Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
Nucleare: veline da “Min.cul.pop.”
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Gianfranca Fois

“Sul nucleare bisogna fare una corretta informazione, anche nelle scuole”- dice. In particolare “bisogna fare una corretta informazione sui rischi, che sono davvero limitati”. Per questo “insieme al ministro della Salute Fazio - ha continuato- stiamo costituendo un tavolo con esperti di medicina, con il coinvolgimento degli enti di ricerca competenti, per offrire al paese una conoscenza scientifica su questo tema”. Queste le parole agghiaccianti pronunciate da Maria Stella Gelmini.
Agghiaccianti perché mettono in evidenza in modo impietoso l’ignoranza, la volgarità della “ministra” dell’ Istruzione della repubblica italiana.

Un calcio alla storia della scuola, della pedagogia, della didattica non solo del nostro paese ma di tutti i paesi democratici, che ci riporta agli anni bui del  fascismo con gli studenti da indottrinare con contenuti preconfezionati, tutto il contrario di quello che, nella nostra secolare tradizione occidentale, significa scuola, luogo libero di studio critico e confronto.

Le parole della Gelmini fanno il paio con le prese di posizione ipocrite di candidati del PdL alle elezioni regionali: si alle centrali nucleari ma non nella nostra regione. E’ il trionfo di un individualismo becero indegno della nostra cultura e di ogni principio di solidarietà civile.
A fianco di queste “perle” è in atto però anche una campagna di informazione, per ora in sordina, sicuramente più subdola e che si avvale di diversi mezzi.

Comincia infatti ad aggirarsi per l’Italia uno strano personaggio, l’esperto di…..forse dell’ambiente, forse di climatologia, forse, con una certa civetteria, un non esperto, ma il comune denominatore è far passare l’idea che per le questioni energetiche la soluzione, la ricetta  migliore sia….di tutto un po’: un po’ di eolico, un po’ di fotovoltaico, un po’ insomma di fonti rinnovabili, il tutto però condito e insaporito con il nucleare.
Oppure si sguinzagliano esperti che si presentano preoccupati per la contaminazione dell’ambiente (determinata dalle emissioni delle fonti di energia tradizionale) e alla fine, come per caso, sottolineano che le centrali nucleari non emettono la famigerata CO2 ( emessa invece dai combustibili fossili) e allora perché non approfittarne?

Un altro esempio ci viene anche dal sito di un importante quotidiano italiano che ha realizzato un servizio sulla centrale di Flamanville in Normandia, centrale in cui, in questi ultimi anni, si sta cercando di costruire un terzo reattore del tipo di quelli che dovrebbero essere utilizzati in Italia secondo gli accordi tra il governo italiano e quello francese.

Dopo una breve ricostruzione dei fatti, le interviste al sindaco del paese, al deputato locale. E qui balza agli occhi la grande differenza tra la Francia e l’Italia perché in Francia per poter costruire una centrale si devono, per legge, coinvolgere i cittadini interessati attraverso le loro istituzioni, e inoltre non si parla di riconoscimenti compensativi ma di tutta una serie di ricadute economiche, e non solo, sul territorio dovute alla realizzazione di infrastrutture, opportunità reali di lavoro che precedono e accompagnano la costruzione della centrale; costruzione che avviene solo se i cittadini hanno espresso, attraverso i loro rappresentanti, opinione favorevole.

Il servizio è accompagnato anche da interviste a esponenti dell’Enel, ente  che partecipa per circa un 12 per cento alla costruzione, e dalle immagini accattivanti dei paesaggi normanni. Non viene però fatto quasi cenno agli aspetti negativi del nucleare, insomma si tace dei problemi derivanti dalle scorie, degli incidenti che si verificano più frequentemente di quanto veniamo a sapere, dei problemi della sicurezza, degli altissimi costi.
Si tace anche sul fatto che la Francia  produce il 78 per cento di energia elettrica con il nucleare ma importa più petrolio di noi. Infatti il nucleare produce energia elettrica e cioè solo una percentuale del fabbisogno energetico di una nazione, senza contare che una parte dell’energia prodotta viene consumata, infatti è necessaria energia per la costruzione dell’impianto ( 7-10 anni), e per la dismissione e i controlli (decine di migliaia di anni); la durata di una centrale è valutata per un massimo di 40 anni mentre per le nuove si parla di 60 anni.

Alla fine però ci presenta in termini entusiastici uno spot televisivo prodotto in Belgio da un consorzio favorevole al nucleare. Nello spot si presentano sì i problemi legati all’energia nucleare, ma questi dovrebbero essere sconfitti non da risposte scientifiche ma…….da altrettante domande che giocano soprattutto sui sentimenti (i figli e il loro futuro), o  su affermazioni vaghe e così inconsistenti da risultare imbarazzanti.

 Vengono taciuti,  inoltre, altri importanti aspetti e problemi connessi al nucleare:
1) anzitutto una certa emissione di CO2 c’è ed è dovuta alle operazioni della filiera del combustibile nucleare (trasporto e trattamento dell’uranio, smaltimento delle scorie ecc) e c’è anche l’emissione di CFC, gas serra responsabile della distruzione della fascia di ozono stratosferico.
2) l’uranio non è fonte rinnovabile. Nel giro di cinquanta-ottanta  anni le riserve dovrebbero esaurirsi mentre i tentativi di autoriproduzione dell’uranio, all’interno del processo,  sono ancora allo stato sperimentale, senza parlare del costo sempre più alto dell’uranio.

3)non si sa ancora come custodire e gestire  in modo sicuro le enormi quantità di scorie prodotte, arrivano notizie e anche immagini allarmanti, per esempio dalla Germania, dove centinaia di fusti contenenti scorie altamente radioattive ( non dimentichiamo che la dispersione dei residui avviene nel corso di migliaia di anni) deposti nel fondo di una miniera  mostrano cenni di corrosione nel materiale dei contenitori e non si sa ancora come intervenire. Esistono, è vero, dei progetti che prevedono una inferiore produzione di scorie nelle centrali da costruire tra quaranta anni, ma per il momento non sono praticabili.

Ci sono inoltre, anche in mancanza di incidenti, le ricadute nocive sull’ambiente e sulla salute sia dei lavoratori ( basti solo pensare ai tumori ai polmoni che hanno colpito un gran numero di lavoratori delle miniere di uranio negli USA, in gran parte  Navajo) sia dei cittadini che si trovano a vivere nei dintorni di una centrale nucleare.
Tutto questo mentre diversi paesi dell’Europa centro-settentrionale  e del Mediterraneo stanno predisponendo due grandi progetti per lo sfruttamento dell’energia prodotta dal sole e dal vento.

Insomma le informazioni sul nucleare sono, quando ci sono, incomplete e talvolta manipolate; silenzio tombale, invece, su una politica di educazione alla riduzione dei consumi di energia, a un diverso stile di vita, più sobrio e maggiormente rispettoso  della natura, ad una vita più a misura d’uomo, in un momento in cui centinaia di milioni di cittadini dei paesi emergenti si affacciano al mondo dei consumi.

Letto 1829 volte
Dalla rete di Articolo 21