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Articolo 21 - Editoriali
Italtel, la "morte lenta" di un'azienda leader
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di Bruna Iacopino

Contrariamente all'ottimismo propagandato e strillato in tutte le salse, la crisi sta mostrando adesso, in questi mesi, ilsuo volto reale. Le aziende continuano a tagliare sul personale, i lavoratori scendono in piazza e protestano, chiedono l'intervento delle istituzioni, l'attenzione della stampa. Succede anche oggi: mentre scriviamo i dipendenti della Italtel, azienda leader in Italia nel settore delle Tlc con sedi sparse in tutto il mondo, dalla Russia all'America latina, al Nord Africa, stanno protestando contro il drastico taglio di personale annunciato dall'azienda: ulteriori 400 che vanno a sommarsi ai 450 annunciati lo scorso anno per il biennio 2009/2010, unitamente alla chiusura di una delle sedi; ancora in dubbio se si tratti di Roma o Palermo, anche se con molta probabilità, Roma sembra essere la candidata ideale.

I lavoratori della sede romana questa mattina hanno fatto sentire la loro voce di fronte alla sede della Regione Lazio, mentre ieri, a Palermo, sono scesi in piazza i lavoratori della sede di Carini, per sollecitare un uguale intervento da parte della regione Sicilia.
A quanto si apprende dal comunicato diramato in questi giorni dal Coordinamento Nazionale RSU Gruppo Italtel e dalle Segreterie Provinciali e Nazionali di FIM-FIOM-UILM, la crisi sarebbe imputabile, in buona parte, al calo delle commesse da parte di Telecom che in Italtel ha una partecipazione del 19,37%, e che rappresenta uno dei clienti principali. Il calo di fatturato ammonterebbe ( stando ad alcune voci) a ben 50 milioni di euro per il 2009, che si affiancherebbero alla stessa cifra per il 2010.
Telecom viene dunque messa sotto accusa, come una delle prime responsabili di questo crollo, ma in seconda battuta il dito viene puntato anche contro il Governo, che rimandando il progetto relativo alla banda larga avrebbe di fatto privato l'azienda di una commessa importante, continuando a far permanere l'Italia in una condizione marginale rispetto al resto d'Europa. A metà novembre il ministro per lo sviluppo economico si esprimeva in questi termini: “Riteniamo che sia un investimento prioritario da portare avanti. Berlusconi ne è convinto e io sono convinto che prima della fine dell'anno porteremo in approvazione e finanzieremo la banda larga...”; nell'ambito della discussione sulla finanziaria però quello stanziamento, 800 milioni di euro, non è previsto; i fondi vengono congelati. Il 16 dicenbre passa un ordine del giorno presentato dall'opposizione: i fondi devono essere sbloccati. E così via, senza che questo cambi nulla nella vita dei lavoratori: “ Italtel è un' importante azienda italiana nel mercato delle TLC, poi nei fatti nessuno si preoccupa se questa esperienza fatta di un enorme patrimonio UMANO e PROFESSIONALE sta morendo lentamente!” Si legge ancora nel comunicato, ed è un grido d'allarme.
Oltre alle mancate commesse, altro capitolo è poi rappresentato dalle banche che non sembrano disponibili al rifinanziamento del debito e alla ricapitalizzazione della società da parte degli azionisti, se non, sottolineano i sindacati, ad alcune condizioni: o si aumenta il fatturato, oppure si riducono i costi, il che significa tagliare sul personale e sulle sedi.
L'azienda – si legge nel suddetto comunicato- ha già dichiarato, durante l'incontro dell'8 gennaio, di voler “ridurre/chiudere alcune attività in Russia, Spagna e Belgio perchè rendono poco o non rendono e di aumentare attività in Brasile e Nord Africa.”
Per quanto riguarda l'Italia invece si attende il nuovo piano industriale che a giorni dovrebbe essere presentato. Mentre un'ombra viene avanzata sul vecchio piano, quello del 2009, che, era già improntato ad una pesante riduzione dell'organico. “Italtel come azienda "Global Solution Integrator"... Abbiamo scritto molto su questo piano che non condividiamo e che non ci convince, ma soprattutto abbiamo scritto e ribadiamo che per realizzare un'azienda di questo tipo NON servono 2000 persone ma al massimo un migliaio (forse) e non serve personale con le caratteristiche che hanno le attuali persone...” “1000 dipendenti è l'obiettivo finale, funzionale all'azienda che si vuole realizzare. E' così ?” una richiesta che pesa e non poco per un'azienda che di dipendenti ne conta 2.300. Una richiesta che viene direttamente girata alla politica, accusata di conoscere e tacere.
Intanto per contrastare le decisioni aziendali  il Coordinamento Nazionale delle RSU con tutte le Strutture Sindacali Territoriali e Nazionali di FIM-FIOM-UILM hanno proclamato un primo pacchetto di 8 ore di sciopero per il mese di gennaio, a partire dalla giornata di oggi, che, stando ai comunicati diramati dalla Fiom ha registrato, nello stabilimento di Settimo Milanese un'adesione del 100%, con 500 persone che hanno preso parte al presidio di fronte all'azienda, mentre nuove mobilitazioni sono previste per domani quando a Castelletto si dovrebbe riunire il CDA di Italtel.

Emma Persia

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