Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
Una giornata della memoria pressoché dimenticata. Mentre in Italia furoreggiano messaggi pericolosi…
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Gianfranca Fois

27 gennaio 2000-27 gennaio 2011, la giornata della memoria compie appena 11 anni, ma sembra sempre più evanescente, come un ingombro da rimuovere velocemente, e infatti quest’anno se non fosse stato per alcune trasmissioni televisive (splendido “Ausmerzen” di Paolini su La7) e radiofoniche (soprattutto Radio3 di Sinibaldi con un’intera giornata focalizzata sull’argomento) non ce ne saremmo quasi accorti.
Eppure forse proprio nella scelta di quel giorno particolare (il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata rossa aprirono le porte di Auschwitz facendo conoscere al mondo l’orrore del genocidio nazista) da parte del parlamento italiano era presente il germe della sua insufficienza.
 Il 27 gennaio è una data rassicurante per noi Italiani, infatti non ci richiama alle nostre responsabilità sullo sterminio: le leggi razziali fasciste del 1938 che allontanavano da ogni settore della vita attiva gli Italiani di religione ebraica (scuole, università, libere professioni, industria, commercio, impieghi statali), il manifesto della razza firmato dagli scienziati italiani fascisti, il campo di sterminio italiano della Risiera di  San Sabba vicino a Trieste e il campo di transito di Fossano, tappa di Primo Levi verso Auschwitz, le delazioni in cambio di pochi soldi, l’indifferenza dei più (e non ci assolve il fatto che ci furono comunque Italiani che misero a rischio la propria vita per salvare quella degli Ebrei). Questa data ci assolve, ci fa credere che noi, Italiani brava gente, non abbiamo niente a che spartire con questo tragico evento.
E così anno dopo anno la giornata della memoria si è ritualizzata, ricoperta di retorica, sin quasi a sparire dall’agenda dei nostri uomini politici, e non solo.
 Eppure la ricerca storica è diventata sempre più interessante, dopo i primi anni di ricostruzione e di memoria in cui le vittime ci venivano descritte nelle loro privazioni e tormenti, si è cercato di andare oltre indagando e ricostruendo quegli episodi in cui c’era stata una resistenza attiva da parte degli Ebrei ma anche un atteggiamento di rifiuto degli ordini provenienti dal governo fascista da parte di Italiani. Abbiamo così conosciuto ad esempio la vicenda di Villa Emma: un gruppo di ragazzi ebrei, al termine di un lungo giro partito dall’Europa centrorientale, si rifugia in Italia, nel paese di Nonantola, restandovi a lungo grazie alla solidarietà organizzata degli abitanti del paese.
Oppure si lavora sulla ricostruzione delle singole storie di internati sopravvissuti, differenti, anche di fronte alle stesse situazioni ed esperienze, per differenti sensibilità, culture, ideologie (al contrario di quanto pensava Hanna Arendt: tutte le testimonianze dei superstiti sono fondamentalmente uguali).
 In questo senso è interessante la ricerca dell’Istituto di Romanistica dell’Università di Salisburgo sul campo di concentramento di Mathausen e il sottocampo di Ebensee in Austria. Interessante anche perché rende conto della difficile situazione degli Italiani disprezzati dai nazisti perché traditori, dagli internati comunisti perché considerati fascisti e dagli appartenenti alla Resistenza francese perché, essendo la maggioranza degli Italiani molto giovane e con un’esperienza nella Resistenza molto breve, giudicati privi di senso della comunità e inesperti. Questo impedì loro la possibilità di accedere a quelle  attività che potevano consentire una qualche sopravvivenza e infatti morirono in gran numero.
 In questi ultimissimi anni sono poi finalmente venuti in primo piano gli altri gruppi che i nazisti hanno cercato di eliminare, ed ecco allora stagliarsi con le loro storie gli zingari, gli omosessuali, le persone disabili, i comunisti, i partigiani, gli slavi.
Non so se esista un nesso tra queste ricerche e l’atteggiamento sempre più tiepido dei nostri politici nei confronti della giornata della memoria.
Sicuramente la memoria ha un senso se serve a tener desta la nostra attenzione per riflettere sui fatti e sugli errori delle generazioni precedenti  ed evitare che certi dolorosissimi fatti ed errori si possano ripetere (i fatti storici non si ripetono certamente allo stesso modo ma la conoscenza della storia ci permette di cogliere certe dinamiche e certi pericoli).
E se noi ci guardiamo attorno ci rendiamo conto che in Italia, colpevole e/o  complice il governo e, in particolar modo, la Lega, stanno passando tutta una serie di messaggi che alimentano l’idea dell’esistenza di uomini di dignità inferiore alla nostra, una disumanizzazione dei rapporti umani, una considerazione della persona basata sul valore esclusivamente economico.
Ed ecco perciò lo stigma di “clandestino” per gli immigrati senza permesso di soggiorno, le ordinanze dei sindaci che sembrano pensate  apposta, con la scusa del “decoro urbano”, per rendere più difficile la vita a chi italiano non è o agli emarginati, le violenze contro Rom, migranti e omosessuali, il restringimento dei diritti anche nei confronti di cittadini italiani, il tentativo di schedare i senza casa e i malati mentali,  il taglio alle risorse per le persone disabili perché…..non ci sono soldi, insomma una regressione civile che dovrebbe allarmarci e che ci vede in gran parte indifferenti.
 Fa correre un brivido nella schiena ricordare che sotto il nazismo, nel periodo della crisi economica e poi durante la guerra, i disabili venivano accusati di togliere cibo ai soldati al fronte e alle persone sane e i “diversi”  accusati di essere antisociali e tutti perciò alla fine dovevano essere eliminati, dopo anni di propaganda contro le così dette razze inferiori, contro chi la pensava o si comportava diversamente da quanto sostenuto dal regime nazista.

Letto 1449 volte
Dalla rete di Articolo 21