobre… Nessuno è stato licenziato…” E all’inizio di ottobre Articolo 21 sarà lì, alla INNSE per consegnare il premio speciale a questi lavoratori che con la loro determinazione hanno infranto il black out dell’informazione sulla questione sociale.
Grazie a voi, amici della INNSE, che ci avete consentito –anzi costretto – a riscoprire il valore del nostro lavoro di operatori al servizio soltanto dell’informazione  e dei cittadini.
Letto 1207 volte
Dalla rete di Articolo 21