Articolo 21 - Editoriali
Liberi tutti?
di Nevio Casadio
Era il 2001, di una primavera in tempesta. Volavano le stoviglie, e non soltanto piatti e bicchieri. Berlusconi gli dava del bugiardo e dell’ingrato. Per Fini era l’ennesimo giornalista strumentalizzato dalla sinistra. I giornali della destra lo mettevano in croce come un venduto. Colpevole, senza attenuante alcuna, dell’infamia recata. Alla destra non andava proprio giù, quel che viveva come un tradimento blasfemo. Indro Montanelli non soltanto aveva detto che avrebbe votato per il centrosinistra, ma aveva pure messo il piede nella trasmissione di Santoro, dando perfino ragione alla ricostruzione di Travaglio sui fatti del Giornale.
Indro, sul Corriere sputò un editoriale al veleno, restituendo le accuse ai mittenti, pugni e cazzotti, colpo su colpo, chiosando infine: “Chiagne e fotte, dicono a Napoli dei tipi come lui. E si prepara (ovviamente Berlusconi, ndr) a farlo per cinque anni”. Montanelli - secondo quanto riportò Laura Laurenzi su Repubblica il 26 marzo - ricevette al telefono di casa, insulti e minacce. “La cosa più impressionante sono state le telefonate anonime. Ne sono arrivate cinque, una dopo l'altra, tre delle quali di donne. Non so chi avesse dato loro il mio numero, che è assolutamente introvabile. Dicevano tutte la stessa cosa: delle invasate che urlavano: lei che per vent'anni ha mangiato alla mensa di Berlusconi! Io, capirai? Come se io fossi stato mantenuto da Berlusconi".
Indro, a Laurenzi, raccontò quante Italie brutte avesse visto nella vita. L’Italia della marcia su Roma, becera e violenta, l’Italia del 25 luglio, quella dell’8 settembre e ancora quell’Italia di piazzale Loreto, piena di voglia di vendetta. “Però la volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l'avevo vista né sentita mai. Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo".
Di fronte alle elezioni imminenti, Montanelli espresse infine il desiderio, ormai celeberrimo: "Guardi: io voglio che (Berlusconi, ndr) vinca, faccio voti e faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L'immunità che si ottiene col vaccino".
Da quei giorni, il vaccino sulla via dell’immunità si è protratto nel tempo affidandosi ad iniezioni a base di Berlusconi a Palazzo Chigi. Ore, giorni, mesi, anni; forse troppi per l’affermazione di quel vaccino su cui riponeva fiducia e speranza Indro Montanelli (che di lì a pochi mesi avrebbe abbandonato la scena, ritirandosi per sempre a Fucecchio, in un’urna cineraria in cui aveva chiesto vi fosse fatto un foro).
Un vaccino, messo a punto negli anni a suon di giornate di Berlusconi a Palazzo Ghigi, con una parte di Italia che sogna ancora oggi Berlusconi al Quirinale, oppure che lo invoca quale monarca o re, e che lo vedrebbe pure volentieri al Vaticano.
Oggi si parla pure di un vento che cambia. Sarà per l’effetto, tardivo o no, del vaccino (che dovrebbe portare il nome di Indro, come il Sabin per la polio)?
Chissà. Tra le pieghe della cronaca, nel 2001 il dibattito prese fuoco in una trasmissione tv, nel segno di Santoro. Dieci anni fa come oggi, periodo in cui - pur sotto un altro aspetto - si registra un epilogo. Berlusconi, oggi vede coronare quel che ambiva da tempo: l’uscita di Santoro dalla televisione di stato; Rai, vissuta dal premier, come una sorta di proprietà privata, concessagli dagli elettori che, resistenti al vaccino, lo hanno votato nel tempo. “Evviva, finalmente Santoro fuori dalla tv, pagata col canone degli italiani…” esultano i seguaci di Silvio.
Una vicenda tra le pieghe e le more del declino o di declini diversi, collegati da fili sottili o corde pesanti. Secondo Carlo Freccero, Silvio Berlusconi avrebbe clamorosamente sbagliato: “Liberando Santoro dal vincolo Rai ha colpito a morte il duopolio Rai-Mediaset”. Come non condividere la riflessione acuta, del guru Freccero, nei confronti della sorte dei due poli (uniti in cordata?) del mondo italiano, tv?
Ma oltre alla conferma o no, di quanto ha riferito Freccero, sull’epilogo di un duopolio - che negli anni ha dettato la legge nel mondo della comunicazione del nostro paese - pare di assistere, in un’ora del tramonto, all’harakiri descritto da Yukio Mishima nell’epilogo del suo capolavoro “Colori proibiti”: “L’uomo non può nascere di sua spontanea volontà, ma può morire di sua volontà”. Lunga vita ovviamente a Berlusconi, alle sue tv e a tutti i suoi.
Ma Berlusconi, annusatore e fiutatore del tempo qual è, probabilmente, inconsciamente o no, di riflesso, con la cacciata di Santoro ha fatto il mossiere a una sorta di “Liberi tutti“. Un liberi tutti nel campo della comunicazione, come mai era avvenuto, in questi anni di duopolio, rinchiuso a tenaglia.
Nuovi poli televisivi sul campo, senza zavorre, lacci o lacciuoli? Per un racconto libero, pluralista, indipendente e civile del nostro paese, ognuno faccia la propria parte. E chi può, batta un colpo.
Indro, sul Corriere sputò un editoriale al veleno, restituendo le accuse ai mittenti, pugni e cazzotti, colpo su colpo, chiosando infine: “Chiagne e fotte, dicono a Napoli dei tipi come lui. E si prepara (ovviamente Berlusconi, ndr) a farlo per cinque anni”. Montanelli - secondo quanto riportò Laura Laurenzi su Repubblica il 26 marzo - ricevette al telefono di casa, insulti e minacce. “La cosa più impressionante sono state le telefonate anonime. Ne sono arrivate cinque, una dopo l'altra, tre delle quali di donne. Non so chi avesse dato loro il mio numero, che è assolutamente introvabile. Dicevano tutte la stessa cosa: delle invasate che urlavano: lei che per vent'anni ha mangiato alla mensa di Berlusconi! Io, capirai? Come se io fossi stato mantenuto da Berlusconi".
Indro, a Laurenzi, raccontò quante Italie brutte avesse visto nella vita. L’Italia della marcia su Roma, becera e violenta, l’Italia del 25 luglio, quella dell’8 settembre e ancora quell’Italia di piazzale Loreto, piena di voglia di vendetta. “Però la volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l'avevo vista né sentita mai. Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo".
Di fronte alle elezioni imminenti, Montanelli espresse infine il desiderio, ormai celeberrimo: "Guardi: io voglio che (Berlusconi, ndr) vinca, faccio voti e faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L'immunità che si ottiene col vaccino".
Da quei giorni, il vaccino sulla via dell’immunità si è protratto nel tempo affidandosi ad iniezioni a base di Berlusconi a Palazzo Chigi. Ore, giorni, mesi, anni; forse troppi per l’affermazione di quel vaccino su cui riponeva fiducia e speranza Indro Montanelli (che di lì a pochi mesi avrebbe abbandonato la scena, ritirandosi per sempre a Fucecchio, in un’urna cineraria in cui aveva chiesto vi fosse fatto un foro).
Un vaccino, messo a punto negli anni a suon di giornate di Berlusconi a Palazzo Ghigi, con una parte di Italia che sogna ancora oggi Berlusconi al Quirinale, oppure che lo invoca quale monarca o re, e che lo vedrebbe pure volentieri al Vaticano.
Oggi si parla pure di un vento che cambia. Sarà per l’effetto, tardivo o no, del vaccino (che dovrebbe portare il nome di Indro, come il Sabin per la polio)?
Chissà. Tra le pieghe della cronaca, nel 2001 il dibattito prese fuoco in una trasmissione tv, nel segno di Santoro. Dieci anni fa come oggi, periodo in cui - pur sotto un altro aspetto - si registra un epilogo. Berlusconi, oggi vede coronare quel che ambiva da tempo: l’uscita di Santoro dalla televisione di stato; Rai, vissuta dal premier, come una sorta di proprietà privata, concessagli dagli elettori che, resistenti al vaccino, lo hanno votato nel tempo. “Evviva, finalmente Santoro fuori dalla tv, pagata col canone degli italiani…” esultano i seguaci di Silvio.
Una vicenda tra le pieghe e le more del declino o di declini diversi, collegati da fili sottili o corde pesanti. Secondo Carlo Freccero, Silvio Berlusconi avrebbe clamorosamente sbagliato: “Liberando Santoro dal vincolo Rai ha colpito a morte il duopolio Rai-Mediaset”. Come non condividere la riflessione acuta, del guru Freccero, nei confronti della sorte dei due poli (uniti in cordata?) del mondo italiano, tv?
Ma oltre alla conferma o no, di quanto ha riferito Freccero, sull’epilogo di un duopolio - che negli anni ha dettato la legge nel mondo della comunicazione del nostro paese - pare di assistere, in un’ora del tramonto, all’harakiri descritto da Yukio Mishima nell’epilogo del suo capolavoro “Colori proibiti”: “L’uomo non può nascere di sua spontanea volontà, ma può morire di sua volontà”. Lunga vita ovviamente a Berlusconi, alle sue tv e a tutti i suoi.
Ma Berlusconi, annusatore e fiutatore del tempo qual è, probabilmente, inconsciamente o no, di riflesso, con la cacciata di Santoro ha fatto il mossiere a una sorta di “Liberi tutti“. Un liberi tutti nel campo della comunicazione, come mai era avvenuto, in questi anni di duopolio, rinchiuso a tenaglia.
Nuovi poli televisivi sul campo, senza zavorre, lacci o lacciuoli? Per un racconto libero, pluralista, indipendente e civile del nostro paese, ognuno faccia la propria parte. E chi può, batta un colpo.
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