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Articolo 21 - Editoriali
Anche Viareggio domani a L'Aquila. Dopo 8 mesi ancora silenzio
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di Bruna Iacopino

Come sono passati 11 mesi dal terribile sisma che ha distrutto L'Aquila e alcuni paesi limitrofi, allo stesso modo ne sono passati 8 dalla strage che ha spezzato le vite di 32 persone nel disatro ferroviario di Viareggio. 8 mesi durante i quali le indagini sembrano ferme e ancora nessuno risulta iscritto nel registro degli indagati. 8 mesi durante i quali i famigliari delle vittime e l'assemblea 29 giugno, nata subito dopo la tragedia, non hanno smesso di far sentire la loro voce e di chiedere verità e giustizia per quelle morti assurde. Da qualche mese a questa parte per le strade di Viareggio ha fatto la sua comparsa un manifesto, i cui toni sono di forte denuncia: “La magistratura indaga contro ignoti...”  a seguire la lista delle aziende “coinvolte” quella notte, e in chiusura, “ ... quella notte le fiamme hanno bruciato anche il registro degli indagati?”
Un interrogativo che continua a campeggiare inevasa, e rimbalza anche nell'ambito dell'audizione tenutasi il 2 febbraio di quest'anno da parte dell'8^ commissione del Senato, per intenderci, quella assurta agli onori della cronaca in questi giorni per l'espressione infelice utilizzata dall'Ad Moretti, che aveva definito Viareggio uno “spiacevolissimo incidente”. A tal proposito, nel corso di quella stessa audizione però, il senatore PD Marco Filippi teneva a precisare: “ ...riguardo alla vicenda di Viareggio ufficialmente non vi sono ancora indagati; in questa Commissione l’ho sentito reiteratamente affermare. E` vero, se si considera l’attivita` della magistratura ordinaria; ma voglio ricordare che sono in corso quattro indagini, fra le quali quella dell’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria e una interna condotta dal Governo. Sarebbe opportuno avere almeno una valutazione o un qualche riscontro delle indagini compiute all’interno, comunque di parte e non della magistratura ordinaria, altrimenti si sospendano.”
Un riscontro che, difatti non si verifica neanche nell'ambito dell'audizione del 3 marzo, a carico dell'ing. Chiovelli, Direttore dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie. Chiovelli si limita a riferire delle attività svolte dall'agenzia e di dati statistici raccolti, ma nulla nello specifico, della dinamica dell'incidente che ha sconvolto Viareggio, se non un dato che ha però il suo peso specifico: gli incidenti per sversamento di materiale pericoloso durante il trasporto ferroviario, risultano nel 2009 triplicate rispetto al 2005. Dato che sembra confutare le esternazioni in merito alla sicurezza avanzate dallo stesso Moretti durante la precedente audizione.
Dunque, neanche l'agenzia è in grado di fornire chiarimenti, mentre altre nubi, scure si affacciano.
Da una parte la minaccia rappresentata dal disegno di legge sul “processo breve”, timore da tempo manifestato dai famigliari delle vittime e rimarcato nell'audizione dei primi di febbraio dalla senatrice Granaiola: “ ...un procuratore ci dice che con l’approvazione del disegno di legge sul cosiddetto «processo breve» si correra` persino il rischio di vedere vanificata tutta l’azione penale...” e dall'altra l'ombra di presunte pressioni esercitate sui famigliari da parte delle assicurazioni: “ ...le compagnie di assicurazione – sostiene il senatore Baldini (PdL)- si sarebbero rese disponibili ad una transazione sul danno, a condizione di una rinuncia esplicita da parte dei danneggiati alla loro costituzione come parte civile nel processo penale.”
Ipotesi immediatamente negata da Moretti, che garantisce: “ Faremo in ogni caso delle verifiche” e sottolinea come molti dei risarcimenti siano comunque già partiti.
Non sembrano però accontentarsi dei risarcimenti i parenti delle vittime che domani saranno a L'Aquila per dire no ad una legge che di fatto accorcia i tempi processuali mettendo a rischio anche una vicenda complessa come quella del 29 giugno. E non sono contenti neanche gli abitanti del novarese che negli ultimi mesi stanno portando avanti una battaglia solitaria e passata sotto silenzio. I 14 carri cisterna carichi di gpl diretti a Gricignano e che deragliarono provocando la morte di 32 persone erano infatti partiti dalla Sarpom di Trecate, a pochi chilometri da Novara.
Il mancato dibattito sul trasporto delle merci pericolose a mezzo ferroviario ha acuito la preoccupazione, considerato che i treni ad “alto rischio” attraversano per l'esattezza 109 comuni prima di arrivare a destinazione. ''Proponiamo che i trasporti pericolosi avvengano fuori dai centri abitati - spiega Oreste Strano, membro del Comitato “ Salva Novara” - Tragedie come quelle di Viareggio possono ripetersi, basti pensare che due mesi fa un convoglio ha preso fuoco a Grosseto e si e' evitato il peggio solo perche' un automobilista se n'e' accorto e ha dato l'allarme''. “ Per adesso – conclude Strano- le istituzioni non ci hanno minimamente considerato, ma nella prossima settimana ci riuniremo per una nuova assemblea e decideremo sul da farsi. Non abbiamo alcuna intenzione di fermarci''.
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