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Articolo 21 - Editoriali
Per la Regione Umbria, il sindaco di Gubbio, Orfeo Goracci (Prc-Pdci)
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di Orfeo Goracci, candidato alla Regione dell'Umbria

Di professione maestro elementare, diviene segretario del PCI nel 1987, dopo tre anni passati alla guida della locale sezione della FGCI. Nel 1988 è capogruppo in Consiglio comunale, e nel 1989 viene nominato assessore all'ambiente e ai lavori pubblici.
Nel 1992 aderisce al Partito della Rifondazione Comunista. Nello stesso anno viene eletto alla Camera dei Deputati, dove resta fino al 1994, mentre dal 1995 al 2000 siede nel Consiglio regionale dell'Umbria, e per quattro anni è anche vice-presidente della Giunta regionale.
Nel 2001, sostenuto da Rifondazione Comunista, Verdi e una lista civica, viene eletto Sindaco di Gubbio al ballottaggio con 10.623 voti; è confermato nel ruolo di primo cittadino anche dopo le consultazioni del 2006, nelle quali riceve oltre 11.000 preferenze.
Membro del comitato politico nazionale di Rifondazione in quota alla mozione 1 (Ferrero, Grassi), Goracci è stato candidato alle elezioni europee del 2009 nella Circoscrizione Italia centrale per la lista anticapitalista formata da PRC e PdCI.
Questo in sintesi il programma di Orfeo Goracci

Occorrono programmi chiari e precisi, che oltrepassino i personalismi e che siano in grado di offrire risposte concrete. Anzitutto risposte alla crisi, che duramente sta colpendo anche la Regione. E poi lo sforzo di mettere in campo una nuova stagione di governo per l'Umbria.

PIANO REGIONALE DEL LAVORO
Per sostenere le politiche occupazionali in una fase di forte crisi produttiva va definito un nuovo intervento pubblico con caratteristiche di programma, che da una parte definiscano la valorizzazione dei poli industriali e le nuove professionalità, dall’altra riformino le norme che regolano i trasferimenti alle imprese, introducendo il vincolo al mantenimento dei livelli occupazionali, con l’impegno a non mutare la consistenza delle unità produttive e i livelli occupazionali di quelle imprese che beneficiano degli interventi erogati sotto qualsiasi forma dalla Regione Umbria. Va inoltre previsto il vincolo alla localizzazione, introducendo norme che prevedano, in caso di delocalizzazione, la restituzione da parte dell'azienda delle somme percepite a titolo incentivo dalla Regione dell'Umbria.

REDDITO SOCIALE
Proponiamo subito l’approvazione del provvedimento legislativo di istituzione del reddito sociale e, fin dal primo bilancio della nuova legislatura regionale, va prevista una chiara ed adeguata dotazione finanziaria per la misura, anche attraverso fasi programmate di sperimentazione.

POLITICHE AMBIENTALI
Sulla questione dei rifiuti i nostri punti caratterizzanti sono la riduzione a monte della quantità, la raccolta differenziata con porta a porta sostenuta da innovazioni tecnologiche, la tracciabilità dei rifiuti, la premialità per chi differenzia, la chiusura del ciclo con impiantistica tecnologicamente avanzata. Ribadiamo una chiara e forte avversione all’ipotesi inceneritore e una totale adesione ad ogni buona pratica che sia capace di trasformare quello che viene considerato un problema in una risorsa capace di sviluppare occupazione di qualità e di diffondere una nuova cultura ambientale. Esprimiamo totale contrarietà all'ipotesi di insediamenti di centrali nucleari. Siamo contrari all’aumento di impianti di biodigestione e al conferimento obbligatorio negli stessi da parte degli allevatori. Proponiamo la promozione di impianti di stalla, anche con incentivazioni regionali nei confronti dei piccoli medi allevatori, e soprattutto un modello di allevamento che punti su qualità e filiera corta, con punte di eccellenza nell’allevamento a terra.

RIPUBBLICIZZAZIONE DEL CICLO DELLE ACQUE E BENI COMUNI
Aria, acqua, ambiente costituiscono quei beni naturali dai quali dipende la sopravvivenza e la qualità della vita. E’ necessario che vengano sottratti al mercato, affidandone la gestione alla mano pubblica. Riteniamo imprescindibile un intervento di indirizzo regionale volto alla ripubblicizzazione del servizio idrico.

POLITICHE SOCIALI, SANITA’, SCUOLA
In questa fase di crisi bisogna consolidare ed aumentare le risorse per le politiche sociali, riposizionandole rispetto alle esigenze emergenti dalla nuova gerarchia del sociale (anziani, famiglie monoreddito, immigrati, disabili). La sanità regionale, di cui va salvaguardata la funzione pubblica, deve concretamente assicurare ai cittadini di poter esercitare il diritto alla salute, vanno perciò eliminate quelle storture presenti nel sistema, a partire dai tempi di attesa, che ne limitano l'esercizio. Diritto alla salute vuol dire anche sicurezza, in primo luogo sui luoghi di lavoro. I tristi primati detenuti dall'Umbria in materia di incidenti sul lavoro non sono più tollerabili. La scuola e l’università della Repubblica devono mantenere la loro natura pubblica di Stato e garantire che l’accesso ai saperi continui a rappresentare un diritto che ogni persona può esercitare. In quest’ottica si impegna a contrastare i provvedimenti della cosiddetta “riforma Gelmini” e le forme di privatizzazione e di dequalificazione dell’istruzione pubblica previste nel disegno di legge Aprea, sostenendo l’azione dei coordinamenti di insegnanti e dei movimenti organizzatisi nel territorio regionale e partecipando alla loro mobilitazione.

L’ITALIA MEDIANA
Il governo regionale dell'Umbria si faccia promotore di una politica comune delle Regioni dell'Italia mediana, quale strumento necessario per fare massa critica e resistere alla destrutturazione del modello sociale che vuole imporci il federalismo fiscale, ma anche per migliorare l’offerta dei servizi sociali, per definire un livello ottimale del sistema delle infrastrutture in grado di essere un valore aggiunto per il sistema produttivo. E' necessario che le Regioni del centro definiscano politiche comuni e sviluppino una programmazione economica e sociale che vada oltre i propri ambiti territoriali per abbracciare l’intera porzione dell’Italia mediana. In particolare centrale risulterà l'impegno per delineare politiche comuni per quanto riguarda l’offerta dei servizi sociali e la sanità, mettendo in rete le strutture sanitarie ed integrando conoscenze, ricerche e professionalità, e le infrastrutture materiali ed immateriali.”

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