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di Giorgio Crescenza
Da giorni si svolge un presidio a Montecitorio dei precari della scuola di Palermo, per dare eco al dissenso di una politica restrittiva, dettata da un’unica logica: quella del risparmio. In tanti hanno accolto l’invito venuto dai precari di Palermo in sciopero della fame a sostenere la loro lotta. È tragico che si debba ricorrere a forme estreme di protesta come lo sciopero della fame per denunciare la gravità della situazione prodotta dai tagli alla scuola e dalla cosiddetta riforma Gelmini, che hanno portato decine di migliaia di lavoratori alla disperazione.
Il dato complessivo a livello nazionale è di circa 25 mila cattedre e 15 mila posti in meno per il personale ATA per l’anno scolastico 2010/11, che si aggiungono ai 57000 posti persi già l’anno scorso. Per tutti gli ordini e i gradi di scuola le riduzioni del personale sono legate: all’aumento dei numero di alunni per classe, alla chiusura di alcuni plessi, alla riconduzione di tutte le cattedre a 18 ore nella secondaria, all’abolizione delle compresenze e alla riduzione del tempo pieno.
Non nuovi finanziamenti, non più appropriate forme di valutazione dei vari processi di ricerca, non il potenziamento di rete integrata, mondo produttivo, servizi e società, ma attraverso “la spada di Damocle” della precarizzazione del lavoro dei Docenti, Insegnanti e Ricercatori, e la negazione dei fondi per l’innovazione si vuole far morire lo sviluppo del nostro Paese.
Per questo la scuola della Gelmini e di Tremonti risulta un’idea semplificata, che torna pesantemente indietro nel tempo ed è una scuola a una dimensione che deve costare sempre di meno. Il progetto berlusconiano disegna una scuola meno. Meno istruzione, meno cultura, meno obbligo scolastico, meno autonomia, meno partecipazione, meno collegialità e che riporta la scuola indietro di un secolo, vale a dire a quell’idea di nazione, di società chiusa a riccio, nell’arrogante e meschina difesa del proprio “particulare”.
In tal senso il presidio non denuncia soltanto la terribile situazione lavorativa, ma anche tutte le innovazioni pedagogiche e didattiche che si sono avvicendate negli ultimi decenni e che hanno fatto della Scuola Primaria una vera “perla” dello scenario formativo europeo
Per questo alcuni rappresentanti politici del PD, SEL, Federazione della Sinistra e IDV hanno già dato la propria adesione alla piattaforma proposta dal presidio:
- ritiro dei tagli;
- assunzione dei precari a tempo indeterminato;
- rifiuto del maestro unico;
- ritiro della “riforma” della scuola secondaria.
Si auspica che in tanti possano aggiungersi a coloro i quali hanno già firmato e che il Governo ascolti e fermi questa “macelleria sociale e culturale”.
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