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Articolo 21 - Editoriali
E ora basta. E a casa
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di Adriano Donaggio

Stesi. Vacillano le analisi di Panebianco: c’ è una disaffezione, gli elettori di centro destra, non hanno cambiato orientamento non vanno più a votare. Questo referendum dimostra che molti italiani hanno cambiato orientamento. Sono andati a votare e hanno votato contro le leggi sostenute dal Governo ora in carica. Mi diceva stamattina un professionista: speriamo che si raggiunga il quorum. Non se ne può più”. Ecco questa è la chiave di lettura, questo è il risultato di questo referendum: non se ne può più. Basta a casa.
Ha perso Berlusconi, ha perso Bossi, anche se per ora non lo si dice a voce alta. Lui non è andato a votare. Zaia, Governatore leghista del Veneto, è andato a votare e ha dichiarato che ha votato quattro si. Ha perso contatto con il proprio popolo Berlusconi, l’ ha perso Bossi, anche se la differenza tra il Pdl e la Lega è che il primo è in crisi come partito e se ne sentono impietosamente le crepe, se ne avverte la vigilia di un possibile crollo: Per quanto riguarda la crisi della Lega, se ci sarà, sarà più lenta. Certo a Verona, alle elezioni del direttivo della Lega il candidato di Bossi non solo non è stato eletto, ma non è riuscito nemmeno a entrare  nel direttivo. Gobbo ha una certa età e forse è stanco, a Treviso e nel Veneto, dovranno trovare nuovi leader, un bel problema per Bossi che nel Veneto raccoglie molti dei suoi voti, ma non gli mai voluto dare molti riconoscimenti. Chiuso, in modo perdente come dimostrano le ultime amministrative, nella Lombardia. La sconfitta di Castelli a Lecco non è riuscita a leggerla bene. E’ in difficoltà nel Piemonte con la magistratura che sulla base dell’ esposto per le firme raccolte nella presentazione delle liste, nei prossimi giorni potrebbe decidere (secondo alcuni, non può che decidere), per la decadenza di Cota. Sia come sia, anche in Piemonte ha perso credibilità in parte dei Comuni.
In Lombardia, Salvini può dire quello che vuole, ma è un visconte dimezzato. 
Hanno vinto tutti coloro che hanno voluto questi referendum che nella fase finale sono stati sostenuti anche dai partiti dell’ opposizione, sia pure con le incertezza di una parte, l’ UDC di Casini, vorrei e non vorrei.
Il dato rilevante che questa vittoria nasce da un atto di coraggio, piuttosto che dai salti mortali di un vecchio modo di fare politica, dalla credibilità di alcuni movimenti di opinione (e tra questi Articolo 21), da un modo di esprimere politica che nasce al di fuori degli apparati, da aggregazioni popolari che si ritrovano attorno ad alcuni problemi chiari, precisi, puntualmente individuati. Anche se poi al momento del voto, sarebbe stolto ignorarlo, gli apparati dei partiti, la loro residua forza organizzativa è decisiva.
In un momento in cui molti dicevano che la gente si era stufata della politica, gli italiani hanno dimostrato che credono alla politica, che sanno fare politica.
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