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Articolo 21 - Editoriali
L’Aquila, 2 anni dopo
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di Samanta Di Persio

6 aprile 2011. Non è solo il giorno in cui comincia il processo per Silvio Berlusconi. Ha già annunciato che non andrà, non ci saranno nemmeno i suoi avvocati. L’ennesimo schiaffo ai cittadini onesti. L’ennesimo schiaffo a chi aspetta giustizia. Aspettano giustizia i genitori degli studenti morti nella Casa dello studente, al Convitto, negli appartamenti del centro storico. Aspettano giustizia i familiari dei morti in Via Campo di fossa, Via Sant’Andrea, Via Generale Rossi, Via XX settembre, Onna, San Gregorio, Villa Sant’Angelo… Il totale delle vittime: 309.
Le commemorazioni sono iniziate il 2 aprile. Cittadini della rete-viola e altre associazioni arrivati da ogni dove hanno sfilato nella parte riaperta della città. Il contesto: tubi innocenti, acciaio, legno, puntellamenti. Non dimenticare, proposte per ricostruire.
Mostre fotografiche sul terremoto.
Il 4 aprile ci sono i vigili del fuoco. Si chiedono a distanza di due anni, a riflettori spenti, cos’è cambiato? A me verrebbe da chieder loro cos’è cambiato nel soccorso pubblico? Nel mio libro “Ju tarramutu” mi raccontano che nonostante lo sciame sismico, sono partiti senza fare controlli a mezzi e strumenti perché nessuno aveva dato disposizioni. Molti mezzi hanno fuso il motore, si sono fermati per strada, forato gomme, addirittura non sono usciti fuori provincia. La nostra Terra è a rischio sismico, idrogeologico, bradisismo, non da oggi, da sempre! Eppure ogni volta di fronte ad una sciagura della natura si evince l’incapacità del Governo. Ci sono più di 38.000 aquilani fuori casa perché le loro case sono inagibili. Ora perfino i clandestini. L’ennesima bugia: “Mare molto mosso, forza 4, le navi non possono attraccare” Anche l’ultimo che va per mare sa che traghetti di quelle dimensioni possono partire con mare forza 7 (un traghetto Sealink parte con mare forza 8). Tant’è che fra stanotte e stamattina sono arrivate altre navi. Ma la verità è che il Governo non sapeva dove portare questi poveretti. Il problema immigrati era prevedibile, poteva essere affrontato preventivamente. Ad oggi a L’Aquila non esiste un piano di prevenzione, non sono state fatte prove di evacuazione. Immagino come nel resto d’Italia. E così se arrivasse un altro terremoto, né più e né meno L’Aquila 2009. In prevenzione non si investe. Si interviene sempre a catastrofe avvenuta.
Il 5 aprile fiaccolata per ricordare tutte le vittime fino alle 3.32. La città buia sarà illuminata dalle torce, dall’affetto di aquilani e non che vogliono giustizia e la rinascita de L’Aquila.
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