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Articolo 21 - Editoriali
Ferrovie: sicurezza zero
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di redazione*

Riceviamo e di seguito pubblichiamo il comunicato stilato da Associazione “Il mondo che vorrei” e Assemblea 29 giugno, realtà nate dopo il disastro di Viareggio:

Il 9 dicembre 2010 un carro cisterna è deragliato in Austria, in prossimità della stazione di Stadlau a causa della rottura di un asse: trasportava disolfuro di carbonio, merce pericolosa.
Il 9 marzo 2011 un treno merci è deragliato in Francia nei pressi della stazione di Artenay in seguito alla rottura di un asse di uno dei carri in composizione.
L’Autorità Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie Francese (EPSF) nel comunicato alle Agenzie Nazionali della Sicurezza dei paesi europei scrive testualmente: “Questo deragliamento, che in altre circostanze avrebbe potuto provocare numerose vittime…”
Come Associazione dei familiari “Il mondo che vorrei” e Assemblea 29 giugno, il 2 ed il 3 marzo ci siamo recati a Bruxelles proprio per  manifestare e denunciare che niente è stato fatto a livello europeo per la sicurezza del trasporto ferroviario, in particolare per quello delle merci pericolose! E che il processo di liberalizzazione, privatizzazione e deregulation in corso fa sì che un'altra Viareggio possa verificarsi, in qualsiasi altro luogo e paese italiano o europeo.
Purtroppo ciò che denunciamo da tempo è confermato da quanto continua ad accadere: incidenti che solo per la buona sorte non causano altri disastri, morti e feriti.
Sia l’Organismo Investigativo austriaco (BMVIT) che l’Agenzia francese EPSF solo dopo il mancato disastro hanno provveduto, dopo l’incidente in Austria, a inviare “raccomandazioni di sicurezza” per il controllo di quel tipo di carri, e dopo l’incidente in Francia, a bloccare la circolazione dei carri. La stessa Agenzia Nazionale per la Sicurezza (ANSF) è intervenuta presso le imprese ferroviarie italiane e Rete Ferroviaria Italiana per applicare i provvedimenti su quei carri anche nel territorio nazionale.
Dunque in Italia, come in Europa, continuano a viaggiare carri e cisterne, anche di merci pericolose, di tanti tipi, di decine di imprese, di decine di proprietari, di detentori, di responsabili privati della manutenzione su cui non vengono effettuati meticolosi controlli, la necessaria manutenzione, la dovuta prevenzione;  ci si limita a “intervenire” invece via via solo su quelli che stavano per provocare o hanno provocato qualcosa di gravissimo! Ma di quale sicurezza stiamo parlando?
Sicuramente non siamo i soli a denunciare queste cose, ma per noi i “mancati incidenti” allargano una ferita che non potrà rimarginarsi: tengano bene presente questo tutti coloro che o giocano con la sicurezza o la considerano un investimento a perdere contando sull’impunità o sulla stampella del “processo breve”.
Come familiari, cittadini e lavoratori continueremo, con maggior forza la nostra battaglia per la cultura della sicurezza e quindi della prevenzione, insieme a quella per la verità e la giustizia.

*Associazione “Il mondo che vorrei”
Assemblea 29 giugno

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