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Articolo 21 - Editoriali
Non è politico separare politica e morale
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di Francesco de Notaris

Siamo ormai prossimi alle elezioni regionali. La regressione della prassi democratica lascia recepire come fatto normale la scelta dei candidati da parte di ristrettissimi gruppi sulla base di criteri disparati che vede come prioritario quello del "possesso" dei voti. Non si opera grande riflessione sul "perchè" si presume che un soggetto goda del consenso e di quale consenso.
Nelle ultime elezioni politiche il voto non è stato dato al candidato, ma alla lista. Per tale motivo capire, come si faceva una volta, chi è "in possesso" di voti è impossibile.
In mancanza di definiti progetti i Partiti invitano possibili candidati e costoro, perchè ritenuti portatori di voti, sono sollecitati da più parti e si offrono anche al migliore offerente o tentano di collocarsi in liste nelle quali immaginano possibilità di elezione.
Il riferimento al bene comune, agli interessi veri dei Cittadini e non a quelli delle oligarchie che li contrabbandano come rispondenti ai giusti desideri popolari, è quasi sempre assente.
Le capacità, le competenze, i valori morali dovrebbero costituire per la politica un'esigenza forte, l'esigenza stessa della politica.
Inoltre si dovrebbe evitare di costituire caste di professionisti della politica, di persone senza ruolo riconosciuto nella società, che introducono in politica il desiderio di immortalità per se stessi e sono disponibili ad ogni trasformismo per mantenere "il posto" e sono arrendevoli e deboli nei confronti dei tutori e benefattori.
Ci si lamenta della politica. Ma la politica non si attua senza le donne e gli uomini e se costoro sono insufficienti la politica non sarà rispondente alle esigenze, ai tempi.
Oggi persone senza prestigio e dignità occupano ruoli anche rilevanti come eletti nelle pubbliche Amministrazioni e nel sud il fenomeno è macroscopico.
Questa faccenda del sud merita attenzione. Ci si riempie la bocca della necessità dello sviluppo, della lotta alla mafia, alla massoneria e poi si agisce in maniera contraddittoria, subdola.
Si rilasciano interviste che sembrano dettate da educande del tempo che fu e contemporaneamente si persegue in logiche camorristiche, dando prevalenza alle appartenenze, alla raccomandazione, al sotterfugio.
Questa storia deve finire una volta per tutte. In Campania molti gruppi, numerosi Cittadini non possono più sopportare la privatizzazione dei compiti delle Amministrazioni, le società di comodo, le assunzioni coperte, senza concorso, il familismo amorale, l'istituzionalizzazione della tangente sui lavori pubblici, la gestione, da parte anche degli Assessori in primarie Amministrazioni, dei progetti alimentati da fondi pubblici con criteri personali ed anche utilizzando società dopo averle costituite in conflitto di interessi. Ormai non è più un fatto raro che le concessioni siano occasione di corruzione.
A che serve che i responsabili dei Partiti, che i leader si lamentano se poi non hanno gli strumenti per individuare i candidati alle elezioni?
Si evidenziano insieme schizofrenia, cinismo, ipocrisia. Ognuno discetta di progetti, massimi sistemi, valori e virtù, trasparenza e dignità e poi i candidati restano gli stessi artefici del fallimento, vecchie volpi di infimo livello attorniati da giovani rampanti che non potranno essere eletti e da amici e poi  dalle donne, che, in gran parte, sono individuate dagli uomini delle liste.
Una casta di uomini di Partito senza Partito ripiegati su dichiarati interessi dei Partiti che non esistono, in quanto agli occhi dei Cittadini appare sempre più evidente il Partito unico degli affari trasversali.
Ed è questo il Partito che si contrappone a quello del bene comune da perseguire.
L'unica proprietà dei poveri, dei semplici Cittadini è il bene comune.
E del bene comune tradito i politici, gli amministratori, i dirigenti, gli imprenditori degli affari illeciti sono ingiusti fruitori e si arricchiscono depredando ed umiliando i deboli e i poveri anzitutto.
La nostra società arranca e non si vedono avanguardie vere, culturali, imprenditoriali, politiche, accademiche che sappiano legare esigenze culturali a strutture amministrative a servizio dei Concittadini, dei mondi vitali della società
Bisogna essere nettissimi nei comportamenti virtuosi che non sono prodotti dalle parole pronunziate ed abusate.
Occorrono uomini, storie personali fatte di verità.
L'invocata moralizzazione va realizzata non con appelli al cielo o rivolgendosi agli elettori invitati a scegliere tra persone già scelte dagli apparati, ma anche con norme precise che la favoriscano e che evitino ogni distorsione, ogni trasformismo.
I vertici dei Partiti vivono in uno splendido isolamento autotutelato e si esercitano in tattiche e strategie, blindati in recinti nei quali l'autoreferenzialità regna sovrana.
I grandi strateghi che da Roma scelgono gli uomini della truppa periferica  funzionali alle battaglie sui tavoli della capitale non riescono a capire che l'Italia si costruisce nei territori, nelle Regioni, nei Comuni dove è necessario individuare ed impegnare gli uomini migliori che devono governare e che, se buoni, rinforzano i leaders e se incapaci trascineranno le loro Amministrazioni e poi iPartiti e i  leader nel disastro.
L'esperienza offre questo messaggio. I fallimenti in periferia, rispetto a Roma, ma al centro di ogni comunità portano al fallimento fino al cuore...dell'impero.
Speriamo che i candidati per queste elezioni saranno donne e uomini di qualità.  In caso contrario vanificheremo ogni aspirazione, ogni esigenza, ogni speranza, ogni diritto degli abitanti del Paese e le responsabilità saranno non dei votanti ma di chi ha costruito le liste. Sia chiaro.

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