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di Fulvio Fammoni*
Lo sciopero del 12 marzo indetto dalla CGIL è a sostegno di precise richieste che riguardano il fisco e la tutela del lavoro. Su questa piattaforma è nostra intenzione incontrarci e coinvolgere il più vasto schieramento di organizzazioni e associazioni.
Si può o meno condividere sciopero e piattaforma, ma non si può cambiare questo dato di fatto.
E’ partita ancora prima che lo sciopero fosse formalmente indetto una campagna di strumentalizzazione.
Si dice che lo sciopero è politico per la vicinanza con le elezioni regionali.
Questa iniziativa, indetta due mesi prima del voto, è per ottenere risultati reali per lavoratori e pensionati: gli scioperi si fanno per affermare le proprie richieste nei tempi utili e non quando le decisioni sarebbero già state prese.
Si parla di sciopero fiscale, da noi mai pensato, questo è uno sciopero a sostegno di precise proposte per riformare un fisco ingiusto che toglie ai poveri e premia i più ricchi.
Si dice che non si sciopera per il fisco, eppure uno sciopero unitario proprio su questo tema era stato annunciato prima della caduta del governo Prodi.
Si diranno tante altre cose.
Quelle che invece sembra non si voglia fare è misurarsi col merito delle proposte che avanziamo.
Anche per questo c’è un compito proprio che deve svolgere un’informazione attenta ai bisogni delle persone.
Non deformare il merito, non essere tifosi di parte, ma in modo equilibrato e consistente dare notizie e fare approfondimento su temi fondamentali per i cittadini italiani. Senza oscurare le ragioni di nessuno, senza raccontare verità di parte come realtà dei fatti.
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