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Articolo 21 - Editoriali
"Le vostre tasse le paga il nostro futuro". Il 12 gli studenti in piazza con i lavoratori
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di Rete degli studenti e Unione degli universitari

Lo denunciavamo da tempo, ora lo certifica anche l’Ocse: l’Italia è l’ultimo Paese in Europa per mobilità sociale. Nel nostro Paese il futuro di un giovane è legato alle condizioni sociali dei genitori, se il padre è un dottore e ha un buon salario, il figlio è quasi certo che vivrà la medesima condizione, se invece il padre è un diplomato ed ha un salario basso il figlio difficilmente conseguirà una laurea che gli aprirà le porte dell’emancipazione sociale.

Collegando quanto studio ai precedenti rapporti della stessa Ocse, rispetto all’istruzione viene un quadro molto ben definito della malattia cronica che vive la società italiana e che ha tra le maggiori colpe la mancanza di considerazione del Governo nei confronti del diritto allo studio.

In uno scenario che non si può non definire “drammatico” per il nostro Paese e che ha lasciato l’Italia ad una divisione di classe di fatto, il Governo ha scelto la sua politica, tesa non a invertire questa tendenza ma ad accentuarla. Le scelte di tagliare in maniera ingente i finanziamenti al sistema di istruzione, difatto, vanno nella direzione diametralmente opposta a quella di un Paese civile che guarda al suo futuro e al futuro di tutti i suoi cittadini

I provvedimenti varati nei confronti di Scuola e Università ben rappresentano il metodo con il quale il governo Berlusconi sta affrontando questa fase cruciale per il nostro Paese.

Il riordino della secondaria, infatti, presentato dalla Gelmini e da Berlusconi come la riforma epocale che da decenni la scuola pubblica italiana attendeva, in realtà è un gran polverone che cambia tutto per non cambiare niente e, dietro la maschera di una rivoluzione, si nascondono i tagli e la riduzione della scuola pubblica ai minimi termini. La finta riforma, infatti, ci sembra più un decreto attuativo dei tagli della finanziaria dello scorso anno e tagliando ore, laboratori, materie, sperimentazioni, insegnanti, lascia la scuola in una condizione di totale confusione e di carenza formativa assoluta. Inoltre il ddl Cazzola, che reintroduce la possibilità di assolvere i percorsi formativi nell’apprendistato, riporta la scuola italiana a un modello Gentiliano sostituendo il lavoro con la scuola e vanificando, di fatto, l’obbligo scolastico a 16 anni. 

Il disegno di legge di riforma dell’università, intriso di retorica sulla meritocrazia, riduce la democrazia negli atenei, togliendo potere alla rappresentanza studentesca ed affidandolo alle imprese ai quali vengono aperti i consigli di amministrazione per supplire ai tagli con investimenti privati.
Viene anche attaccato il diritto allo studio, che versa già in una situazione drammatica, con una politica tesa a rafforzare i prestiti d’onore ed il ruolo lucrativo che le banche potrebbero giocare sul diritto allo studio.
 
La crisi che il nostro Paese sta vivendo non è solo economica. L’Italia sta versando un una profondissima crisi in cui chi ha il potere cambia le regole quando vuole, in cui il confronto e il dissenso non sono concepiti, in cui chi ha i soldi e le conoscenze va avanti a scapito di chi rispetta le regole e vive in una situazione economica svantaggiata. E’ una crisi della democrazia, una crisi del senso civico, una crisi culturale a tutto tondo.

Il ruolo dell’istruzione, anche in una crisi come questa, è proprio quello di ricreare le basi, gli spazi culturali perché possa rinascere nei cittadini maggiorenni di domani il senso della collettività, il principio dell’uguaglianza, della solidarietà.

Mettere a rischio l’istruzione pubblica scolastica e universitaria significa non riconoscere questa crisi, o peggio pensare che questa crisi debba essere la base per creare una società improntata su principi diversi da quelli che i nostri padri hanno scritto nella Carta Costituzionale.

L’Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti aderiscono allo sciopero generale proclamato dalla CGIL per il 12 Marzo, con l’occasione per noi studenti di scendere in piazza per protestare contro le politiche del governo in materia di istruzione e per mettere al primo posto dell’agenda della politica italiana l’investimento sull’istruzione, che rappresenta la chiave per uscire da questa crisi e per la difesa del nostro futuro!

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