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Intimidazioni a giornalisti, politici e magistrati. La 'ndrangheta torna a farsi sentire
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di Giulia Fresca

Intimidazioni a giornalisti, politici e magistrati. La 'ndrangheta torna a farsi sentire

Giornalisti, giudici, politici. Eccoli in ordine nel mirino delle minacce che in Calabria si stanno susseguendo a ritmo frenetico. Intimidazioni, proiettili, lettere e dichiarazioni che non lasciano dubbi sull’attività criminale della ‘ndrangheta che è tornata a farsi sentire nella sua forma più eclatante. Dopo i giornalisti Giuseppe Baldessarro ed Antonino Monteleone, nel mirino delle cosche, il PM della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, Antonio De Bernardo che si è visto indirizzare una busta contenente solo (e non certo per minimizzare) un proiettile di pistola calibro nove.
Poche ore ed ecco venire allo scoperto il progetto delle cosche della Piana di Gioia Tauro per uccidere Angela Napoli, deputata e componente della Commissione Antimafia. Un piano rilevato dal pentito di 'ndrangheta, Gerardo D’Urzo, che, tramite il proprio avvocato, ha fatto recapitare una lettera alla parlamentare attraverso una trasmissione televisiva locale. Angela Napoli oggi si sente sola e nonostante le dichiarazioni di solidarietà si moltiplichino sia attraverso la stampa e sul web, la delusione che ella trasmette è palese. Una delusione che noi avevamo percepito all’indomani dei fatti di Rosarno quando le chiedemmo di rappresentarci il suo pensiero. Le avvisaglie c’erano già tutte perché con le sue continue denuncie, Angela Napoli non si è mai risparmiata nei confronti della lotta alla criminalità ,quella fatta di azioni, di nomi, di responsabilità. Le verrà rinforzata la scorta, certo, ma lei continuerà a viaggiare tra Roma e Taurianova, dove vive con la sua famiglia e continuerà ad avere paura, perché avere il coraggio delle azioni non esclude l’essere di carne ed ossa. Il problema della Calabria, ce lo aveva detto, è la speranza, ed oggi lo ribadisce sostenendo che «se si percepiscono i cambiamenti, allora gli sforzi non sembrano vani, se invece tutto rimane immobile e mi riferisco alla Calabria, allora viene meno la speranza. Finora è stata colpita l’area militare della criminalità organizzata, non si sono colpite tutte le ramificazioni della mafia. Speravo che il mondo politico calabrese non avrebbe dovuto più chiamare la Magistratura per ripristinare le regole. Invece accadrà ancora. E tutto sembra uguale a se stesso con le opportune distinzioni ovviamente, ed anche nella Magistratura, non si può fare di tutta l’erba un fascio».
La situazione è critica ed anche Nicola Gratteri che abbiamo incontrato qualche giorno fa ad un convegno su “Il Mezzogiorno e la politica economica dell’Italia” ci ha rimarcato come «la ‘ndrangheta al massimo la si può arginare cambiando il codice penale e quello di procedura penale ma non la si può sconfiggere perché i quadri della pubblica amministrazione sono pieni di figli di ndranghetisti e sono molti i candidati che vanno a chiedere i voti alla mafia. Non ho visto nessun Governo – ha detto Gratteri- negli ultimi 15 anni che abbia avuto il coraggio di attaccare la ‘ndrangheta. Si parla di processo lento, ma è con l’informatizzazione del sistema giudiziario e con i provvedimenti coerenti che si può intervenire in maniera tale da non fare diventare “conveniente” la scelta di mafia, dove solo il 10% detiene il potere e nella quale “i soldi non si contano ma si pesano”. Le mafie al massimo si possono arginare al 70-75% - ci ha detto Nicola Gratteri- ma con questo sistema elettorale e giudiziario sarà ancora “conveniente” essere mafioso. Perché nessuno parla di riaprire le carceri di Pianosa e l’Asinara? Perché per notificare atti e provvedimenti non è possibile utilizzare la posta elettronica certificata e dobbiamo ancora essere nelle mani degli ufficiali giudiziari di cui può capitare non ci si fidi totalmente? Forse perché oltre 50 deputati sono avvocati e non hanno interesse a sveltire i processi? Perché nessuno, compresa l’opposizione, ha il coraggio di parlare con coerenza dei provvedimenti seri da adottare?» Domande alle quali Angela Napoli indirettamente ha risposto parlando di un elenco di nomi “poco puliti” inseriti nelle liste regionali, esprimendo pubblicamente la sua decisione di non votare alle prossime elezioni.
«La verità è che la politica non cambia perché non ha le giuste sollecitazioni e nonostante i molti interventi giudiziari, nessuno ha colpito le responsabilità di chi ha un ruolo di governo in questa Regione. Ci si dimentica della situazione grave legata ai comuni della Piana di Gioia Tauro sciolti per infiltrazioni mafiose e c’è un silenzio assordante, su alcuni omicidi, come quello di Princi, di Inzitari». Lo Stato non si sente in Calabria e nelle oltre novecento pagine della relazione annuale della Direzione nazionale antimafia è scritto a chiare lettere che... «La ’ndrangheta, malgrado l’incisiva attività di contrasto, si manifesta e si espande sempre più sul piano nazionale ed internazionale, puntando a riaffermare la propria supremazia con immutata arroganza, soprattutto sul piano delle disponibilità finanziarie, che sono ormai illimitate, e raffinando ulteriormente il proprio agire criminale». Intrecci, ramificazioni ed affari, emergono dalla relazione, sono a conoscenza di Angela Napoli, dei Giudici e di alcuni giornalisti bene informati, ma nulla cambia. Ancora no.
Giulia Fresca


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