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Articolo 21 - Editoriali
Lega e immigrazione: anche le parole sono armi
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di Bruna Iacopino

Se il sonno della ragione genera i mostri, lo stesso forse si può dire per le parole sconsiderate che in questi giorni vengono utilizzate al pari delle armi ( o forse sarebbe meglio dire, al posto delle armi, visto che ancora per fortuna, in un paese democratico non è lecito utilizzarne) da una certa parte politica. Ancor prima che iniziasse l'ondata migratoria che di fatto si sta riversando sulle coste nostrane il Ministro dell'interno aveva lanciato l'allarme con tanto di numeri: “ Sarà un'invasione!” aveva strillato. Il “ministro della paura” ( volendo rubare la geniale intuizione di Antonio Albanese) aveva dato formalmente inizio alla sua nuova campagna, così come, in maniera preventiva, aveva avuto inizio il pressing sull'Europa. Ma era solo il primo passo verso la deriva, la nostra. Di fronte al niet dell'Europa, la Lega si scatena, rappresentanti istituzionali in testa e comincia a minacciare o a proporre di tutto. Dal patto con Tunisi, alle invettive contro l'Unione, rea di averci lasciati soli, alla minaccia: “ Se le cose stanno così tanto vale uscire dall'Europa...” fino alle ipotesi, che tanto ipotesi non sono, ma neanche mere provocazioni o “semplice folclore” dell' “ impugniamo le armi per fermare lo straniero.”
Frasi sbandierate dal viceministro Castelli, che all'occorrenza non esclude si possano usare le armi contro gli “immigrati rivoltosi” ( come quelli che protestano in questi giorni, da Lampedusa a  S.M.Capua Vetere) dimenticando (?), forse, che nei centri di identificazione ed espulsione le rivolte da parte dei migranti reclusi sono praticamente all'ordine del giorno. Dovremmo forse pensare che il Ministro invita a sparare anche sui migranti che si ribellano quotidianamente ad una ingiusta reclusione, incendiando materassi ( vedi Ponte Galeria, Via Corelli etc...) e distruggendo suppellettili?
Reagisce l'opposizione, ma a dar man forte e solidarietà al ministro tutto d'un pezzo arriva anche il collega al Parlamento europeo, che in maniera ancora più esplicita sottolinea in un'intervista rilasciata a Radio24: “ Se uno invade le acque territoriali di un Paese sovrano è lecito usare le armi, questo è diritto internazionale. L’ha fatto anche Zapatero, se viene violata la sovranità di un Paese è lecito usare le armi, poi se è opportuno o meno lo decide il Governo. Noi siamo invasi- continua- c’è gente che viene in Italia senza permesso, violando tutte le regole. A questo punto vanno usati tutti i mezzi per respingerli, eventualmente anche le armi”.
Eccoci di nuovo con la retorica dell'invasione checchè ne dica l'Europa e/o i benpensanti di sinistra amanti di quello che, sempre Castelli, ha voluto etichettare “il politicamente corretto che non piace agli italiani”.
Gli italiani hanno bisogno dunque dei fatti, delle proposte concrete, ed eccola abbiamo anche quella e guarda un po', a proporla è l'ennesimo uomo del Carroccio.
“Agli immigrati che arrivano diamo pala e piccone così possono rendersi utili alla comunità...” uno scherzo? Affatto.
La proposta in questione ( preceduta da una raccolta firme per bloccare l'arrivo dei profughi) è stata avanzata in maniera serissima da Stefano Corti, consigliere comunale del piccolo comune di Montefiorino nel modenese, dove, stando agli accordi stipulati, a breve dovrebbero arrivare due profughi nordafricani... Certo prima avranno il diritto di rifocillarsi, ma poi dovranno pur ringraziare per l'ospitalità ricevuta... No?
In un clima simile contraddistinto da una forte violenza verbale e in cui le istituzioni danno decisamente il peggio di loro stesse, stupisce dunque poco che uno dei siti scelti per ospitare i profughi nordafricani subisca un attentato dinamitardo ( effettuato con un ordigno di natura artigianale), come quello verificatosi a Genova nella notte proprio in una delle strutture scelte dal Comune per ospitare gli immigrati.
L'edificio, fortunatamente era ancora vuoto, ma se ci fossero invece già stati degli ospiti?
Riflessioni che forse andrebbero adeguatamente fatte, e non derubricate come avvenimenti senza importanza, così come certe affermazioni non possono essere derubricate come semplici “ca....”
"Le parole sono pietre" scriveva Carlo Levi. Era il 1955. Facciamo in modo che, nel 2011, non divengano armi.

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