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Articolo 21 - Editoriali
Chi ha paura della Rete?
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di Luigi De Magistris*

In queste settimane si sta discutendo in Europa di beni pubblici, di beni primari, di quelli tradizionali e di quelli nuovi. E’ venuto il momento di legiferare sulla Rete. Su Internet. Sulla comunicazione globale, su quella rete di connettività che realizza la libera circolazione delle idee, che offre informazione, che racconta fatti. C’è bisogno di diritti in questo settore. Il pluralismo delle opinioni, il confronto delle idee, la dialettica democratica che si sviluppa in Rete preoccupa i detentori del Potere. Difatti, quando le opinioni maturano, quando le informazioni corrette circolano, quando si discute in libertà, poi può accadere che i cittadini del globo maturino una coscienza critica, si formino un pensiero libero (e critico), producano dissenso ai regimi. Pratichino democrazia. Tutto questo preoccupa i detentori del pensiero unico, i formatori delle coscienze narcotizzate, i produttori delle menti normalizzate e confuse. La confusione è linfa per i detentori dell’informazione dell’oligopolio, la contaminazione è, invece, la linfa della democrazia. Discutere di Rete, significa anche fare Politica e dire anche, il che non guasta, qualcosa di sinistra, guardando al futuro. Due sono le principali correnti di pensiero in Europa. Una, di impostazione liberale, secondo la quale la Rete è un diritto da esercitare senza costrizioni e limitazioni, senza interventi di tipo statuale. L’altra, di cultura socialista, secondo la quale l’accesso alla rete, ad internet e, quindi, alle informazioni, è un diritto di tutti da tutelare e, quindi, un dovere per lo Stato e per gli enti pubblici garantirne l’accesso a tutti. Un bene primario. Quest’ultima è la strada da perseguire. In Italia, invece, chi governa, come è noto, non tutela i beni pubblici (privatizzazione dell’acqua), men che mai gli interessi collettivi. Chi governa non ha nemmeno una cultura liberale (nonostante si chiami partito del popolo delle libertà). Chi governa attua una terza via, quella del neoautoritarismo, del peronismo dell’opulenza. Mentre anche  la Cina pensa alla Rete quale strumento per la crescita del Paese, il governo Berlusconi tenta di condizionare l’accesso pubblico ad internet. Ne segnala la sua intrinseca natura sovversiva, ne paventa i pericoli, intravede la presenza del diavolo tra gli internauti, dei mafiosi che possono infiltrarsi in facebook, per non parlare degli eversivi di twitter. Balle di regime. E’ chiaro che in internet c’è di tutto, ma è la democrazia della rete (e non la plutocrazia del regime berlusconiano) che fa la selezione. Quindi giù le mani dalla Rete e lottiamo per l’accesso gratuito ad internet per tutti e dappertutto. Hanno paura della Rete perché temono che attraverso le informazioni cresca il dissenso al regime e, quindi, giunga il suo crollo. C’è bisogno di una grande mobilitazione tra il popolo e nelle sedi istituzionali – a tutti i livelli- per la Rete pubblica. La Rete è un bene di (e per) tutti, è un mezzo per la realizzazione di forme più compiute di democrazia. La Rete avvicina il fresco profumo di libertà.

* l’Unità – 29 novembre 2009

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