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Articolo 21 - Editoriali
Nell ‘inferno della dozza
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di Filippo Vendemmiati

Giulia Zaccariello  e Rosario Di Raimondo, 23 e 25 anni, studiano da giornalisti e per conto della scuola di giornalismo di Bologna sono entrati nell'inferno del carcere Dozza per realizzare una video inchiesta di dieci minuti. Hanno parlato con i detenuti e il personale, hanno visto da vicino cosa significa un carcere che ospita 1200 persone invece che 500, 300 sono tossicodipendenti. Manca  tutto: strutture adeguate, medici, psicologi e guardie penitenziarie.
“E’ stata un esperienza forte, mi dice Giulia. Non ero mai entrata in un carcere. La prima sensazione è di claustrofobia. Le celle sono di tre metri per quattro, in 12 metri quadrati ci stanno tre persone. E’inconcepibile per chi conduce una vita normale. Non riuscivo nemmeno a muovermi con la telecamera tanto gli spazi erano angusti”.
“All’inizio ho avuto paura, confessa Rosario, una paura per altro infondata. Siamo letteralmente nella merda, mi ha raccontato un detenuto. La qualità della vita e il livello di sicurezza sono disumani. C’è il rischio di malattie, ad esempio la tubercolosi. Il sovraffollamento si accompagna alla carenza di personale, 200 agenti di ruolo in meno”.
Nella video inchiesta, la si può vedere su YouTube  al titolo Nell’inferno della Dozza, l’ispettore Molinaro fa da guida all’interno del carcere. Si aprono le sbarre dei corridoi del reparto giudiziario e lo squallore di celle e servizi igienici fa dimenticare il pudore con cui si viola l’intimità delle persone che vivono recluse.
”Manca l’acqua, non c’è acqua”, protesta un detenuto. Il video è stato girato la scorsa estate e la direttrice della Dozza Ione Toccafondi conferma:
“Siamo stati un giorno e mezzo senza acqua per un guasto esterno dell’acquedotto. Ha presente cosa significa per 1200 persone non poter utilizzare un bagno per tutto questo tempo? Abbiamo vissuto ore drammatiche”.
In celle, che dovevano essere per una solo persona e ne ospitano invece tre, i detenuti trascorrono 20-22 ore al giorno. Gli atti di autolesionismo sono frequenti.
La situazione è molto problematica anche per il personale di guardia. In Italia negli ultimi 15 mesi sette guardie penitenziarie si sono tolte la vita.
” Lo stipendio è basso, racconta l’ispettore Molinaro, la qualità del lavoro pesante. Molti colleghi non ce la fanno e si licenziano”.
L’inchiesta giornalistica di Giulia e Rosario si conclude con la sconsolata dichiarazione del provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Nello Cesari. La riporto per intera:
“Ho detto al capo del dipartimento del ministero che noi non siamo un’agenzia di investimento in conto capitale da tagliare. Noi siamo spesa corrente. Questi servizi hanno un costo, se mi dai i soldi riesco a farli, altrimenti no. Risultato: il servizio lo facciamo e non paghiamo i servizi. Ci sono sette milioni di euro da pagare. Nel 2005 con una popolazione inferiore il budget era di 46 milioni di euro, nel 2010 è di 12 milioni di euro. Purtroppo questo è un paese dove meno si conosce e più si amministra e si governa. Chiuso”.


Link:
http://www.youtube.com/watch?v=NdyKg77b0CU

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