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Articolo 21 - Editoriali
Se questa è una donna
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di Simona Dalla Valle

Mi chiedono di scrivere le mie impressioni sulla presunta, recente aggressione ai danni dell'onorevole Santanché in occasione della festa di fine Ramadan di Milano.

Per chi non fosse a conoscenza del fatto domenica 20 settembre la signora Billionaire si è prodigata in un eroico tentativo di liberazione della donna musulmana dalla schiavitù del burqa, in seguito al quale, sostiene, è stata vittima di qualche insulto e addirittura un pugno da parte di un uomo misterioso. Nota ai più per la raffinatezza che da sempre la contraddistingue (si ricorda ai lettori il dito medio – pardon, l'onorevole dito medio – rivolto ad alcuni giovani comunisti a Roma nel corso di una manifestazione) e sconvolta dalla violenza scaturita da un gesto dettato dalla sua assoluta bontà d'animo, l'ex parlamentare si è successivamente recata all'Ospedale Fatebenefratelli per accertamenti. Qui si è rifiutata di sottoporsi a esami radiografici e ha ottenuto una prognosi di 20 giorni.


Vorrei passare in rassegna le principali dichiarazioni della Santanché in seguito a quanto accaduto:

La legge 152 del 1975 vieta che si giri con il volto coperto
Nei prossimi trenta secondi posso pensare ad almeno altrettante leggi che non solum non vengono rispettate, sed etiam la loro violazione è, come dire, agevolata dal governo stesso. Onorevole, vogliamo parlarne?

Non ce l’ho con queste povere donne, ma con chi le manda e le soggioga
Abdel Hamid Shaari, presidente dell'Istituto culturale islamico di viale Jenner, pur negando l'aggressione ha precisato che la Santanché non si è limitata a esprimere verbalmente il suo sdegno (cosa che, purtroppo, è concessa anche a lei) ma insieme a quei grandi esempi di tolleranza dei suoi soci ha cercato di strappare il velo ad alcune musulmane. Se non ce l'hai con queste “povere donne”, cara Daniela, perché hai cercato di umiliarle?

Il burqa è un'umiliazione per le donne.
Santanché, su questo ti appoggio. Non fosse che sono un'umiliazione per le donne anche le tette e i culi che vediamo ogni giorno in televisione; sono un'umiliazione per le donne certe rughe stirate, la chirurgia plastica e il botulino; sono un'umiliazione per le donne le selezioni del personale del suo locale in costa Smeralda (e qui apro un excursus: sono una fotografa, e alcuni mesi orsono ho partecipato a un casting per lavorare in questo ambito al Billionaire. Più che altro ero curiosa – di quella curiosità mista a fascinazione che si prova di fronte alle cose spaventose o raccapriccianti, simile al concetto di sublime teorizzato da Edmund Burke – e infatti le mie aspettative non sono state deluse. Al colloquio non ho nemmeno dovuto aprire il portfolio, e dopo meno di un minuto venivo accompagnata alla porta perché “Sa, stiamo cercando di creare una squadra di lavoro di ragazze con un certo fisico e alte almeno 1,80m, capisce che una di 1,70 lì in mezzo starebbe proprio male”. Il ragionamento non fa una piega, certo, ma provate a mettere in mano una reflex con un teleobiettivo da quattro chili in mano a una ragazza che ne pesa quaranta e alta come una palma da cocco: la vera sfida è farla stare in piedi, mica il fatto che scatti delle fotografie), sono un'umiliazione per le donne gli stipendi sempre inferiori quelli di un uomo, sei un'umiliazione per le donne tu stessa. Il fatto che sotto sotto pensi che alcune esponenti del sesso femminile meritino tutto questo non significa che ogni giorno io provi a contribuire alla loro mortificazione...

Un appello, onorevole leader del Movimento per l'Italia: invece di tormentare le musulmane, faccia come lo yogurt Activia: l'unico movimento che può provocare è quello intestinale. E a tirare l'acqua ci pensiamo noi.

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