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Articolo 21 - Editoriali
Sindone: specchio dei nostri tempi?
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di Gian Mario Gillio*

Un telo che unisce e divide: reliquia per alcuni e icona per altri, beffa creata nel 1300 secondo il rilievo al carbonio 14 effettuato nel 1988, oggi la Sindone è meta turistica per milioni di fedeli cattolici che a Torino si sono dati appuntamento in questi giorni. Ma cosa rappresenta il venerato sudario oggi? Per Benedetto XVI un’icona del nostro tempo, un Sabato Santo, un'attesa che ci invita a riflettere sulle grandi tragedie del passato come le due guerre mondiali, la tragedia della Shoah e dei gulag. Può darsi, il dovere della memoria tuttavia dovrebbe prescindere da un'icona, seppur condivisa da milioni di persone. Accostare le grandi tragedie del XX secolo ad un evento certamente spirituale e  mediatico non basta per far riconoscere la Sindone come simbolo dell’umanità per tutto il cristianesimo. Il mondo protestante infatti non ci sta e lo dichiara apertamente con un libretto edito da La Casa della Bibbia dal titolo “La Sindone di Torino e la certezza della fede”. Usando il versetto di Luca 24,5 (“perché cercate tra i morti colui che è vivo?”), pone la prima domanda. La fede deve trovare spazio proprio là dove non se ne ha prova, dove non si vede. Proprio Tommaso venne ammonito da Gesù per non aver creduto, ma solo dopo aver  "toccato con mano". Il papa si è ben guardato questa volta dall’entrare nel merito dell’autenticità del “sacro velo” e  ha puntato sulla simbologia, in linea con il graduale avvicinamento che porta avanti con i fratelli ortodossi, già avvezzi all’adorazione di icone. Tuttavia, nell’Antico Testamento è noto che tra i dieci comandamenti nei versetti dal 4 al 6 vi è il divieto assoluto di prostrarsi e di “fare scultura né immagine alcuna delle cose che sono lassù, nel cielo […]”. Divieto inglobato nel primo comandamento nel Nuovo Testamento e poi, di fatto, dimenticato. Il “documento protestante” in cinque punti brevi i motiva il  “no, grazie” alla Sindone.  Afferma che non c’è bisogno di una immagine per esprimere la propria fede, il signore è vivente e  poiché il Nuovo Testamento è il testo di riferimento per la vita, l’opera e la persona di Gesù Cristo, tutto ciò che riguarda il “Gesù storico” deve essere ricercato solo nella Bibbia. La proibizione delle immagini è un elemento costante e fondamentale della fede biblica, Dio è spirito e non può essere legato ad alcuna raffigurazione o immagine. Sul fatto che l’apostolo Paolo parli spesso di immagine, si risponde che è vero ma che ne parla nel senso morale e spirituale (Romani 8,29; Corinzi 15,49), un po’ come ha voluto fare il papa questa volta a Torino. Infine si può dire che per gli evangelici e i protestanti storici l’“ostensione” della Sindone non rappresenta un problema religioso o di coscienza, ma che li preoccupa il fatto che milioni di fedeli raggiungano Torino credendo di sentire più viva la loro fede in Dio.

* direttore di "Confronti"

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