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Articolo 21 - Editoriali
Il 25 Aprile non è roba vecchia
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di Ylenia Di Matteo

25 aprile. Giornata di commemorazioni ufficiali, parate e discorsi pieni di pathos ma anche, talvolta, di retorica e sentimentalismi di facciata. Ed esperimenti revisionistici come chi tenta di rovesciare il corso della storia cominciando dalla scuola, relegando ad esempio la Resistenza in un indistinto capitolo "Formazione e tappe dell'Italia repubblicana".
Sarebbe stato questo il crudele destino dei programmi di storia del prossimo anno se le critiche e gli allarmi alla manipolazione storica non avessero costretto il Ministero della Pubblica Istruzione a fare marcia indietro inserendo una voce ad hoc dal titolo “L’Italia dal Fascismo alla Resistenza e le tappe di costruzione della democrazia repubblicana”. Fascismo, Resistenza… Roba vecchia sottolinerebbe il consigliere della Lombardia Renzo Bossi per cui il tricolore identifica “un sentimento di cinquant’anni fa”… Buon sangue non mente visto che in famiglia c’è chi il tricolore non disdegna di usarlo come carta igienica…
La memoria del passato sta svanendo con la scomparsa progressiva dei suoi protagonisti? Quello che è certo è che sessantacinque anni fa vi era un’altra coscienza civile, un’altra sensibilità, forse un altro modo di sentirsi parte della storia e di sentire la responsabilità delle proprie azioni sui destini collettivi.  
Erano voci fiere, forti, coraggiose, quelle dei condannati a morte della Resistenza italiana, voci pienamente consapevoli del dovere della libertà, del sacrificio che la libertà comporta. Verso cui abbiamo il dovere della Memoria.
 “Ci hanno condannati solo perché siamo partigiani … Viva l’Italia! Viva gli Alpini!” (Armando)
“Carissimi genitori … Sono stato condannato a morte per non essermi associato a coloro che vogliono distruggere completamente l’Italia. Vi giuro di non aver commessa nessuna colpa se non quella di aver voluto più bene di costoro all’Italia,  nostra amabile e martoriata Patria”. (Antonio)
“Ama e abbi fede nella Patria. Ad essa anteponi tutti gli affetti e se ti chiede la vita offrigliela cantando. Sentirai allora, come io lo sento adesso, quanto è bello morire per lei e che la morte ha un effettivo valore”. (Costanzo)
Dalla Resistenza nacque la Costituzione, la Carta della propria dignità di uomo, realtà e programma insieme, certezza e ideale.
Un’Italia fondata sul lavoro, che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, in cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, sono eguali davanti alla legge e liberi di manifestare il proprio pensiero.
Il Presidente del Consiglio nel discorso di oggi ha parlato di “Festa della libertà”. No.  Sul manuale di storia si studia la Liberazione.

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