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Articolo 21 - Editoriali
Mancano 4 giorni a piazza del Popolo
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di Federico Orlando*

Cara Europa, non  ero certo di voler venire a Roma il 3 ottobre, per la manifestazione indetta alle ore 16 dalla Federazione della stampa, da Articolo 21 e da altre associazioni e da giornali come il vostro, contro il bavaglio all'informazione. Ma dopo aver ascoltato, in diretta radio, le bischerate e le calunnie (vedi Kabul) del premier contro l'opposizione, e soprattutto l'ovazione che la platea ha
riservato a Feltri, il killer di Boffo, mi sono convinto che ognuno di noi deve fare qualche piccolo sacrificio, magari un giorno fuori casa, per mandare un messaggio a troppi italiani a cui piacciono insieme l'anarchia per se stessi e il manganello per gli altri. Antonio Marradi, Ferrara

Caro Marradi, le cose che l'hanno fatta decidere a venire a Roma, sono solo le ultime di una serie aberrante di follie. A parte le foto di un premier che esterna all'abbronzata Michelle Obama, davanti a un marito sgomento, tutta la sua concupiscente ammirazione per l'avvenenza della first lady, e che poi prende l'areo per farsi vedere contrito dal papa in partenza per Praga e comprarne da lui l'indulgenza o la remissione dei peccati ; stile e dignità a parte, dicevo, l'attacco al pluralismo dell'informazione ha ormai una storia lunga, che solo la ribellione della citadinanza può fermare. Le querele milionarie a la Repubblica e all'Unità, quelle di Maroni a Famiglia cristiana, lo spostamento di Ballarò per consentire al premier di non avere concorrenti nel monologo di Porta a Porta, il rinvio di Matrix (Mediaset) per lo stesso motivo, gli attacchi a uomini e donne del Tg3 e di RaiTre, la pugnalata al direttore di Avvenire, l'esilio per giornalisti berlusconiani quali Giordana, Belpietro, Facci colpevoli di mancato killeraggio, la richiesta agli imprenditori di non dare pubblicità ai giornali non devoti al premier, l'invito a non pagare il canone Rai mentre gli introiti pubblicitari continuano ad essere incassati da Pubblitalia (altro tentacolo della piovra berlusconiana), sono elementi di una campagna che dura da oltre un anno: da quando, con un colpo di mano in Commissione di vigilanza Rai, sempre presieduta da un parlamentare dell'opposizione, la maggioranza ne scelse uno di suo comodo, fino a quando la non collaborazione di Pd e Idv la costrinse a fare marcia indietro e a subire la presidenza Zavoli.  Doverebbe dunque essere chiaro a tutti (anche al cosiddetto popolo delle libertà,  dove anche i suoi giornalisti cominciano a cadere o a essere imbalsamati), che lo slogan di sabato, “il dovere dei giornalisti di informare, il diritto di milioni di cittadini di sapere”, è diretto a tutti; e che partecipare alla manifestazione, anche senza rinunciare alle proprie posizioni politiche, significa aiutare se stessi a poter avere un'informazione plurale e non come piace a Putin, che i giornalisti “antirussi” li fa ammazzare. Cinque milioni e mezzo di cittadini, seguendo Annozero, hanno dimostrato di non voler subire il nuovo fascismo. La decisione del ministro Scaiola di rivedere il contratto di servizio della Rai è fuorilegge, perché quel contratto non consente al governo di svolgere istruttorie sui contenuti di una trasmissione né di chiedere l'intervento dell'autorità della comunicazione: lo ha ricordato l'avvocato D'Amati, richiamando la recente sentenza della Corte costituzionale sul caso del consigliere Petroni, che esclude ogni interferenza governativa nella gestione editoriale della Rai,  e conferma che la Commissione di vigilanza deve mantenere gli amministratori della concessionaria a riparo da pressioni e condizionamenti. Infine, caro Marradi, si ricordi che il 3 ottobre coinciderà più o meno con l'approvazione del ddl Alfano, che proibisce le intercettazioni e somministra galera e multe a chi le pubblica, così impedendo perfino la lotta ai delitti di mafia: molti dei quali sono stati scoperti e perseguiti solo grazie a intercettazioni che riguardavano indagati non mafiosi. Come vede, insieme alla libertà d'informazione rischiamo di perdere anche quella sicurezza di cui la destra ha fatto un suo cavallo di battaglia. 

* Europaquotidiano - 28 settembre 2009

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