Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - ESTERI
Iran: l'ombra della repressione sui manifestanti dell'11 febbraio
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Ahmad Rafat *

Iran: l'ombra della repressione sui manifestanti dell'11 febbraio

L'Iran di Mahmoud Ahmadinejad prepara i festeggiamenti per il 31° anniversario della Rivoluzione Islamica con un'ondata di arresti, provocazioni internazionali e attacchi contro le sedi diplomatiche occidentali a Teheran. Le grida di Morte a Berlusconi dei giovani basiji iraniani travestiti da studenti, che tiravano le pietre contro la sede dell'ambasciata italiana e cercavano di sradicare il cartello stradale con la scritta Via Roma, ha scatenato una grande indignazione tra molti iraniani, che hanno apprezzato in questi giorni le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, che durante la visita in Israele aveva parlato del sostegno alla forte opposizione al governo di Ahmadinejad come un dovere dell'Italia. Le parole del Presidente del Consiglio, hanno confermato in un certo senso la solidarietà senza precedenti dimostrata dalla società civile italiana e dagli enti locali e quelli non governativi negli ultimi sette mesi. La rabbia del governo di Ahmadinejad nei confronti dell'Italia e degli italiani, non è solo di questi giorni. In realtà il presidente iraniano ha iniziato a odiare lItalia e gli italiani nel giugno del 2008, quando visitò per la prima e l'ultima volta Roma, in occasione del vertice della Fao. Dopo quella accoglienza fredda e contestata, Ahmadinejad giurò vendetta nei confronti dell'Italia e degli italiani. Una vedetta che fu taciuta per ragioni economiche. Ora che il governo italiano ha deciso di ridurre drasticamente le relazioni commerciali tra i due paesi, impedendo all'Eni di realizzare nuovi investimenti nella Repubblica Islamica e chiedendo alla SACE di non assicurare i contratti delle società italiane che operano sul mercato iraniano, Mahmoud Ahmadinejad non vede più ragione per non inserire anche l'Italia nel lungo elenco dei suoi nemici.

Gli iraniani, al contrario degli occidentali, non considerano il dossier nucleare, una loro priorità. La principale priorità del paese era e rimane la violazione dei diritti umani. Quello che ha colpito positivamente l'opinione pubblica italiana, e di conseguenza ha provocato la rabbia del regime degli Ayatollah e dei Pasdaran, proprio l'accenno delle massime autorità del governo italiano alle violazioni dei diritti umani in Iran. Il sostegno all'opposizione iraniana annunciata dal premier Silvio Berlusconi, e la dichiarazione di Franco Frattini, secondo il quale l'Italia non tollererà gli attacchi contro coloro che l'11 febbraio manifesteranno pacificamente a Teheran, seguite da analoghe dichiarazioni rilasciate dalle forze dellopposizione e dalla società civile italiana, hanno fatto dell'Italia un paese amico, per lopinione pubblica iraniana, e nemico pericoloso, per la Repubblica Islamica. Basta un excursus veloce sulle pagine iraniane presenti nei social network, per rendersi conto di quanto questa nuova politica italiana, e il sostegno offerto da associazioni come Articolo21, Fnsi, Isf ed altri sono apprezzati dagli iraniani. Proprio qualche giorno prima che il Presidente del Consiglio annunciasse l'appoggio del governo italiano all'opposizione democratica in Iran, alcuni giovani di Teheran avevano aperto una pagina su Facebook per ringraziare gli italiani.

Quanto fatto fino ad oggi in Italia è tanto ma non basta. La situazione nella Repubblica Islamica, per quanto riguarda i diritti umani, non solo non sembra destinata a migliorare, ma sta peggiorando di ora in ora. Mentre scrivo i giornalisti in carcere sono 66, ma non è detto che questo numero non sia aumentato quando avrete finito di leggerlo. Oltre un centinaio di giornalisti hanno dovuto abbandonare il paese negli ultimi sei mesi, e con loro altrettanti attivisti del movimento per i diritti delle donne e i leader del movimento studentesco. Per l'11 febbraio i provvedimenti annunciati dall'autorità della Repubblica Islamica non promettono nulla di buono. Bisogna continuare sulla strada della difesa dei diritti dei cittadini iraniani di manifestare pacificamente, e avere accesso alla libera circolazione dell'informazione e libertà d'espressione. In questo momento così delicato nella storia contemporanea iraniana il sostegno che può offrire l'occidente, e in particolare l'Italia può essere determinante: potrebbe costringere il regime degli ayatollah e dei pasdaran a porre il freno all'inaudita violenza con cui attacca giovani, donne e democratici iraniani che nulla chiedono se non decidere autonomamente e liberamente del loro futuro.

* portavoce dell'Iniziativa per la Libertà d'Espressione in Iran e membro del direttivo di Information Safety & Freedom


Letto 6461 volte
Dalla rete di Articolo 21