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Articolo 21 - Editoriali
Tagli al FUS: rischiamo di avere tanti festival e pochi film da mostrare
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di Maurizio Sciarra

Venezia sta per aprire, ma il FUS non è stato ancora reintegrato. L’elemosina del ministro Bondi non basta a frenare la crisi di un settore che invece appare “scintillante” sotto i riflettori della Mostra, che riuscirà a far sfilare sul tappeto rosso del Lido le star italiane dei pochi ma importanti film realizzati l’anno scorso. Certo, perché tutti i festival internazionali hanno difficoltà quest’anno a selezionare film italiani. Per il semplice fatto che non ci sono. La “chiusura dei rubinetti” del FUS ha portato al crollo della produzione. E quindi rischiamo di avere tanti festival e pochi film da mostrare.
Gli autori italiani, tutti, si sono presentati forti, determinati e combattivi all’appuntamento con la Mostra. Hanno detto che non avrebbero permesso che il grave atto di tagliare  i soldi alla cultura passasse nel dimenticatoio. E così sarà. Ma il terreno scelto dalla maggioranza degli autori non sarà quello temuto/sperato dal governo e in qualche modo dagli organizzatori della Mostra. Si è scelto il momento della riflessione e della proposta, non quello della protesta pura e semplice.
Già il 2, all’inaugurazione, gli autori italiani presenti con i loro film al Festival leggeranno un comunicato in cui si richiede il pieno reintegro del FUS  e l’avvio concreto della discussione di una legge di sistema per il cinema, che abbia al centro la nascita di un Centro Nazionale della Cinematografia, democratico e sganciato dal controllo dei partiti, e una tassa di scopo che lo finanzi permanentemente, pagata da chi il cinema lo usa e/o lo cannibalizza, i provider, le compagnie telefoniche, le televisioni, in chiaro e a pagamento... Così da evitare ogni anno l’elargizione del principe, o ancora peggio, il taglio incondizionato.
Questo però deve avvenire dopo che il Governo abbia reintegrato completamente i tagli al FUS, quando cioè lo Stato avrà dimostrato di avere a cuore l’effettivo rilancio di un settore che è insieme industriale e identitario, motore di investimenti e momento di riflessione e sviluppo di coscienze critiche.
Di questo si deve parlare, ora e con forza. Su questo gli autori, gli attori, i produttori, i politici devono confrontarsi. Non è il momento di “sì però il problema è un altro”. Se questo snodo mancherà, se la discussione, pur nelle diversità sempre presente e auspicabili, non sarà serrata e pratica, potrebbe non esserci un’altra occasione per parlare del rilancio de cinema italiano.
Dobbiamo essere consapevoli che a volte l’unanimismo di facciata può nascondere la paralisi totale, dovuta a diverse e a volte contrapposte idee sul ruolo della cultura, oggi, in un paese martoriato come il nostro.
E’ il momento di scelte chiare e lungimiranti da parte di tutti, soltanto la chiarezza del “dove vogliamo arrivare” potrà far ritrovare la forza e la spinta al rinnovamento di un sistema, quello del finanziamento pubblico al cinema, che deve rinnovarsi per continuare a svolgere la sua imprescindibile funzione: quella di sostegno ad un’industria culturale che sappia coniugare divertimento e riflessione, impegno e capacità critica, mercato e battaglie delle idee.
Per questo le Giornate degli Autori, la sezione parallela della Mostra di cui mi onoro di far parte, si propongono e saranno centro di riflessione e scambio di esperienze per tutta la durata della Mostra. Per questo saremo lì a discutere con ci vorrà essere, senza barriere ideologiche, senza precostituiti steccati.
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